REDDITO UNIVERSALE DI CITTADINANZA
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Sappiamo bene che ti manca il tempo, che la tua vita è stata messa al lavoro, sia che tu abbia un impiego o nella continua ricerca di esso.
Sappiamo bene che in ogni momento della giornata ci viene richiesto di concentrarci, di mettere in produzione il nostro sapere, le nostre capacità.
Insomma tutto di noi stessi va messo in comunicazione per il bene dell'economia e la garanzia del profitto.
Quindi dobbiamo saper essere flessibili, formarci in continuazione, cambiar lavoro o non averlo a seconda delle esigenze delle imprese impegnate a competere nel mercato globale.
E anche il nostro reddito deve essere flessibile e contenuto, dobbiamo smetterla di pensare alle garanzie e sbatterci per sbarcare il lunario.
In sintesi il messaggio è questo: la ristrutturazione continua, poggiata sulle alte tecnologie e l'alta produttività non è compatibile con la piena occupazione, ha bisogno della massima flessibilità del lavoro.
La moltitudine della società dovrà essere disponibile a piegarsi in qualsiasi momento a ciò che la finanza e le imprese richiedono: non importa se siamo addetti alle pulizie o alla programmazione di sistemi informatici.
Questo modo di intendere le cose da parte capitalista ci ha portati tutti alla precarizzazione dell'esistenza, all'isolamento e alla competizione degli uni verso gli altri.
Se tornare indietro è impossibile e non interessante pensiamo sia necessario cominciare a riparlarci e a comunicare per noi stessi, ricomporci.
Una prima, timida risposta, però fondamentale, a questo andazzo di precarietà è quella di dire :
LAVORO O NON LAVORO ORA VOGLIAMO REDDITO
- Dai 16 anni in su vogliamo almeno 1.000.000. al mese per tutti, anche gli immigrati per non accettare qualsiasi schifezza di lavoro e gestire meglio il nostro tempo
- Accesso gratuito a beni e servizi (casa, trasporti, scuola, sanità) per chi vive precariamente o ha un salario o una pensione insufficiente.
E' ormai tempo di pensare a costruire dal basso, autogestire e organizzare una società ricca e libera per uscire dall'inutilità del capitale.
E forse riusciremo a conoscere un mondo in cui donne e uomini potranno spostarsi liberamente e non costretti a emigrare per miseria e guerre.
Insomma una biopolitica per ripristinare l'ambiente.
CENTRO SOCIALE LEONCAVALLO
f.i.p Mi via Watteau 7 - 5/11/98