Negli ultimi giorni ci è toccato nuovamente assistere al vergognoso insabbiamento della questione carcere da parte dei media e del governo.
Infatti dal 9 luglio, data della "visita " del papa ai detenuti di Regina Coeli (i quali sono rimasti nelle loro celle e lui non li ha visti manco con il binocolo), è calato il sipario su quelle migliaia di corpi imprigionati e sulle loro giuste lotte di rivendicazione.
Sul versante politico non va certo meglio, con il ridicolo
balletto tra maggioranza ed opposizione, con i parlamentari di ogni schieramento
che alternano prese di posizione a favore
dell' indulto-amnistia e proclami giustizialisti,
fregandosene altamente delle aspettative che loro stessi hanno innescato
nella gara a chi si dimostrava più leccaculo con il papa (vedi Gay
Pride).
Quelle aspettative che stanno facendo esplodere le carceri italiane, dove la già precaria situazione sta precipitando, e ai parenti, amici, compagne e compagni dei detenuti/e non resta che fare da spettatori impotenti; cosi' alle ore di attesa ,alle perquisizioni ed alle umiliazioni che si subiscono per pochi minuti di colloquio con i propri cari si aggiunge l'angosciante pensiero di ciò che potrebbe succedere in caso di grandi rivolte, come a Sassari.
Il silenzio sceso su quei fatti è ignobile , deve pesare come un macigno sulla coscienza di chi , per scopi puramente elettorali, da una parte si riempie la bocca della negazione dei diritti umani nelle galere di altri paesi e dall'altra invoca la " tolleranza zero" nelle proprie.
Diventa quindi necessario che da fuori si faccia il possibile per amplificare le richieste di quelli che dentro alle carceri si trovano a vivere una situazione di fatto insostenibile: affollamento delle celle, condizioni sanitarie pessime e precarietà di interventi terapeutici ,quasi totale mancanza di supporti logistici ed umani ;per molti detenuti la pena si trasforma in un supplizio insopportabile, come dimostra l'alto numero degli atti di autolesionismo (6.536) e dei suicidi tentati (920) e riusciti (53) che annualmente avvengono in carcere ( i dati tra le parentesi appartengono all'anno 1999).E' tempo di costruire una mobilitazione permanente non basata su altisonanti quanto inutili proclami ma su un concreto progetto di cambiamento che vada verso il superamento del carcere e della pena come soluzione ai problemi sociali ; un progetto che deve venire da chi oggi vive la galera ,dentro e fuori, e da chi riconosce il sistema carcerario come strumento di controllo e repressione e lo rifiuta con tutte le sue forze.
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