CARATTERE SEDIZIOSO
DELLA MANIFESTAZIONE DEL 10.09.94

Il complessivo comportamento delle persone che hanno preso parte alla manifestazione nazionale delle "opposizioni sociali" organizzata sabato 10 settembre in questo capoluogo dal Centro Sociale Leoncavallo, si e' caratterizzato per avere espresso "il non equivoco fine di ribellarsi verso i pubblici poteri e verso gli organi dello Stato cui spetta il diritto-dovere di esercitarli".

Sin dal concentramento in piazza Oberdan, infatti, i componenti delle prime file del corteo, forti dell'appoggio derivante dalla presenza di numerose migliaia di "compagni", hanno espresso il palese proponimento di turbare la pacifica convivenza e l'ordine pubblico con il ricorso a illeciti comportamenti come il travisamento dei volti, la minacciosa esibizione di bastoni di grosse dimensioni, il ritmato scandire di slogans e urla altamente lesivi del prestigio delle Istituzioni dello Stato (il cui tenore e' gia' stato segnalato nella comunicazione del 12 settembre).

E' pacifico, non contestabile e di tutta evidenza che il concreto significato di tutti gli illegittimi comportamenti elencati (a cui devono aggiungersi quelli risoltisi nel fitto lancio di bottiglie e sassi che i manifestanti hanno indirizzato contro reparti delle forze dell'ordine posizionati ai Bastioni di Porta Venezia, luogo di concentramento del corteo) non puo' essere sfuggito a tutte le persone che volontariamente hanno deciso di partecipare alla manifestazione.

Le considerazioni che precedono, confortate e dimostrate dalla dinamica degli avvenimenti, documentato dagli operatori del locale Gabinetto di Polizia Scientifica) appaiono pił che sufficienti per fondare e legittimare la contestazione del reato di radunata sediziosa che con la comunicazione del 12 settembre si e' mossa alle 104 persone segnalate a codeste Procure della Repubblica.

E' infatti opinione di quest'Ufficio che gli incidenti verificatisi in via Turati e piazza della Repubblica abbiano trovato il loro innesco nella condotta ab origine sediziosa dei manifestanti.

Prova di quanto affermato puo' essere facilmente tratta dalla lettura dell'allegato documento (all. n.1) che il "Centro Sociale Pedro" di Padova (emanazione dell'ala pił oltranzista dell'autonomia padovana) ha diffuso nei giorni immediatamente successivi alla manifestazione del 10 settembre per rivendicare la volonta' e il significato politico della "ribellione milanese" ("noi abbiamo lucidamente scelto di ribellarci ... e francamente siamo molto contenti di averlo fatto").

Analoghe argomentazioni sono state riprese dai portavoce del "Pedro" nell'intervista di cui e' parola nel quotidiano "La Repubblica" del 19 settembre 1994 (all. n.2)

Nella stessa ottica ha fatto seguito all'intervento dei padovani una replica del noto D.Sandro (alias Sandrone, figura leader del C.S. Leoncavallo, gia' ricompreso nell'elenco dei 104 denunciati) tutta improntata a sostenere la necessita' di rompere gli schemi e l'importanza, non altrimenti sostituibile, della violenza come atto di liberazione (all. n.3)

L'esame della documentazione fotografica ha consentito al personale operante di riconoscere tra i partecipanti alla radunata sediziosa le seguenti ulteriori persone, non menzionate come tali nella comunicazione del 12 settembre:

(segue elenco di n. 26 nomi)


RESPONSABILITA' PENALE DEGLI INCIDENTI

Nella comunicazione del 12 settembre si e' gia' avuto modo di segnalare come l'intero svolgimento del corteo sia stato caratterizzato e accompagnato dalle inequivoche esortazioni, scandite, attraverso gli altoparlanti collocati sul furgone abitualmente utilizzato dai "leoncavallini", dai due pił noti portavoce del Centro Sociale Leoncavallo F.Daniele e G.Riccardo, secondo gli stessi, infatti, era giunto il momento di lottare per la democrazia diretta, presentandosi finalmente la possibilita' di "violare i divieti" (ovvero le prescrizioni imposte dal Questore di Milano alle modalita' di svolgimento della manifestazione) facendo proseguire il corteo sino a Piazza Duomo ("IL CORTEO, CHE GLI PIACCIA O MENO, PROSEGUIRA' FINO A PIAZZA DUOMO").

Dopo aver raggiunto piazza Cavour, previsto luogo di scioglimento del corteo, i militanti delle "opposizioni sociali", fedeli al volere dei loro ispiratori (i citati F.Daniele e G.Riccardo) hanno tentato con un fitto lancio di pietre, sassi, bottiglie di vetro e razzi di forzare il contingente di forza pubblica che il Primo Dirigente Lapi dr. Filippo aveva disposto in via Manzoni, senza pero' riuscire ad aprire un varco verso il cuore del centro cittadino. Contestualmente, a pił riprese si registrava un fitto lancio di pietre, bottiglie, bastoni e altri oggetti ai danni del contingente disposto all'inizio di via Fatebenefratelli, minacciosamente fronteggiato per diversi minuti da un cordone composto da alcune decine di manifestanti travisati.

Anche a prescindere dalle argomentazioni sopra esposte in ordine al carattere sedizioso del corteo, si ritiene opportuno, ai fini dell'attribuzione di ulteriori responsabilita' ai singoli manifestanti, operare una precisa differenziazione in grado gia' di per se di qualificare il comportamento tenuto dagli autonomi una volta giunti nella piazza Cavour.

Difatti, a seguito di preavviso di manifestazione con corteo fatto pervenire all Questura di Milano in data 6 settembre a firma F.Daniele, C.Alfredo e S.Rachele, il Questore, con provvedimento notificato il successivo 9 settembre a F.Daniele, disponeva tra le prescrizioni ex art. 18 TULPS che il corteo avesse termine in piazza Cavour e non gia', come nell'intenzione espressa dai promotori, in piazza Duomo, da raggiungersi attraverso via Manzoni e piazza Scala.

Da quanto sopra puo' oggettivamente ricavarsi il limite spazio/temporale entro il quale e' possibile parlare di manifestazione effettuata con il consenso dell'Autorita', ed oltre il quale e' di fatto andato a collocarsi il perdurare della illecita presenza - in particolare nelle forme e nei modi gia' ampiamente descritti - dei manifestanti all'interno di piazza Cavour.

Cio' che contribuisce ad avallare l'ipotesi dell'illiceita' della condotta in quel contesto tenuta da quegli autonomi che non sono defluiti al termine della manifestazione autorizzata e hanno complessivamente concorso all'azione intimidatoria e violenta esercitata nei confronti dei suddetti contingenti di forze dell'ordine.

Alle 18.30 si sono quindi verificati i primi incidenti che gli autonomi hanno deliberatamente provocato aggredendo proditoriamente un piccolo contingente di forza pubblica posto in via Turati al comando del Primo Comandante D'Amato dr. Gaetano.

I manifestanti (rappresentati anche in questa sede da F.Daniele) avevano difatti poco prima concordato con il dirigente di ordine pubblico Primo Dirigente Arcodia Giuseppe, l'autorizzazione a defluire in forma di corteo verso piazza della Repubblica percorrendo via Turati.

Le riprese filmate effettuate dall'elicottero della Polizia di Stato documentano, smentendo ogni possibile tesi di differente natura, il momento del primo assalto mosso alle forze dell'ordine, e la responsabilita' degli autonomi nello scatenamento dei disordini.

L'arretramento del contingente di polizia in via Turati ha imbaldanzito gli autonomi che hanno con decisione proseguito la loro avanzata attaccando i reparti di polizia posti in largo Donegani a protezione delle strutture del Consolato degli Stati Uniti d'America.

Durante l'intera fase degli scontri (succedutisi in piazza Cavour, via Turati, largo Donegani e piazza della Repubblica) tutti i manifestanti - la cui consistenza si era assottigliata a circa duemila unita' - hanno dimostrato attraverso il lancio di "sampietrini" e altri oggetti, con la formazione di "cordoni rinforzati di protezione" di militanti totalmente o parzialmente travisati, l'evidente volonta' di opporsi all'azione delle forze di polizia che tentavano, dopo essersi riorganizzate, di porre termine agli incidenti.

Per le argomentazioni qui riportate, si ritengono acquisiti concordi elementi di responsabilita' nei confronti delle sottoelencate persone delle quali si e' in grado di documentare la condotta inequivocabilmente diretta ad ostacolare lo svolgimento della dovuta azione di contrasto delle forze di polizia - come sicuramente nel caso dei militanti dell'"opposizione sociale" presenti in forma organizzata in piazza Cavour angolo via Manin, e in largo Donegani nella fase pił acuta degli scontri - e per ognuna delle quali si indica il relativo riferimento numerico nella documentazione fotografica e filmata che si allega alla presente comunicazione; non senza mancare di osservare che appare altresi' ragionevole ipotizzare per le stesse il concorso nell'azione devastatrice condotta dalle frange di manifestanti artefici degli scontri con le forze dell'ordine, concretatasi in una serie di innumerevoli danneggiamenti lungo tutta la via Turati, oltre che di incendi di autovetture, situazione quest'ultima necessitante l'intervento di personale dei VV.FF. per il grave e concreto pericolo derivatone per la pubblica incolumita':

(segue elenco di 39 manifestanti con l'indicazione dei fatti che sarebbero stati da loro commessi)

Il riconoscimento fotografico e' stato effettuato congiuntamente dal Commissario Baffi dr. Carlo, dal Vice Sovrintendente Martino Giovanni e dall'Agente Anaclerio Vincenzo. Lo stesso personale ha svolto il lavoro di riconoscimento sui rilievi fotografici del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica e delle televisioni private "Lombardia 7" e "Telelombardia".

Segnalazione a cura del Commissario Capo della Polizia di Stato Graziano dr. Massimo e del Commissario della Polizia di Stato Baffi dr. Carlo.

p. il Dirigente la D.I.G.O.S.
CAPECELATRO dr. Edmondo