La vicenda della Beloit di Pinerolo dimostra quale sia la moderna filosofia dei capitalisti neo-liberisti. Licenziamenti brutali come ai tempi dei padroni delle ferriere, solo che adesso c'è Internet. Diritti del lavoro, garanzie sindacali, salari decenti, tutto diventa superfluo nell'epoca "post-moderna" delle comunicazioni veloci e della posta elettronica.
Nella "globalizzazione" delle aziende e dei mercati tutto diventa superficiale e superfluo:
si licenzia a Detroit per riaprire a Seul, si chiude una fabbrica a Pinerolo per riaprirne un'altra a Singapore oppure per giocare in borsa nuove scalate "impossibili" di società assicurative o quant'altro…
A Pinerolo 430 famiglie rischiano di rimanere sul lastrico per queste scelte scellerate e egoiste; lavoratori con decenni e decenni di fabbrica sulle spalle rischiano di trovarsi un domani da disoccupati senza alcuna possibilità di reimpiego, avendo superato molti di loro la fatidica soglia dei quaranta/cinquanta anni.
Tutto questo accade in una provincia (quella di Torino) dove la disoccupazione giovanile si mantiene elevata e dove più del 60% dei nuovi avviamenti al lavoro sono in forma "atipica", cioè precaria, interinale, a tempo determinato.
La nuova legge del capitale sembra essere quella di licenziare lavoratori fissi per impiegare lavoratori precari, ridurre garanzie e diritti sul lavoro per aumentare risorse da investire nelle speculazioni finanziarie (è il caso ad es. della Olivetti con la Telecom).
Come centro sociale, come luogo di incontro di lavoratori e giovani per lo più precari, crediamo che sia giusto sostenere la lotta di chi difende il proprio posto di lavoro, il proprio diritto a un reddito, il proprio diritto a vivere decentemente.
Ma pensiamo soprattutto che le condizioni dei lavoratori precari (di cui ci sentiamo parte) non saranno migliorate finché non saranno introdotte nuove rigidità sul mercato del lavoro, finché vi saranno deliberati licenziamenti, finché anche le condizioni di lavoro di chi ha un contratto a tempo indeterminato saranno minacciate dalla precarietà delle leggi di mercato.
Lungi dal credere nel salvifico "intervento economico dello Stato" (per altro dalle armi sempre più spuntate), reputiamo invece che solo la lotta rappresenti un valore aggiunto determinante in tutte le vertenze di lavoro e sul lavoro, l'unica arma che come deboli e ultimi della società ci sia rimasta in mano per far valere le nostre ragioni.
La battaglia portata avanti dai lavoratori e dalle lavoratrici della Beloit (dalla vertenza contro gli "esuberi" degli anni passati fino al presidio dello stabilimento in difesa del lavoro e del reddito di quest'ultimo mese) è dunque per noi un pezzo importante della più generale battaglia in difesa dei diritti del lavoro dipendente contro la precarizzazione delle condizioni di lavoro...
Non sappiamo se a Pinerolo si troverà una soluzione che salvi il reddito a 450 famiglie o che dia la possibilità alla Beloit di continuare ad esistere. Siamo certi però che questo futuro dipende anche da quanta solidarietà e conflitto si stringerà attorno ai lavoratori della Beloit.
Per quanto ci riguarda noi porteremo il nostro, seppur piccolo, contributo.
Centro Sociale GABRIO di Torino