UN LAGER NELLA CITTA’ DI PRIMO LEVI

Alzate i calici, preparate mortaretti, tric e trac e bombe a mano, perché il dieci aprile del 1999 la città di Torino si appresta ad inaugurare il nuovissimo "centro di detenzione per immigrati in attesa di espulsione". Evviva, evviva; finalmente, alle soglie del duemila, in vista delle ormai probabili Olimpiadi invernali del 2006, la nostra cara città entra di diritto nell’Europa che conta dotandosi della struttura sicuramente più in voga tra le capitali dell’Euro.

Oddio, forse dal punto di vista architettonico ricorda un po’ la Polonia degli anni quaranta, in particolare quella ridente cittadina con quel nome tanto strano, come era? Ah già, Auschwitz.

Qualcuno di voi, gentili ed indifferenti lettori starà sicuramente pensando che sono passati tanti anni, ben più di cinquanta: certe cose erano ben diverse e adesso siamo ormai nel Duemila.

Ci dispiace, ma purtroppo non è così semplice. Vi invitiamo ora ad aprire gli occhi, ad alzare il vostro fondoschiena comunitario dalle vostre comunitarie poltrone (tanto le avete comprate da Ikea, no ?), a pensare, una volta che sia una, con il vostro cervello e non con quello di Lilli Gruber o Enrico Mentana.

Questo Lager, perché di questo si tratta, non deve aprire, né ora, né mai.

In primo luogo perché la sua esistenza è un insulto alla stessa natura umana: filo spinato e container offendono la dignità dell’uomo indipendentemente dalla nazione di provenienza; la sola idea che un luogo del genere possa ergersi a simbolo della difesa e del quieto vivere dei cittadini è semplicemente ridicola!!!

E’ in ogni caso sotto gli occhi di tutti che la costruzione di in centro di detenzione per immigrati è un mezzo fortemente discriminatorio, anzi nasce per essere tale; al punto da rinchiudere una persona per un semplice illecito amministrativo come la mancanza del permesso di soggiorno: viva, viva, viva la certezza del diritto e la massima che tante volte abbiamo visto nelle serie TV come Perry Mason: "la legge è uguale per tutti". Tutto ciò ci porta ad un simpatico quanto curioso interrogativo: se l’affermazione "legge è uguale per tutti" è uno dei fondamenti della democrazia, si deve necessariamente dedurre che il nostro non è un paese democratico, quindi che cos’è?

Per non imbatterci, forse, in risposte troppo pericolose accontentiamoci di sapere che nell’anno del Signore 1999 viviamo in un paese, in una nazione, razzista, il cui obiettivo, oltre le basi serbe, è l’annullamento di ciò che è diverso.

Ci rifiutiamo di accettare l’apertura del Lager di corso Brunelleschi e anzi proponiamo fin da ora di costruirci il nuovo stadio Filadelfia.
 


PRESIDIO SABATO 10 APRILE

ORE 15 P.ZA SABOTINO

Ricordiamo ancora che la Rete cittadina antirazzista, formata da una serie di realtà torinesi, indice, sabato 17 aprile, una manifestazione contro l’apertura del lager di c.so Brunelleschi.

C.S.O.A. GABRIO

CASE OCCUPATE DI VIA BLIGNY 18