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16 agosto 1989: il giorno piu' lungo

Dopo lo sgombero, le diverse decine di compagni presenti all'esterno del Centro non restano inattivi. L'appuntamento dato via Radio Popolare e' al centro Sociale Acquario e vi si ritrovano una cinquantina di compagni. Le idee sul da farsi non sono ancora chiare: si pensa ad un corteo per la sera davanti al Leoncavallo, che verra' poi rinviato alla sera dopo. Un gruppo di compagne stende una bozza di volantino da diffondere nella citta' per informare i milanesi dell'accaduto.
Alcuni compagni si recano davanti alla questura, dove vedono uscire con il contagocce i fermati che vengono denunciati a piede libero. Molti si precipitano al pronto soccorso: nessuno esce illeso. Raccontano di essere subito stati separati dagli altri: i "26" che restano dentro in stato di arresto: non ne sanno nulla.
Per rispondere alle numerose falsita' della conferenza stampa tenuta dal questore alle h 11, viene subito convocata una contro-conferenza stampa all'Acquario. Intanto il Leoncavalllo e' presidiato militarmente. Viene negata la possibilita' di accedervi per recuperare le cose di valore rimaste sotto le macerie, come l'impianto stereofonico e i materiali del centro di documentazione.
Al microfono aperto di Radiopop pervengono telefonate di solidarieta' da tutta Italia e dall'estero. A Berlino per il giorno dopo e stato indetto un sit-in di protesta davanti all'ambasciata italiana. Nel tardo pomeriggio la prima notizia ufficiale: i "26" sono stati trasferiti a S. Vittore e i due minorenni al Beccaria: probabilmente saranno interrogati il giorno dopo, senza dover subire attese pericolose in questura. Per la sera appuntamento al centro sociale Scaldasole per fare il punto della situazione.


testo tratto dal libro bianco a cura della federazione milanese di Democrazia Proletaria "Leoncavallo 1975-1989: dalla nascita alla ricostruzione