L'omicidio di via Salaria a Roma per l'alto impatto emotivo che inevitabilmente ha suscitato è stato abilmente strumentalizzato da quelle forze governative che per prime hanno scelto la via della guerra nella soluzione di delicati rapporti politici internazionali. E' evidente che, malgrado la scarsa pertinenza politica dei colpi di pistola romani con la guerra, l'attentato rivendicato dalle "nuove" BR venga in qualche modo addebitato a tutto il movimento cne dall'inizio di aprile si batte contro l'avventura militare balcanica. I diessini sono in prima fila nel lanciare questa campagna da "caccia alle streghe": sfruttano i sentimenti per far passare nuovi "teoremi". Veltroni parla di humus culturale che favorirebbe l'insorgere di un "nuovo terrorismo", humus da ricercare nell'opposizione di Rifondazione che a sua volta farebbe da copertura ali' "estremismo" dei centri sociali.
Dunque per costoro sono facili le assimilazioni e le equazioni fra lotte sociali radicali e isolate azioni armate, fra centri sociali e inesistenti "avanguardie" ultraminoritane, fra comportamenti in piazza di massa e le pallottole che hanno colpito D'Antona, sino a ieri sconosciuto ai più.
Ci sembra aberrante il clima di "paura" che i partiti di governo e della destra cercano di instaurare sull'onda emotiva dell'omicidio di Roma, per coprire le magagne di una politica estera mal gestita. Ancor più preoccupante è il nuovo livore di fanatismo che è ritornato a soffiare nel paese contro chi si batte con tutte le sue energie contro il massacro legalizzato della guerra. Ormai di tutta l'erba si fa un fascio alla disperata ricerca dei mandanti di via Salaria: dalle scritte sui muri contro D'Alema alle uova sui diessini, dalle sedi governative "offese" da qualche pietra antimilitarista ai caschi antimanganello comparsi in qualche corteo. Le mille forme dell'opposizione vengono qualificate come "terrorismo" per cancellare il vero terrorismo governativo: quello delle cariche selvagge di Aviano, Tonno, Bagnoli, Firenze; quello delle bombe ali'uranio 238 sganciate su Pristina e Belgrado.
E'in questo contesto che gli
strateghi della Nato e dei partiti della maggioranza preparano il consenso
nazionale al previsto intervento di terra in Kossovo.
Sia chiaro: chi ha scelto il piombo per la soluzione dei conflitti
politico-sindacali in questo
momento in Italia lo ha fatto sulla base di una
linea astratta, cervellotica, che si struttura al di fuori e al d sopra
della dialettica di massa. E difatti, gli strumenti contestuali, gli obiettivi,
il discorso "politico" si pongono mille miglia lontano da quei "lavoratori"
e "proletari" che si vorrebbero rappresentare nella "costruzione" di un
fantomatico "partito comunista combattente". A noi certi "rappresentanti"
del "proletariato" ci angosciano, così come ci angosciano e ci sono
ostili quelli che, orfani del "socialismo reale", oggi si pongono a "rappresentanti"
dell'ordine interno e internazionale, in ossequio alle riscoperte "mani
invisibili" del mercato.
Ne gli uni, ne gli altri ci
rappresentano e non li sceglieremmo neppure come migliori "gestori" del
nostro più squallido magazzino del presente.
CS GABRIO