QUATTRO MAROCCHINI ED UN CASELLO
 


ARTICOLO APARSO SU " IL SECOLO D'ITALIA"

Esiste una Disneyland perfetta,  per dei Magrebini che vogliano vivere  senza  pagare  affitto  in  una  villa sprofondata nel verde della Campagna veneta.
Questa  "terra  beata"  degli  scrocconi  del  Maghreb  è Pordenone. Strana città, Pordenone. Qui avvengono vicende di ordinaria follia e nessuno si lamenta. Città in cui la paranoia e la assurdità sono di casa, qui avvengono le più strane  contraddizioni  tipiche  di  una  società  folle  e multirazziale.
Cominciamo dall'inizio. Un bel giorno di tanti anni fa, nel verde profondo della  campagna  veneta  illuminata  sullo sfondo dalla azzurrina  linea del profilo delle alpi, fra campi di mais e il verde smeraldo dei prati, non lontano dalla Città, in quel di S. Vito al Tagliamento, cittadina alla periferia di Pordenone,  Si assiste ad una strana sfilata campestre. Quattro  illustri immigrati clandestini del Maghreb, accompagnati dalle loro molteplici consorti, figliolanze  e  muezzin,  si  avviano  tranquillamente a prender possesso della loro nuova magione europea: un casello ferroviario adibito ad abitazione dei custodi, abbandonato dalle Ferrovie dello Stato nel verde della campagna, vicino ad una linea ferroviaria dismessa, fra le cui  rotaie cresce rigogliosa la vegetazione.
È allegra, la composita famiglia dei Signori Benjida, Jamal, Tahoune e Saida: finalmente la terra beata dei parassiti  è raggiunta!   Senza che nessuno trovi nulla da dire, i graditi ospiti del Maghreb prendono possesso della casa delle Ferrovie dello Stato, ovviamente, senza pagare pigione. Ovviamente senza chiedere il permesso dell'ospitale popolo italico.
Del resto, perché farlo?

In Italia tutti occupano tutto, senza chieder permesso a nessuno:  rifondaroli  occupano  stabili  dello  stato, "centri sociali" interi palazzi, squatter scuole, e cosi via "okkupando"...
Trascorrono gli anni e chi passasse fra le verdi campagne di  Pordenone potrebbe  assistere  allo spettacolo delle quattro famiglie magrebine, che stendono i panni dalle finestre del casello, simpatici parassiti islamici, un po’ puffi ed un po’ scrocconi.
Nel frattempo gli italiani di Umbria sono costretti a trascorrere lunghi inverni nelle roulottes perché lo stato se ne è dimenticato…

E chi se ne frega!
L'importante  è  che  gli ospiti  del  Maghreb  non  siano disturbati nel loro piccolo villaggio di Puffi, nella loro   beata   Disneyland   campestre, a   spese   della collettività.
Fin  qui  tutto  sembra  nella "norma"  di  una  società mondialista, ove i cittadini  non hanno case in cui abitare e gli ospiti del Maghreb si accomodano dove vogliono.
Ma a qualche cittadino, tutto ciò da un po' noia.
Così, un giorno, un italiano, forse senza lavoro e senza casa, decide di interrompere la lieta vita dei Puffi del Maghreb denunciandoli alla Procura. Che cittadino ignobile e villano, un vero screanzato che non capisce le "buone regole" del vivere multirazziale!
La denuncia  langue per  anni  ed  i  Puffi  del  Maghreb continuano lieti il loro idillio - anche se non si sa bene cosa facciano per vivere, oltre che a villeggiare a spese della collettività…
Ma un bel giorno, non potendone proprio fare a meno, dopo sei anni dalla querela, il Procuratore della Repubblica di Pordenone decide di contestare la violazione ai Puffi ospiti.  Non se ne poteva proprio fare a meno!
Per un errore curioso della sorte, viene assegnato ai Signori Ospiti, come  avvocato d'ufficio,  l'avv. Edoardo Longo di Pordenone, il legale più sbagliato, poiché noto in città  per  essere  nazionalista  ed  aver  subito  feroci repressioni per le sue idee.
L'avvocato Longo si perita immediatamente di segnalare alla Procura la propria incompatibilità a difendere gli Ospiti Felici,  spiegando  che  ragioni  di  natura  ideologica impediscono al legale di prender le difese dei simpatici parassiti. Scrive, in, sostanza, l’avvocato Longo: "Ho avuto troppi amici finiti nei guai per idee contrarie all’immigrazione, ed io stesso sono stato sottoposto ad uno stretto controllo professionale e politico per le mie idee nazionaliste. Non Posso accettare l'incarico"
Le ragioni non  sono  spregevoli,  bensì  tutelate  da  motivi  di incompatibilità professionale, quali l'impegno politico, del legale. Lo stesso deposita alla Procura il testo di  una  interpellanza del  Senatore Antonio  Serena  che chiedeva spiegazioni al Ministro per sequestri di scritti politici dell'avv. Longo contrari all'immigrazione.
In un altro ufficio giudiziario tanto sarebbe bastato per sostituire il legale ad un altro. Magari comunista…
Ma Pordenone è una città un po' particolare, dove non si sa dove inizia la follia collettiva… A Pordenone i Tribunali hanno effettuato la secessione. Ma non quella dell’Onorevole Bossi, ma la secessione dal diritto…
Il Procuratore  della Repubblica, anziché  rinviare  a giudizio  gli  Illustri Maghrebini Parassiti incrimina, l'avvocato Longo: colpevole di aver rifiutato un mandato in una vertenza in cui era incompatibile.  Colpevole del reato di infedele patrocinio"! Nonostante la richiesta di sostituzione tosse stata fatta alla luce del sole, senza inganni, e motivata. Con l'aggravante di aver  "danneggiato gli imputati". Come siano Stati danneggiati gli allegri Puffi del casello, nessuno lo sa, posto che se ne stanno lì ad ammirare il profilo delle Alpi (dopo tanto deserto e cammelli, poverini…), gratis, con un nuovo avvocato diessino che piange alti lai sulla sfortunata sorte dei poveri Signori Immigrati!
In  compenso è stato  incriminato  l'avvocato  Longo, nazionalista rompiscatole, che si è avvalso del diritto di rinunciare ad un mandato difensivo. Diritto legittimo.
Ma sotto la tirannia mondialista di Z.O.G., il potere transnazionale dell'usura apolide, non esistono diritti per i lavoratori nazionalisti. Neppure il diritto di sciopero.
Quattro prolifiche famiglie Maghrebine occupano da sei anni uno stabile dello Stato.
Nessun processo per loro.
Un avvocato nazionalista si avvale del diritto di astenersi alla difesa dei Signori Parassiti, diritto garantito dallo Statuto dei Lavoratori.
Viene incriminato con una accusa infamante.

Questa è la democrazia…

Ma non è finita...
A Pordenone la tirannia democratica di Z.O.G. incrimina i legali nazionalisti che non vogliono, legittimamente, difendere dei nemici della loro terra.
I Parassiti "devono" vivere indisturbati a spese della collettività nazionale.
Ma credete forse che gli stessi draconiani diritti degli stranieri volgano per i legali nazionalisti?

Nemmeno per sogno.
L'avvocato Longo, a spese proprie e non avvalendosi delle difese d'ufficio a carico della collettività, ha nominato un difensore  di  fiducia.  Ovviamente  vicino  alle  sue posizioni. Ma la Procura non ha gradito:  ha subito cercato di incriminare, con un diktat vergognoso, anche il legale del ribelle.
Strano  il   concetto di eguaglianza dei diritti,  in democrazia…
L'avvocato Longo esercita un diritto ed è incriminato. Gli allegri Parassiti nel Casello, nel verde della campagna friulana, nel "magico nord - est", continuano nella loro occupazione  abusiva... sono  quasi  sei  anni  trascorsi dall'occupazione... la prescrizione del reato é ormai prossima…
Scommettiamo invece che l'avvocato Longo sarà processato subito?

di Robin Hood