DISOBBEDIAMO ALLA GUERRA

Siamo parte di quella società civile che già da anni costruisce elementi di resistenza alle devastazioni del neoliberismo, che opera concretamente e lotta contro l’esclusione, per l’allargamento dei diritti sociali, per dare voce a quelli a cui è negata spesso ogni forma di rappresentanza e di tutela.
Con lo stesso atteggiamento oggi ci contrapponiamo alla logica di questa guerra globale che vuole obbligare ciascuno a schierarsi da una parte o dall’altra, una logica di semplificazione, che divide il mondo in buoni e cattivi, amici e nemici.
Ci vogliamo sottrarre a questa logica, seguendo ancora oggi, con testardaggine le nostre sensibilità e le nostre culture.
Grazie a questo clima sciagurato che si è venuto a creare è l’agenda politica che è cambiata: da Seattle a Genova, passando per Porto Alegre per il Chiapas e per mille altre piazze, un grande movimento planetario è stato capace di reinventarsi categorie e linguaggi per mettere in atto la critica alla globalizzazione     neoliberista. Questo movimento è cresciuto e ha fatto paura ai potenti del mondo dei grandi organismi internazionali anti-democratici, delle multinazionali e dei vecchi stati-nazione: ha smascherato la falsa promessa del neoliberismo che diceva che solo il libero mercato avrebbe dato benessere e democrazia per tutti, ha svelato che la contraddizione non risolta  era quella tra ricchi e poveri del mondo, che di fronte allo spettacolo della new economy e del dominio della dimensione finanziaria dell’economia emergeva la realtà di una sempre maggiore ingiustizia nella distribuzione delle risorse e delle ricchezze: il 20% del mondo continua a mangiarsi l’80% delle risorse.
Di fronte a questa ingiustizia questo movimento ha gridato forte ovunque che un altro mondo e’ possibile! Oggi, di fronte all’orrore che abbiamo davanti, diciamo un altro mondo e’ indispensabile! Vogliamo continuare a costruire cambiamento, per uscire velocemente da un mondo che produce queste atrocità: tutte le atrocità, non solo quelle che si vedono in TV. Dall’abbattimento delle Twin Towers al sistematico massacro del popolo palestinese fino all’imbarbarimento di quel conflitto, dai bombardamenti Nato su Belgrado ai morti per fame dovuti agli embarghi Onu.

Intrecciata al movimento contro il neoliberismo sta nascendo anche una nuova diplomazia, che non è né quella dell’Onu né quella dei G8 che non sono certo in grado di dare risposte giuste per i popoli.
Una nuova diplomazia popolare, dal basso, quella delle organizzazioni non governative, di Emergency e dei suoi ospedali afghani, quella dei mille progetti della società civile per riparare i guasti della “quarta guerra mondiale”, quella intervenuta in Chiapas durante la marcia indigena verso Città del Messico.
Questa è una pagina di speranza.

Dire no alla guerra è insufficiente, non vogliamo limitarci alla richiesta di non combattere questa guerra ma intendiamo lavorare per costruire alternative reali, come fino all’altro giorno abbiamo lavorato per costruire l’alternativa alla globalizzazione economica, adesso lavoreremo per costruire l’alternativa al warfare globale che caratterizzerà i prossimi anni.

Proprio in questi giorni, in cui ci verrà proposto l’ennesimo momento di esaltazione della logica della sicurezza imposta dalla Nato, coi suoi progetti di scudi spaziali e di uso della forza miltare e di armi che provocano conseguenze sempre più gravi alle popolazioni civili e all’ambiente; noi vogliamo costruire un FORUM DELLA SOCIETÀ CIVILE CONTRO LA SOCIETÀ DELLA GUERRA per vagliare proposte alternative alle devastazioni nei teatri di guerra, per sviluppare progetti concreti di intervento a sostegno delle vittime della guerra inutile, per creare spazi di informazione libera e non controllata dal linguaggio della guerra, per mettere in piedi la nuova diplomazia dal basso, per creare una reale forza di interposizione in grado di bloccare i massacri.

Questo crediamo che sia un modo costruttivo per disobbedire. Per questo noi, all’interno del movimento contro la globalizzazione neoliberista, ci siamo definiti DISOBBEDIENTI. E continueremo a disobbedire, e oggi disobbedire significa disertare la logica della guerra per continuare a costruire società e legami sociali, a sviluppare progetti concreti di solidarietà. E crediamo che sia anche un modo per difendere gli spazi di democrazia in un mondo che tende a militarizzarsi, ad assumere sempre più i linguaggi della propaganda, a richiudersi in una dimensione di conflitti distruttivi e autodistruttivi.

Abbiamo detto mille volte: SENZA GIUSTIZIA NON C’E’ PACE! Era giusto, avevamo ragione e i fatti purtroppo ce lo dimostrano. Costruire un percorso e un programma concreto di giustizia che parta dalla società civile è per noi, quindi, la sola strada sulla quale marciare ora!

Torino, 2 ottobre 2001

Area della disobbedienza sociale – Torino
Punto Zip! – CS Gabrio – Coordinamento Studentesco –
Laboratorio Studentesco Autogestito
 
 

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