ALLA MILANO CHE NON SI SENTE IN TRINCEA ALLE DONNE E AGLI UOMINI CHE RIFIUTANO LE POLITICHE DELL'INSICUREZZA
Nella campagna innestata sui fatti di cronaca avvenuti nei primi giorni di gennaio a Milano si e' evidenziata l'intenzione di diffondere un allarme generalizzato per una presunta massa di immigrati-delinquenti che premono alle frontiere dell'Europa.
Allarme funzionale alla costruzione di un Europa perimetrata, conchiusa nella mano libera dei suoi imprenditori, rinserrata nella rendita privata e incapace di guardare a ricette diverse dalla sistematica diffusione di un allarme sociale che e' utile soltanto a coloro che lo lanciano.
La paura indotta per la recente serie di gravi eventi di sangue ha creato il nemico e potenzialmente costruito il consenso per attuare provvedimenti di cui l'apertura dei lager per i senza-documenti, i cosiddetti centri di permanenza temporanea, e' solo un esempio.
Vecchie idee, vecchie ricette. Si parla di ordine pubblico, si diffonde il pubblico panico, si perseguono i diritti individuali, si militarizzano i territori e le relazioni sociali.
Questa campagna contrabbanda dunque sotto la voce "sicurezza" altri e ben diversi intendimenti.
Infatti egualmente gravi dell'apertura del "centro di permanenza temporanea" di Via Corelli sono le politiche territoriali che da questa campagna scaturiscono e che vanno nel senso, da sempre proposto e sbandierato dalle destre della citta' di Milano, e temiamo, piu' in generale del paese.
Direzione che si evidenzia in un rafforzamento costante e potenzialmente senza limiti dell'attivita' di controllo e repressione sul territorio, cui non sfuggono comportamenti molto distanti dai fatti sanguinosi degli ultimi giorni.
Valgano per tutti gli interventi tentati dall'amministrazione comunale di Milano contro la prostituzione, gli occupanti abusivi, i giovanissimi writers, gli immigrati e molti altri soggetti ancora che nulla hanno a che fare con questa emergenza inventata o l'appello per la manifestazione a Milano, per cavalcare la tigre della indotta richiesta di legge e ordine.
Sconcerta che poche voci si siano levate per affermare che proprio coloro che piu' forte gridano a favore della pubblica sicurezza, sono in realta' promotori di insicurezza pubblica. Non puo' infatti sfuggire che l'attuale situazione trae origine proprio dalle politiche che oggi si vorrebbero rafforzare, e che invece un intervento sulla qualita' del vivere nelle metropoli deve partire da una totale modificazione in senso antiproibizionista dell'attuale, fallimentare, legge sugli stupefacenti, come della legge vigente sulle politiche migratorie, e dal varo immediato di serie politiche sociali e dell'accoglienza.
La strada intrapresa e' invece, ovviamente, quella descritta che guarda a modelli metropolitani d'oltre oceano che a tutto possono servire fuorche' ad essere d'esempio per chicchessia e che testimoniano invece il disastro di una strada pluriennale e senza uscita, in cui la riduzione delle politiche sociali si rincorre con una lievitante spesa destinata alle voci di bilancio piu' ottusamente repressive.
Questa politica incontra delle resistenze e noi che non vogliamo accettare un lager moderno nella nostra citta' torniamo a dimostrare la nostra ferma opposizione.
Facciamo appello alle forze che condividono questo rifiuto, come il rifiuto per una deportazione forzata di persone che non hanno commesso dei reati, chiediamo che queste forze, queste donne e questi uomini facciamo sentire la loro voce, dividano con noi l'impegno per costruire una opposizione.
Aderiamo quindi alla giornata europea di mobilitazione contro i lager per senza-documenti per il 23 gennaio, e invitiamo infine ad accompagnare la manifestazione europea con una forte mobilitazione che ne rafforzi e amplifichi i contenuti, contrastando coloro che, come sempre, vorrebbero fare un deserto e chiamarlo legalita'.
per adesioni
Associazione Ya Basta! Lombardia yabasta@tin.it
Centro Sociale Leoncavallo csleo@tin.it