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CSA Intifada Ponte a Elsa Empoli Maggio Giugno 2007

martedí 5 giugno 2007

9 GIUGNO MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA
Corteo da P.della Repubblica (ore 15) a P.Navona

No Bush No War day
Contro la guerra globale permanente di Bush
Contro l'interventismo militare del governo Prodi
Aggiornamenti da Globalproject

Il presidente Usa, George Bush verrà in Italia il 9 giugno, su invito del governo Prodi per ribadire in questo modo la convinta alleanza militare e politica dell'Italia con gli Stati Uniti. Oggi il presidente Bush ha contro la maggioranza del popolo degli Stati Uniti ma mantiene l'appoggio delle lobbies militari, petrolifere e dell'industria delle armi. Bush è l'estremo interprete della volontà di egemonia mondiale delle classi dominanti statunitensi, volontà che porta da decenni gli USA, indipendentemente dall'alternanza dei governi, ad intervenire militarmente ovunque, con truppe, colpi di stato, stragi e attentati.
Questa volontà di dominio, che fa della guerra una vera e propria strategia politica con la capacità di esportare conflitti dall'Africa all'Asia, dall'America latina alla stessa Europa (Balcani), produce sudditanza politica e culturale.
IMG_no-bush In Italia la destra considera Bush il proprio punto di riferimento ma anche il governo Prodi, eletto grazie anche ai voti del movimento no-war "senza se e senza ma", è orgoglioso dell'alleanza con tale amministrazione e si prepara a ricevere in pompa magna il presidente Usa a Roma.
Questa subordinazione caratterizza anche l'organica politica di intervento militare che il governo Prodi sta praticando, sia pure nella versione "multilaterale", cioè "concertata" con le altre potenze. Un'internità alla logica della guerra che spinge a mantenere le truppe in Afghanistan, che ha aumentato vistosamente le spese militari (+13% nella Finanziaria), che vuole imporre a popolazioni unite nell'opposizione, nuove basi militari come a Vicenza (ma anche a Cameri e in altri luoghi in via di ampliamento), che partecipa alla costruzione di micidiali armi come l'aereo da guerra F35 o lo Scudo missilistico, e conserva le bombe atomiche disseminate nel nostro territorio, come a Ghedi e Aviano.
E' questa subordinazione, politica e culturale, che ha abbandonato una delle esperienza più limpide del pacifismo italiano, quella di Emergency, tradita e sacrificata al governo Kharzai e ai suoi servizi segreti che detengono illecitamente Rahmatullah Hanefi.
Ma la guerra è guerra indipendentemente dalle bandiere usate per condurla e va ripudiata, come il militarismo governativo, che ha riconfermato o promosso le missioni belliche.
Per questo, come tanti e tante in tutto il pianeta e in mille forme, ci prepariamo ad accogliere Bush come si accoglie un vero e proprio guerrafondaio.
Lo facciamo per i torturati di Guantanamo, per i bruciati vivi di Falluja, per i deportati, per quelli rinchiusi nei campi di concentramento in mezzo mondo. Ma lo facciamo anche per dire che esiste un'altra Italia.
Un'Italia che vive già in un altro mondo possibile e concreto. E' quella dei movimenti che si battono contro le basi militari, contro la devastazione ambientale, per i diritti sociali, contro i cpt. Che si batte contro la privatizzazione dell'acqua e la rapina dei beni comuni, contro le spese militari e il riarmo globale.
Il 9 giugno quindi è un giorno importante per la ripresa del cammino del movimento no war nel nostro paese. Vogliamo il ritiro delle truppe italiane da tutti i fronti di guerra, Afghanistan in primis, la chiusura delle basi militari USA e NATO, la restituzione di quei luoghi alle popolazioni per usi civili, per giungere all'uscita dell'Italia dalle alleanze militari. Esigiamo la rimozione dal territorio nazionale degli ordigni nucleari e delle armi di distruzione di massa. Diciamo basta alle spese militari, rifiutando lo Scudo missilistico e i nuovi aerei da guerra, affinché le decine di miliardi di euro vengano usati per la scuola e la sanità pubblica, per i servizi sociali, per il miglioramento ambientale, per il lavoro e il sistema previdenziale pubblico. Pretendiamo che il governo Prodi ottenga l'immediata liberazione di Hanefi e restituisca ad Emergency il suo ruolo meritorio in Afghanistan.
La mobilitazione del movimento no-war - che ha già tre tappe importanti: la manifestazione contro la progettata base militare a Novara il 19 maggio oltre a quelle di Aviano e Sigonella; le Carovane contro la guerra, che arriveranno a Roma il 2 giugno per protestare contro la parata militare sui Fori Imperiali; la mobilitazione europea contro il G8 di Rostock-Heiligendamm - culminerà il 9 giugno in una grande mobilitazione popolare a Roma che farà sentire a Bush e Prodi l'avversione e il ripudio nei confronti delle guerre, delle corse agli armamenti del militarismo e DICHIARERA' IL PRESIDENTE USA OSPITE NON GRADITO.
Ci uniamo alla popolazione di Vicenza per ribadire a Bush la più chiara determinazione e la più netta opposizione possibile a non consentire la costruzione della base Dal Molin.
Inoltre lanciamo la campagna perché sia garantita la possibilità a tutti/e coloro che vorranno manifestare di raggiungere Roma in treno.
COMITATO 9 GIUGNO
L'appuntamento per Empoli ore 8.15 alla stazione x Firenze rifredi(orario provvisorio)
vedi il manifesto 9 GIUGNO MANIFESTAZIONE NAZIONALE A ROMA

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Venerdí 25 Maggio 2007

DiVinoInFrasca/Terra e Libertà/Critical wine 007
1-2-3 Giugno: tre giorni sulla TERRA nel ricordo di Luigi Veronelli

DOCUMENTO DIVINOINFRASCA 2007



In questi ultimi anni abbiamo verificato, non senza soddisfazione, la convergenza delle motivazioni che hanno innescato l'esperienza del GAS, (intrapresa come risposta autorganizzata nel 2001 all'affacciarsi degli OGM sulla scena alimentare globale) e le istanze di resistenza alle politiche liberiste di globalizzazione dei mercati e delle produzioni: politiche che tanto a livello locale che globale deprimono il segmento primario della produzione agro-alimentere (i contadini, produttori agricoli) a favore di quelli commerciali, soprattutto ipermercantili. Questo in tutto il mondo provoca una emorragia costante di aziende agricole, piccoli produttori e in genere dei soggetti rurali dalle campagne; dove non si realizza questa fuoriuscita per cause economiche "di mercato"(perlopiù nei paesi industrializzati) i mega-progetti di devastazione ambientale (dighe, industria estrattiva e energetica, raffinerie) la impongono a forza con deportazioni di intere comunità.
Entrambe riconducono al fattore comune della Sovranità Alimentare, intesa come diritto a coltivare/consumare quello che ci necessita secondo le modalità che riteniamo opportune e sostenibili.
Di fatto la delocalizzazione delle grandi produzioni agricole (monocolture) e l'uso dei migliori terreni per prodotti da esportazione minano in profondità il diritto e le possibilità di alimentarsi a milioni di lavoratori della terra, nei paesi poveri.
In quelli industrializzati il precipitare dei prezzi pone fuori mercato la stragrande maggioranza dei piccoli produttori, dell'impresa diretto coltivatrice, destinando l'intero comparto agricolo primario all'abbandono o all'ipersfruttamento della manodopera da parte di imprenditoria senza regole.
Tutto questo ha come obbiettivo ottenere milioni di docili consumatori che basano la propria alimentazione sulla distribuzione ipercommerciale.
La grande distribuzione alimentare è l'unico soggetto che insieme agli speculatori commerciali trae enormi profitti dalla globalizzazione gestendo in totale autonomia i prezzi al consumo ed al produttore.
La merce, lo sappiamo bene, è quella massificata, prendere o lasciare. Alimenti realmente genuini sono relegati in segmenti di nicchia, inaccessibili per prezzo e luogo ai più.

I GAS attualmente rappresentano, crediamo, un percorso autogestito di alimentazione controllata ed al contempo un tentativo di salvaguardia e promozione delle realtà produttive contadine locali condiviso da parte di un numero crescente di famiglie, lavoratori, gruppi di persone, sulla base comune del rispetto della Terra, del Lavoro, del Tempo secondo principi etici semplici ma chiari.

Il circuito dei Gas nell'Empolese Valdelsa, come peraltro in tutte le realtà nazionali ove presente, muove ormai numeri interessanti di partecipanti, si è moltiplicato sul territorio con nuove e autonome aggregazioni e manifesta volontà di coordinamento a livello locale.
Crediamo che ancora molto lavoro debba essere fatto per sedimentare pratiche e rapporti sul territorio, tanto nella organizzazione del circuito dei produttori quanto in quella interna della autogestione, che deve garantire forme agili e partecipate. All'esterno il circuito GAS viene spesso sopravalutato, inteso quale canale di collocazione dei prodotti aziendali che normalmente si scontrano con l'inesistenza e/o l'inadeguatezza dei mercati tradizionali.

Riteniamo che la destrutturazione dei rapporti di lavoro, con la progressiva precarizzazione sociale ormai perpetrata disinvoltamente da ogni struttura lavorativa, imponga una riflessione seria sulle micro-economie locali.
L'insieme dei lavoratori, migranti, anziani, che vedono compressi e compromessi  i propri redditi possono costruire percorsi di mutuo-soccorso organizzandosi in reti di consumatori-produttori in grado di sostenersi a livello locale nell'ambito dei beni e dei servizi primari; questo è tanto più evidente quando ci si cala in realtà urbane e periurbane, dove la crisi economica, la mancanza di casa, lavoro, diritti, protezione sociale sperimenta da anni percorsi di appropriazione di spazi, sottratti alla speculazione edilizia e mercantile: nelle periferie urbane riteniamo possibile una nuova stagione di occupazione di terreni, case, strutture in disuso da parte di chi esprime bisogni primari, per costituire attività minime di sussistenza, in forma organizzata.
Questa necessità di ritrovarsi assieme sulla base della soddisfazione dei  bisogni primari ben identifica il nostro concetto di mercato, cioè un luogo dove sia possibile trarre beneficio paritetico dallo scambio di beni, caratterizzati da formule di produzione condivise: una logica che da priorità al soddisfacimento dei bisogni piuttosto che al consumo, che si pone come obbiettivo la decrescita responsabile piuttosto che la fagocitosi di merce.
In questo senso approcciamo oggi alla discussione di forma-mercato nei nostri luoghi di autogestione, consapevoli che per un numero sempre maggiore di uomini/donne costretti alla auto-imprenditoria dalla crisi globale non esistono spazi agibili di proposizione del proprio lavoro.
Lo spazio/tempo di mercato che ci piace immaginare è ovviamente quello dove oltre alla merce si veicoli anche il senso della fatica, dell'impegno, del Lavoro, quali elementi finalmente ri-condivisi.
Pensiamo quindi a piccoli e rudimentali mercati di produttori locali, inseriti e partecipi di reti di mutuo-soccorso, con partecipazione libera ma subordinata  a formule di auto-certificazione e co-gestione dello spazio e del momento mercato.
Concordiamo sul fatto che i caratteri distintivi di questi spazi mercato siano: la forma della vendita diretta, senza intermediazioni o dazi, sulla base di criteri di trasparenza (prezzo sorgente), la salubrità e l'eticità sociale ed ambientale dei criteri e dei rapporti di produzione degli alimenti. La forma dell'auto-certificazione dei propri metodi di produzione da parte del produttore contadino ed al contempo la propria messa in gioco in un contesto sociale di comunità ci pare sia più interessante e proficuo delle certificazioni ufficiali, alte, lontane, onerose e spesso sterili.

Su queste basi, che ricalcano altre esperienze in atto a livello nazionale, proponiamo quindi un dibattito aperto sulle opportunità di  apertura di uno spazio-mercato a livello locale di Empoli, che raccolga i produttori di zona che condividono le idee base dei "mercati dei prodotti della terra", molti dei quali sono già inseriti ed attivi all'interno dell'esperienza GAS.
Uno spazio mercato a cadenza settimanale, co-gestito dai produttori, che oltre alla proposizione dei prodotti veicoli anche tematiche specifiche dell'agricoltura sostenibile, della solidarietà contadina, del consumo critico.

Ci sembra importante però evitare il rischio che la forma mercato non si sovrapponga o peggio fagociti l'iniziativa del GAS: riteniamo infatti che questi siano momenti distinti, che sviluppano differentemente aggregazione ed autorganizzazione pur correndo paralleli; infatti destrutturare il sistema dei GAS per la forma mercato non assicura la continuazione dei rapporti di organizzazione della domanda e la proposta di soddisfacimento presso i produttori (per intendersi le forme di "adozione" di piccoli produttori, la domanda organizzata e continuativa che permette al piccolo produttore di interfacciare il mercato con "commesse").

Allo stesso tempo, vorremmo intraprendere come GAS di Empoli, in forma coordinata, una azione politica esplicita volta all'apertura dei mercati tradizionali, i mercati settimanali dei comuni del Comprensorio, ai piccoli produttori diretti coltivatori che ne facciano richiesta, superando l'impostazione attuali dei permessi, dei posti fissi, del numero chiuso che spesso e volentieri premia consolidati privilegi clientelari e fa il gioco dei commercianti al dettaglio, tenendo fuori dal mercato, estranei alla intercettazione della popolazione, i soggetti principali dei prodotti della terra.
Ci sembra infatti paradossale che nel tempo della totale sottomissione al dio Mercato chi ha buona merce da vendere per la propria sopravvivenza sia di fatto interdetto dai luoghi di mercato.

Invitiamo chi interessato al dibattito su questi temi nelle giornate del DiVinoInFrasca 2007 presso il CSA Intifada di Empoli, giorni 2 e 3 di Giugno vedere (programma)
CSA INTIFADA

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Mercoleddí 2 Maggio 2007

Empoli 1 Maggio 2007 piazza della vittoria è la piazza dei precari e dei migranti!!!!

Comunicato stampa

corteo 1 maggio 150/200 lavoratrici/ori con al volto maschere bianche a simboleggiare l'invisibilità dei lavoratoti precari hanno sfilato dietro lo striscione Precari da morire! che apriva il corteo contro il precariato e contro le troppe morti sul lavoro.

Un corteo promosso e organizzato dal collettivo precario, cobas empoli valdelsa, cobas ati e csa intifada.
Dal camion dei Cobas per tutto il percorso sono riecheggiati i nomi delle lavoratrici e dei lavoratori che nel 2006 hanno perso la vita durante l'orario di lavoro, insieme alle performance eseguite dallle compagne/i del collettivo precari, performance che mimavano la morte dei lavoratori con la triste sagoma bianca tracciata sull'asfalto delle vie di Empoli tra gli applausi rispettosi delle persone che affollavano i lati.
corteo 1 maggio

Il corteo è terminato in piazza della vittoria (da oggi rinominata piazza dei precari e dei migranti) con una serie di interventi che hanno sottolineato l'importanza dei percorsi dell'autorganizzazione sociale, la necessità di non dare in pasto alle finanziare il proprio TFR e quindi lasciarlo in azienda, contro il sindacalismo istituzionale cgil/cisl e uil che invece di difendere i lavoratori ormai sono parte integrante degli interessi padronali.
Al termine è stata ricordata la vicenda del responsabile di Emergency Rahmatullah Hanefi ancora detenuto in Afghanistan.
corteo 1 maggio
CSA INTIFADA

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