Da Piazzale Loreto a Montecitorio
Evoluzione della destra in Italia
a cura delle compagne e dei compagni de La Strada



La strategia di Almirante per una destra moderna.


.......... Con la morte di Michelini e il ritorno di Almirante alla guida del partito si apre una nuova fase che vede una ristrutturazione organizzativa, un ricambio nei quadri, una tattica più articolata e una riverniciatura ideologica: il tutto, però, per raggiungere i medesimi scopi di Michelini ovvero uscire dal ghetto e accreditarsi come potenziale partner di governo con la DC. Sul piano organizzativo, il partito viene dotato di una struttura centrale con funzionari a tempo pieno; le organizzazioni giovanili vengono fuse in un solo organismo (il Fronte della gioventù); viene enfatizzato il ruolo dei federali e allo stesso tempo viene fortemente centralizzato il processo decisionale, sia tra vertice e periferia sia a livello centrale, dove il segretario del partito acquista sempre maggior potere.
.......... Sul piano ideologico-strategico, il MSI tenta di giocare il ruolo di una destra moderna presentandosi meno nostalgico del passato, raccogliendo le spoglie dei monarchici e cercando consensi al di là del tradizionale uditorio missino. Per marcare questo mutamento di rotta il partito aggiunge al proprio nome il suffisso "Destra nazionale".


Manifesti pubblicati su il Secolo d'Italia per la campagna elettorale del 1972

.......... La strategia di Almirante prevede anche un rinnovato militantismo contro “la sovversione comunista" al fine, anche, di recuperare buona parte di quella dissidenza radicale che aveva alimentato movimenti come “Ordine nuovo” e “Avanguardia nazionale”. Quindi il partito si offre come difensore agguerrito della "maggioranza silenziosa" e, allo stesso tempo, come il potenziale alleato di una coalizione moderata.
.......... Nonostante i clamorosi successi elettorali alle elezioni amministrative parziali del 1971 (13.9 per cento con punte del 21.5 a Catania e del 16.2 per cento a Roma) e alle politiche del 1972 dove il MSI tocca il massimo storico (8.7 per cento) e l'espansione organizzativa (circa 200.000 iscritti), questa strategia non approda a risultati concreti. Le sue contraddizioni interne - revisione ideologica superficiale e scopertamente strumentale, incapacità di controllare le frange più militanti del partito e delle organizzazioni giovanili, conniventi con i gruppi più violenti della destra radicale - e la politica di contenimento adottata dalla DC, preoccupata per il travaso di voti in favore del MSI, conducono la strategia della destra nazionale a un vicolo cieco. La sconfitta elettorale del 1976 (meno 2.6 per cento) provoca uno stato di tensione tra la componente moderata classica, fautrice di un più deciso rinnovamento ideologico e di una stretta intesa con la DC, e la segreteria almirantiana. Lo scontro porta alla fuoriuscita di tale componente che raccoglie più della metà del gruppo parlamentare ma nemmeno una federazione: alla prova delle urne, nel 1979, il partito degli scissionisti, Democrazia nazionale, non raccoglierà nemmeno l’1 per cento dei voti e si scioglierà. L 'uscita della componente più moderata comporta un netto spostamento del partito verso posizioni di maggiore contestazione del sistema, ma soprattutto offre spazio a Pino Rauti, l'antico leader di “Ordine nuovo” rientrato nel MSI agli inizi degli anni Settanta e rimasto fino ad allora piuttosto defilato. Rauti dà vita a una corrente dai tratti innovativi in quanto essa costituisce un laboratorio di progetti rivolti a superare l'ossessivo richiamo al passato.


Un manifesto parigino della nuova internazionale nera. Insieme all'Ordre Nouveau francese, al NPD tedesco, alla Falange spagnola, ecc., anche il Movimento Sociale Italiano. Di particolare interesse la mistificante utilizzazione della simbologia del pugno chiuso e della parola d'ordine dell'indipendenza europea

.......... Il punto di partenza delle riflessioni del gruppo rautiano è il crollo delle ideologie liberal-borghesi e marxiste, entrambe incapaci di rispondere ai bisogni delle società contemporanee e, soprattutto, delle giovani generazioni. Il capitalismo, con la sua riduzione a merce di ogni rapporto, ha distrutto la possibilità di una vita comunitaria, autentica, spirituale: massificazione, consumismo e alienazione - non più disordine, sovversione e comunismo - sono i veri problemi della società contemporanea.

Precedente Torna indietro Continua

A cura del Centro Sociale La Strada............Ultimo aggiornamento 27/12/1996