Il 30 ottobre si è tenuta la prima manifestazione autonoma di immigrati, sotto le insegne dell'Islam. Così all'apparenza. In realtà per circa 3 mila maghrebini che hanno invaso le vie del centro cittadino si è trattata di un occasione per protestare contro i soprusi delle autorità di polizia, contro le ingiustizie di padroni che non assumono, contro i limiti di una legge sull'immigrazione nata secondo le linee di Shengen. Anche la rivendicazione del chador sulla carta di identità è sorta da alcune intolleranze della questura di Torino, malgrado gli accordi già raggiunti con la comunità nordafricana ospite nella città. Un modo, questo, per ridurre maramaldescamente i permessi di soggiorno concessi (4.477 su ben 10.274 domande), cosa che rende la Questura di Torino fra le più severe del nord d'Italia. A questo si aggiungano le violenze quotidiane perpetrate dai poliziotti agli immigrati, i soprusi amministrativi, come quello di ritirare il passaporto a seguito di domanda di soggiorno regolarmente fatta. La manifestazione guidata dalle autorità religiose è dunque la più naturale risposta alle intolleranze del questore Izzo e della sua squadra, cosa che risulta un notevole precedente nella città (ma anche nel paese), a dispetto di chi gli immigrati li vorrebbe buttare a mare o adeguatamente sottomessi alla carità laica o cattolica.