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Comunicato dei Disobbedienti
sulla mobilitazione a Torino del 29-03-03 per la pace.

A due settimane dall’inizio dell’aggressione dell’esercito anglo-americano all’Iraq le mobilitazioni nel mondo, in Italia, e nella nostra città continuano. La giornata di oggi è stata caratterizzata da una particolare difficoltà segnata dalla minacciata mobilitazione dei neonazisti di Forza Nuova contro la guerra. Un'autentica provocazione cercata giusto in corrispondenza dell’ennesima giornata di mobilitazioni nazionali contro la guerra da parte del movimento dei movimenti. Una provocazione preparata con una settimana di tensioni, aggressioni a carico di militanti della sinistra, giusto dopo la tragica morte per mano fascista del compagno Dax di Milano.

Come disobbedienti torinesi ci siamo mossi per respingere queste provocazioni, mobilitandoci al fine di garantire lo svolgimento tranquillo della manifestazione indetta dal comitato Torino Contro la Guerra, allontanando qualsiasi provocazione fascista. Indicendo un presidio nel luogo esatto in cui i fascisti volevano indire la loro manifestazione, abbiamo di fatto impedito che la loro presenza costituisse un motivo di tensione per una manifestazione che si annunciava difficile nella giornata di oggi. E infatti la presenza di 40.000 persone in piazza è la dimostrazione che la gente non si è fatta spaventare dagli annunciati disordini (paventati in modo solerte dalla stampa e dalla questura) che qualcuno ha disperatamente cercato di alimentare in questo sabato di lotta alla guerra. Non ci sembra dunque casuale che la grande e riuscita mobilitazione pacifica si sia conclusa con una pesante e ingiustificata carica di Polizia e Carabinieri ai danni della coda del corteo, proprio mentre stava confluendo nella centrale piazza Castello, sotto gli sguardi di numerosi cittadini a passeggio, ignari delle dinamiche di piazza. Una carica "giustificata ufficialmente" per i disturbi, del tutto contenibili, di qualche personaggio mascherato; una carica che nei fatti è partita a freddo ed ha coinvolto indiscriminatamente tutta la gente raccolta pacificamente in piazza Castello; che ha visto lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo come dall'altra parte della piazza, fin sul palco dove si svolgeva il comizio finale; manganelli scaricati su donne, migranti, bambini, gente inerme e già caduta a terra ferita.

Ci chiediamo a questo punto se certe cariche a freddo non siano il frutto di un piano studiato a tavolino. Se la presenza di Forza Nuova (ultimamente coperta e protetta da alcuni deputati ed esponenti delle forze politiche di governo) non abbia funzionato da esca e cartina di tornasole per una gestione di piazza dura, che proprio a Torino può trovare terreno fertile per innescare campagne di caccia alle streghe e criminalizzazione del movimento o di alcuni suoi settori. Il tentativo di operare alcuni fermi per presunti comportamenti criminosi di scarsa entità addotti dalla Questura torinese risulta pretestuoso, teso a coprire un comportamento criminale da parte delle stesse forze dell'ordine, che ha portato al ferimento grave di alcuni manifestanti, per lo più gente pacifica, migranti (tra cui donne e bambini), nonché al fermo per ora di tre immigrati.

Questo è dimostrato dall'atteggiamento di numerose persone, tra cui numerosi giornalisti e anche semplici passanti, che al termine dei disordini e delle cariche sono accorsi in via Po all'angolo con piazza Castello per tentare di contenere il delirio delle forze dell'ordine e "proteggere" quella parte del corteo (in gran parte appartenente alla comunità araba) rimasta chiusa tra Polizia e Carabinieri, impedendo di fatto altri possibili soprusi. In merito crediamo che ci sia una precisa responsabilità politica sulla gestione della piazza, che ricade direttamente sulla Questura di Torino, sul Questore e sul cosiddetto Comitato cittadino per il coordinamento della sicurezza. Ci chiediamo anche quali siano le disposizioni più o meno esplicite del Ministero degli Interni sulla gestione della piazza torinese. Sono domande che probabilmente non troveranno grandi risposte, ma che rimandano – per lo meno – alle dimissioni del Questore e del Comitato per la sicurezza cittadino e che continueremo a sollevare in ogni occasione.

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