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Quello che segue e' un resoconto di quello che e' capitato a Genova, raccolto dalle testimonianze concordi di molte persone. E' un racconto frammentario e incompleto, ma e' tutto vero.
Le tre giornate di Genova iniziano giovedi' 19 con il viaggio in treno. Il percorso e' assurdo: per andare a Genova da Torino dobbiamo passare da Parma, con continue ed incomprensibili soste lungo il percorso. Partiti alle 10, arriviamo a Genova Quarto alle 16. Il treno si ferma prima della
banchina, quindi veniamo fatti scendere direttamente sulla massicciata. Poi dei pullman navetta ci portano allo stadio Carlini, luogo di riunione e pernottamento dei 'disobbedienti' non violenti del Genoa Social Forum. Davanti allo stadio lunedi' era stata ritrovata una bomba a tempo,
disinnescata in tempo solo grazie alla vigilanza dei ragazzi che organizzavano l'accoglienza per i manifestanti. Alle 17 parte il corteo dei migranti: 50.000 persone molto colorate e
serene, che manifestano per la libera circolazione e l'integrazione sociale. Il corteo e' chiuso dalla banda degli ottoni, che al suono dei suoi strumenti fa ballare e cantare assieme centinaia di manifestanti di tutte le nazionalita'... nessun poliziotto viene notato in giro lungo il percorso, nonostante questo non si verifica assolutamente nessun tipo di incidente. L'unico momento di tensione si ha in corrispondenza del passaggio davanti alle questura di Genova, ovvero l'unico punto
pesantemente presidiato dalle forze dell'ordine: un ragazzo del corteo spruzza con una pistola ad acqua un poliziotto, e viene inseguito lungo il corteo, catturato e portato dietro le camionette. Solo il pronto intervento degli avvocati presenti fa si' che il giovane venga subito rilasciato, molto spaventato e turbato dalla reazione dei tutori della legge.Il giorno dopo, venerdi' 20, ci si prepara al corteo dei 'disobbedienti': la polizia non ha concesso l'autorizzazione al corteo, quindi la scelta e' tra il restare chiusi nello stadio o diventare 'illegali' appena mosso un passo fuori dal medesimo. Il corteo e' un corteo di disobbedienza: si
vuole realizzare lo sfondamento simbolico e non violento dei cordoni di polizia, e a questo scopo alcuni manifestanti si proteggono con salvagenti, artigianali armature a protezione del corpo, scudi e caschi: dei diecimila partecipanti, solo due o trecento sono equipaggiati in questo modo, mentre alcuni altri non hanno che occhiali protettivi e maschere contro i lacrimogeni, sempre nello spirito dell'autodifesa, ma le maschere efficaci sono quasi inesistenti. La grande maggioranza non ha
nessuna forma di protezione...
All'interno del corteo e' vietata qualunque forma di arma: i pochi che portano bastoni vengono disarmati dal servizio d'ordine: tutti i disobbedienti partecipano il corteo a mani nude.Il corteo esce dallo stadio preceduto dagli scudi mobili, che verranno utilizzati per proteggere le prime file e tentare di guadagnare terreno verso la zona rossa. Mentre il corteo si avvicina alla stazione di Brignole possiamo distintamente vedere alte colonne di fumo nero, e arrivano al corteo informazioni di scontri in corso tra aree dell'autonomia (gli Autonomen che ogni anno al primo maggio sono protagonisti degli scontri a Berlino, ad esempio), anarchici e la polizia.
Ci racconteranno dopo che le cariche della polizia sono cominciate ancora prima che la maggior parte dei manifestanti raggiungesse la piazza del concentramento...Il corteo delle tute bianche arriva fino all'angolo con il sottopassaggio della ferrovia, e si scatena li' il primo inferno. La polizia lancia decine e decine di candelotti CS, un nuovo tipo di gas lacrimogeno e
urticante che toglie il respiro e provoca fortissimi bruciori sulla pelle.
Le prime file dei disobbedienti sono caricate con violenza estrema, con l'intento evidente di infliggere una lezione esemplare. Dopo cinque minuti di strenua resistenza in mezzo ai lacrimogeni gli scudi si disuniscono, e i manifestanti disarmati cominciano a scappare verso l'indietro inseguiti
e manganellati con estrema violenza. Tutto il corteo, che si trova lungo una strada, chiusa da un lato dalla ferrovia, viene spinto all'indietro in una calca indescrivibile, mentre i lacrimogeni piovono a decine nel bel mezzo della ressa. L'aria e' irrespirabile anche con le maschere, tutti quelli senza occhiali protettivi ben presto non vedono piu' nulla, e in mezzo alla folla che spinge disperatamente verso l'indietro vengono guidati da coloro che riescono ad intravvedere qualcosa. La ritirata dura
minuti interi, durante i quali gli ultimi che si sacrificano per proteggere i manifestanti vengono manganellati su tutti i punti scoperti dalle protezioni.Il corteo e' costretto ad indietreggiare per piu' di mezzo chilometro, incalzato da cariche e lacrimogeni. Quaranta persone sono gia' state portate via dai poliziotti, e i reduci dagli scontri alla testa mostrano i segni di decine di violente manganellate sulla schiena, sulla testa e in
tutti i punti vulnerabili. Inoltre i poliziotti continuano a lanciare lacrimogeni sul grosso del corteo e manifestano l'intenzione di continuare le cariche.I manifestanti, scioccati ed esasperati dal gratuito e violentissimo trattamento, si riorganizzano spontaneamente e cominiciano ad erigere barricate per rallentare le cariche poliziesche e proteggere il grosso del corteo da una rovinosa carica indiscriminata. I metodi di autodifesa non bastano piu' a questo scopo, di fronte ad un avversario che ha mostrato di essere deciso a fare uso indiscriminato della violenza. Alcuni raccolgono dei sassi e li scagliano contro i carabinieri, che di fronte alla furiosa
determinazione indietreggiano e lasciano indietro un blindato, che si trova subito circondato. Il mezzo viene bersagliato di sassi, fino a quando un'altro mezzo dei carabinieri si fa avanti con l'intento di
caricare a bordo i colleghi del blindato. I manifestanti a questa vista indietreggiano e permettono ai carabinieri di uscire e di mettersi in salvo, dopodiche' il mezzo abbandonato viene ispezionato e successivamente incendiato.Nel frattempo cominciano ad arrivare alla testa del corteo altri manifestanti, provenienti dagli scontri nella zona della stazione: le ripetute cariche della polizia su di loro, invece di separarli dal corteo
delle tute bianche come sarebbe logico aspettarsi per il mantenimento dell'ordine pubblico, li spingono coscientemente sullo stesso, riunendo cosi' nella stessa zona tutti i manifestanti e provocando un automatico salto di qualita' della protesta.Gli effetti di questa riunione non si fanno attendere: una violenta battaglia inizia nella zona, con spari continui di lacrimogeni ad altezza uomo e continue cariche da parte di carabinieri e polizia. I manifestanti rispondono con barricate e pietre, ed ad un certo momento lo schieramento dei carabinieri, stranamente poco numeroso e poco organizzato, viene messo in fuga dai manifestanti. Due jeep rimangono indietro, l'autista di una di esse finisce con il muso contro un muro. Alcuni manifestanti spaccano i vetri della vettura, e il carabiniere nella zona posteriore brandisce la
pistola puntandola addosso ai manifestanti e esplode due colpi nei confronti di uno di essi. Subito dopo si sente anche una raffica, i manifestanti scappano terrorizzati e sconvolti, la jeep fa marcia indietro (cosa che poteva fare anche prima...) passando sul cadavere e lo investe una seconda volta a marcia avanti, mentre i carabinieri approfittano del momento per riguadagnare il terreno perduto e controllare la zona dove giace il corpo.Un poliziotto accusa un manifestante indicato a caso di essere l'assassino, nel frattempo pero' la notizia viene diffusa dai tanti testimoni oculari agli increduli manifestanti del grosso del corteo,
lontano dagli scontri.La polizia approfitta subito del momento per tornare a farsi sotto al grosso del corteo, sparandogli da lunga distanza candelotti lacrimogeni a grappolo e caricando con idranti e mezzi blindati. Quando il pericolo per il grosso si fa nuovamente insostenibile alcuni manifestanti ricominciano
ad allontanare i poliziotti con lancio di sassi. Vengono rovesciati i cassonetti cilindrici del recupero vetro e i cassonetti normali dei rifiuti, e vengono spinti in avanti come barriera mobile per dirigersi
contro la polizia. I lacrimogeni sparati con la carabina, di quelli che raggiungono il chilometro di gittata, vengono diretti ad altezza uomo da distanze di poche decine di metri. Un manifestante viene colpito in pieno petto, il rumore del violentissimo impatto del candelotto sul corpo e'
agghiacciante: cade a terra immobile, e viene portato via di peso da quattro persone per essere caricato su un'ambulanza: ma la gente continua ad avanzare, trascinata dalla rabbia. Si odono anche due colpi di pistola provenire dalle file degli agenti, ma infine i poliziotti si girano e
fuggono correndo disordinatamente per centinaia di metri.Anche i carabinieri vengono di nuovo messi in fuga dai manifestanti, che poi tornano rapidamente sul corteo per ritornare allo stadio: il rientro e' accelerato dalla carica selvaggia da un cingolato dei carabinieri che si lancia agli ottanta all'ora verso il corteo, travolgendo senza evitarle le macchine ancora intatte messe in mezzo alla strada per protezione.
Quando il corteo sconvolto sta tornando indietro una ultima lunghissima carica provoca la fuga precipitosa di tutti quanti.La sera lo stadio e' avvolto in un'atmosfera irreale. Tutti sono sconvolti dall'assassinio del giovane manifestante, un avvenimento senza alcun dubbio evitabile, se solo qualcuno avesse voluto evitarlo. Nessuno riesce a capacitarsi dell'incredibile comportamento della polizia, che per tutta la giornata, invece di cercare di evitare il precipitare della situazione, si e' sempre comportata in modo da incrementare i disordini in intensita' ed estensione. Veniamo a sapere delle cariche sui sit-in di associazioni pacifiste di volontariato, dei pestaggi sui pacifisti seduti con le mani alzate... molti riferiscono anche di scene assolutamente anomale: manifestanti mascherati ed armati di mazze che scendono nei pressi dei cortei da mezzi dei carabinieri... alcuni sono visti e fotografati all'interno delle caserme limitrofe alle zone degli scontri... tutto cio' che e' successo nella giornata fa capire che le forze dell'"ordine" hanno chiaramente programmato e pianificato tutta la situazione, con il chiaro
intento di gettare addosso ai manifestanti la patente di violenti e di provocare il massimo allarme sociale possibile. Inoltre gli elicotteri sorvolano ad intervalli regolari lo stadio, e la polizia pattuglia le
strade circostanti arrestando persone a caso.Il giorno dopo, infatti, le cose precipitano definitivamente... Gia' la mattina assistiamo al defile' di decine di camionette della polizia sul corso davanti allo stadio, che con le dita ci mostrano fieri la V di vittoria. Il grande corteo, questa volta autorizzato da mesi, si snoda per il lungomare. Ci sono 200-300.000 persone, l'atmosfera e' molto tesa per gli avvenimenti del giorno prima. I 'disobbedienti' rinunciano a scudi e protezioni, nessuno tentera' di andare verso la zona rossa: si spera solo di poter sfilare lungo il percorso programmato. Ma non sara' cosi'... all' altezza di meta' percorso, prima dell'arrivo del corteo, una quindicina di persone vestite di nero si lanciano prima contro una ventina di gipponi della polizia, e poi si dedicano incredibilmente ad incendiare una banca
che era gia' stata incendiata il giorno prima, senza provocare la benche' minima reazione dei tutori della legge che stanno a guardare a braccia conserte. La reazione si fa attendere fino a quando sta per arrivare la parte di corteo dei centri sociali: senza alcun motivo o preavviso, parte
una violentissima carica mentre stanno sfilando i sindacati, che spezza a meta' il corteo. Partono da subito i lacrimogeni ad altezza d'uomo. La gente scappa, si forma una calca terribile e le ultime file sono spietatamente e a lungo manganellate. La carica prosegue con l'aiuto di mezzi blindati e cingolati, che si avventano a velocita' smodata contro i manifestanti in fuga provocando il panico e la ressa e risalgono verso la cosa del corteo. Un altro serpentone di polizia invece si occupa di
inseguire la parte di corteo che era gia' transitata in tutta tranquillita', con debito uso di lacrimogeni, e un terzo nutrito blocco di poliziotti si impegna ad inseguire un pezzo relativamente piccolo, che
comprende militanti di Rifondazione e dei sindacati, che viene isolato ad arte con una manovra a tenaglia. Le camionette sfrecciano velocissime lungo le traverse, e dai tettucci la polizia lancia lacrimogeni sulla folla con la stessa disinvoltura di chi un giocatore di Playstation.Dopo essere riusciti a spezzare il corteo, la polizia si dedica all'inseguimento dei tre tronconi e al rastrellamento di tutti coloro che si sono allontanati da soli o in piccoli gruppi. La testa del corteo e' la piu' fortunata: qualcuno costruisce rapidamente delle barricate in coda, che danno il tempo alla gente avvolta nel terribile fumo dei lacrimogeni di fuggire verso la piazza di arrivo.
Meno fortunati sono gli altri due pezzi. Incredibile quello che avviene nei confronti del pezzo piu' piccolo: senza alcun motivo piove un lacrimogeno nel mezzo dei manifestanti, e tutti subito alzano le mani per mostrare le intenzioni assolutamente pacifiche. In mezzo a questo troncone ci sono anche dei disabili in carrozzina, e piu' avanti dei ciechi. Un ufficiale di polizia vede la scena, ferma i lacrimogeni e fa cenno al corteo di continuare tranquillo. Pero', percorsi un paio di centinaia di
metri, lo stesso ufficiale da' ordine di ricominciare... decine di lacrimogeni piovono nel bel mezzo dei manifestanti, che vengono inseguiti dai poliziotti. L'inseguimento condito di lacrimogeni durera' fino allo stadio, quindi per alcuni chilometri...La coda del corteo, invece, viene caricata frontalmente sul lungomare. Verso la coda fuggono decine di migliaia di persone, bersagliate da lacrimogeni: i ritardatari vengono massacrati di manganellate dai
poliziotti festanti... l'inseguimento e' incalzante e continuo: i manifestanti si fanno cinque chilometri di corsa con brevissime soste, nel fumo dei lacrimogeni e inseguiti a brevissima distanza.
Verso la fine della serata, gli episodi di cariche sui manifestanti che stanno salendo sui pullman per tornare a casa. Gente che chiede soltanto di sottrarsi all'inferno poliziesco: alcuni per raggiungere i pullman deve passare davanti a caserme dei carabinieri, che per non perdersi il divertimento si accaniscono con gli idranti su giovani, anziani, famiglie...
Inoltre, la polizia insegue la prima meta' del corteo fino alla piazza d'arrivo, carica addirittura il palco e arriva nel piazzale dei pullman di Marassi.
I manifestanti arrivano allo stadio Carlini attoniti. Quasi nessuno riesce a trovare qualcosa da dire, tutti sono completamente sconvolti da quello che hanno subito o visto. Ci si dirige verso la stazione dove arriveranno i treni che ci riporteranno a casa. Verso le undici veniamo a sapere che su 'la sette' e' stato mandato in onda un filmato dove si vedono personaggi vestiti da manifestanti e con mazze in mano che parlano con carabinieri, che scendono da blindati, che danno istruzioni a persone a bordo di motorini... chiara testimonianza di cio' che tutti noi avevamo ormai capito, ovvero che gli scontri iniziali erano stati favoriti o provocati ad arte per avere il pretesto per la violentissima reazione
poliziesca. Ma dopo mezz'ora, quando siamo gia' sui treni, veniamo a sapere dalle radio che la polizia ha fatto irruzione nella scuola e nel centro stampa-sede del Genoa Social Forum.
Nella sede nessuno viene picchiato, per la dominante presenza di avvocati e giornalisti. Ma tutto viene distrutto e viene sequestrato tutto il materiale audiovisivo girato dai giornalisti indipendenti e soprattutto viene sequestrato tutto il materiale raccolto dagli avvocati che stavano cercando di fare fronte all'emergenza di centinaia di arrestati, che vedono quindi azzerato tutto il loro lavoro.Il massacro vero e proprio ha invece luogo nella scuola di fronte, dove dormono in maggioranza donne: la polizia entra, vieta la presenza di giornalisti e avvocati con parole tranquille ('non ci rompete i coglioni, questa volta abbiamo tutte le coperture') e comincia a pestare selvaggiamente tutti quanti. Il sangue e' ovunque, il terrore schiacciante. La polizia opera in due tempi: infierisce selvaggiamente su una sessantina di persone, i rimanenti sono fatti segno di un trattamento appena piu' leggero, forse perche' gli agenti avevano sfogato un po' del loro istinto subumano, o forse solo perche' erano stanchi... La sfacciataggine delle menzogne di stato raggiunge uno dei suoi molti apici
con il comunicato della questura, dove si afferma addirittura che i sessanta feriti erano tutti gia' feriti al momento dell'irruzione... ('evidenti e pregresse ferite'..). Quello che succede poi in carcere alle
centinaia di arrestati delle due giornate comincia ad uscire lentamente fuori in questi giorni: persone tenute in piedi con la faccia contro il muro, con i polsi serrati da fascette di plastica, insultate, pestate ad intervalli regolari, obbligate a cantare 'faccetta nera' o 'viva il duce', le donne insultate e pestate senza alcuna distinzione... niente cibo o acqua per 15 ore, niente sonno, solo violenze fisiche e psicologiche. Per molti, le accuse di associazione sovversiva a fini di devastazione e saccheggio e anche di tentato omicidio: reati che comportano pene di anni e anni di galera.
Inoltre i dispersi: di decine e decine di persone di tutte le nazionalita'
non si sa piu' nulla. E' di queste ultime ore la notizia che alcuni feriti, tra i quali i piu' gravi, sono stati dirottati verso gli ospedali militari. Di loro non si sa piu' nulla: nessuno sa che fine abbia fatto il
manifestante con il torace sfondato da un lacrimogeno da carabina, stessa cosa per una ragazza massacrata di botte da una decina di agenti nella giornata di venerdi', e tanti altri ancora... e arriveranno anche centinaia e centinaia di denunce, contro tutti coloro che si riterra'
opportuno perseguitare. Il messaggio che e' stato inviato dalla polizia a Genova e' ben chiaro: "Siamo tornati, possiamo fare e faremo tutto quello che ci pare." E tutto questo con la scusa della violenza che loro stessi hanno iniziato, esaltato e perpetrato.
L'informazione e' chiaramente e pesantemente manipolata: e' impossibile farsi un'idea di quello che e' successo a Genova guardando i principali tg o giornali. E' evidente che quello che e' stato messo in moto a Genova e' un piano preordinato da tempo, che finora sta scorrendo liscio e regolare:
nessuno di noi sa fino a che punto si spingera' nella repressione.A Genova e' successo qualcosa che non era mai successo in cinquant'anni in Europa: sono stati impiegati metodi da America Latina per la repressione di un intero movimento politico di dissenso, in stragrande maggioranza assolutamente pacifico. E abbiamo paura che sia solo l'inizio...
Berlusconi ci aveva promesso un cambiamento: e Genova e' l'inizio del nuovo corso. In Italia molte cose sono gia' cambiate, e altre stanno cambiando... il nuovo fascismo e' molto piu' vicino di quanto
immaginassimo.compagni e compagne del Gabrio
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