ADESIONE ALLE MANIFESTAZIONI NAZIONALI DEL 29-1-00
Sono già sei i morti di quest'anno giubilare nei lager per immigrati "clandestini", fra Serraino Vulpitta e Ponte Galeria… Morti che hanno colpito le coscienze e che hanno fatto parlare. Morti che hanno smosso qualcosa, cambiato delle posizioni politiche, rimesso in gioco decisioni che sembravano - solo qualche mese fa - irrevocabili.
Oggi lo schieramento dei contrari all'istituzione dei "campi di permanenza temporanea" per immigrati sembra volersi allargare coinvolgendo, non solo settori del volontariato e dell'associazionismo solidaristico, ma anche pezzi del mondo cattolico e della sinistra istituzionale (che solo qualche anno fa sostenne l'approvazione della famigerata legge Turco-Napolitano).
A fronte di questa sommovimento nella società civile e nel mondo della politica ufficiale e istituzionale cresce il malessere e la ribellione rispetto ai kampi fra il popolo dei migranti, fra rinchiusi e fra chi subisce quotidianamente il ricatto delle forze di polizia il cui potere di controllo è fortemente aumentato proprio a partire dalla legge 40/98.
Esistono dunque le condizioni politiche per tentare di chiudere i lager per immigrati, così come esistono quelle per tentare di impostare una diversa politica di accoglienza per chi fugge dalla miseria e dalla persecuzione politica in altri paesi.
Come centro sociale, che da più di un anno si batte contro gli effetti nefasti della legge Turco-Napolitano, condividiamo i contenuti, il senso e le parole d'ordine, con cui sono convocate le due manifestazioni nazionali del 29 a Firenze e a Milano.
Non capiamo, però, la ragione del "volersi farsi male" indicendo due scadenze, simili negli obbiettivi e nei contenuti, nella stessa giornata in due città diverse. Il dubbio che si insinua è che sotto la bella bandiera della lotta ai centri di detenzione si vogliano portare avanti interessi di bottega. E il dubbio è ancor più forte quando viene indetta una scadenza (quella milanese) quando già si sa dell'altra iniziativa discussa e decisa in altre sedi.
Questo tipo di competizioni fra settori diversi di centri sociali non fa bene. Non fa bene soprattutto per la causa per cui si dichiara di volersi battere. Specie in un momento in cui si cerca di indire manifestazioni aperte, non settarie rispetto a settori della "sinistra istituzionale" e della società civile. Continuare a farsi la guerra a distanza fra centri sociali, con giochetti da politicanti di piccolo cabotaggio, non aiuta, anzi è del tutto immaturo rispetto alla fase e ai compiti che questa comporta.
Proprio sulla base di questi semplici ragionamenti abbiamo deciso come centro sociale di aderire a entrambe le manifestazioni di Milano e di Firenze, anche se poi parteciperemo fisicamente (non abbiamo il dono dell'ubiquità) a quella fiorentina, rispetto alla quale avevamo già preso degli impegni precedentemente.
Sia ben chiaro, questa scelta non segna e non vuole segnare delle rotture con alcuno, ma semplicemente rimarcare una questione di stile e di unità, consapevoli che se è il contesto a cambiare anche le teste si devono adeguare, a meno che siano delle zucche vuote.
Centro sociale Gabrio