Carlo Giuliani veniva ucciso da un
proiettile sparato da una pattuglia di carabinieri.
In quei giorni centinaia di migliaia di persone giunsero a Genova per
gridare la loro rabbia contro un modello di sviluppo criminale, che
crea disuguaglianze, fame e sofferenze, reclamando il diritto alla
pace, alla libertà, alla vita.
A queste richieste di giustizia, lo stato ha risposto col piombo,
soffocando nel sangue la speranza di un mondo diverso.
Oggi, a distanza di cinque anni, la memoria di quelle giornate che
indignarono il mondo intero, sembra caduta nell'infinito dimenticatoio
della storia italiana.
Non possiamo dimenticare il corpo di Carlo
steso sull'asfalto, le brutali violenze di una polizia
fascista su manifestanti inermi, le provocazioni, gli arresti sommari,
le negazioni dei diritti fondamentali della persona.
Non possiamo dimenticare la mattanza alla scuola Diaz, le
deportazioni e le torture nella caserma di Bolzaneto.
Non ci limitiamo a chiedere Verità e Giustizia sui fatti di
Genova: la verità la sappiamo fin troppo
bene, e quale giustizia possiamo attenderci da uno stato che
ha premiato i principali artefici di quei crimini a suon di
promozioni???
Quello che chiediamo è che non si dimentichi, che la vita
spezzata di Carlo e le violenze subite da migliaia di compagne e
compagni restino vive nella nostra memoria, e alimentino il
«fuoco» delle nostre battaglie.
CARLO VIVE LA LUCHA SIGUE
Ogni anno, a Luglio, il presidente della regione Toscana
Claudio
Martini organizza il convegno “A New Global
Vision”, con
autorevoli pensatori più o meno collegati al movimento
mondiale,
in cui cerca di accreditare il modello toscano come esempio di buon
governo, attento alle istanze noglobal e ai bisogni dei paesi del Sud
del mondo.
La popolazione toscana vive sulla propria pelle questo modello
neoliberista regionale e sa per esperienza diretta quanto le parole di
S. Rossore siano distanti dalla realtà e dalle pratiche di
governo portate avanti quotidianamente. Il governo regionale dimostra
la propria subalternità al libero mercato e alle dinamiche
della
globalizzazione neoliberista, nell’impoverimento e nella
svendita
dei beni collettivi fondamentali (acqua, aria, terra, energia,
territorio) e nella scelta di privatizzare i servizi locali e la loro
gestione. Tutto ciò significa subordinare gli interessi
della
collettività e dell’ambiente agli interessi del
sistema
industriale e alle rendite fondiarie e finanziarie.
E a nulla servono gli inutili confronti a valle di decisioni
già
prese: la tanto sbandierata democrazia partecipativa di Martini si
è ridotta ad una foglia di fico ingiallita dal tempo e
arrossata
dalla vergogna, in quanto serve a coprire maldestramente un
decisionismo nocivo e ormai insopportabile.
L’ambiguità e
la nocività di questa modalità di governo non
riguardano
però solo gli abitanti della Toscana. Il sistema Toscana
rischia
di essere proposto a modello per tutto il paese e per un neoliberismo
temperato mediterraneo, anch’esso subalterno alle logiche del
libero mercato, della finanziarizzazione dell’economia, del
mantenimento di un modello energetico dissipativo. “ENERGIA:
IL
PROBLEMA, LE SOLUZIONI” è il titolo scelto per la
sesta
edizione del Meeting. Il tema dell’energia è al
centro di
molti conflitti a scala regionale, metropolitana, europea e globale:
conflitti che sul territorio oppongono alle nocività
sanitarie
ed ambientali un’ottica generale e modi di produzione delle
merci, di gestione della materia-energia e del territorio non
energivori e non nocivi. In questi anni abbiamo costruito
collettivamente un poderoso apprendimento sociale e concreti progetti
alternativi al neoliberismo ed abbiamo dato vita ad un coordinamento
tra le realtà di base fondato su aspetti comuni. Per le
ragioni
che abbiamo richiamato, proponiamo a tutte le realtà che si
sono
mobilitate nei territori –comitati popolari, associazioni
ambientaliste, gruppi di base, osservatori, centri di documentazione,
centri sociali, centri servizi autorganizzati, movimento contadino,
movimento dei rurali- di costruire insieme un Contromeeting di
S.Rossore nel pomeriggio del 20 e nell’intera giornata del 21.
Alcune realtà toscane hanno già individuato un
possibile
schema di organizzazione. Ma proponiamo che S.Rossore sia anche
l’occasione per dar vita (in forme rinnovate e più
fertili
che in passato, anche facendo crescere e rafforzando i collegamenti che
già esistono) ad un Coordinamento nazionale permanente tra
tutte
le realtà di base impegnate sulle varie tematiche che hanno
al
centro la materia-energia, nucleare militare e civile, ciclo
dell’acqua, rifiuti, accesso alla terra e ruralità.
Gruppi antinucleari (riunitisi recentemente nell’ incontro
nazionale di Nova Siri), comitati e reti “NO
centrali”,
comitati e reti contro l’attuale gestione dei rifiuti e per
il
varo di una “strategia Rifiuti Zero”, comitati per
il
ritorno al pubblico dei servizi idrici e per una diversa gestione del
ciclo dell’acqua; realtà che lottano contro le
grandi
opere e quelle meno grandi ma ad alto impatto sanitario, sociale ed
ambientale, dai comitati NOTav, a quelli contro le scorie nucleari, a
quelli contro i rigassificatori, ecc. Un coordinamento fondato su
aspetti comuni: nocività del sistema produttivo ed
energetico,
incapacità dello Stato nel garantire la sicurezza, il
lavoro, i
servizi, le garanzie sanitarie e sociali, centralità del
risparmio di materia-energia, dell’allungamento del ciclo di
vita
delle merci e basato su percorsi e pratiche di democrazia diretta e di
partecipazione reale.
Questo in vista della costruzione collettiva –a partire
dall’autunno prossimo- di vertenze che abbiano al centro il
tema
materia-energia-informazione, la produzione di merci, i meccanismi di
riproduzione sociale, la precarietà
dell’esistenza, la
proprietà collettiva dei beni comuni. E per rafforzare i
tanti
conflitti progettuali globali esplosi negli ultimi anni a scala
regionale, metropolitana, europea e internazionale. Il tema
dell’energia, a livello globale, determina le relazioni
mondiali
e coinvolge tutta l’umanità: chi ne usa ed abusa e
chi ne
paga i costi umani, sociali ed ambientali, secondo meccanismi di
mercato che non fanno che ampliare la forbice tra chi ha e chi non ha.
Uno scenario aggravato dal progressivo esaurimento dei combustibili
fossili, e dalle politiche internazionali che mirano al controllo delle
aree di produzione e distribuzione di gas e petrolio.
Si pone a livello globale il problema di una transizione energetica da
un modello dissipativo (che brucia risorse non rinnovabili) a un
modello conservativo basato su fonti rinnovabili. Questa fase di
transizione non puo` essere considerata come pura e semplice
diversificazione delle fonti di approvvigionamento, senza nulla
incidere sui meccanismi fondamentali della produzione e del consumo.
E’ necessario riabaltare la logica che vuole maggiore flusso
(non
importa se con maggiore spreco, maggiori costi, maggiore
inquinamento…) e tornare ad un uso oculato, facendo bastare
quel
che c’e` e riprisitinando le riserve per le generazioni
future.
Dobbiamo tornare a chiederci a cosa serve una quantità
così grande di energia: serve davvero per migliorare la
qualità della nostra vita, la coerenza dei nostri
insediamenti,
la vivibilità dell’ambiente? O non serve piuttosto
per
continuare uno sviluppo economico basato sui profitti di pochi e la
mercificazione della Natura, che non fa che degradare la
qualità
della vita sulla Terra?