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ESTRATTO DAL DOSSIER SULLA MORTE DI FAUSTO E IAIO

di Umberto Gay e Angela Valcavi



   LA CONTROINFORMAZIONE

   E' capitato molte volte in questi dieci  anni: nei  momenti  di
   maggiore stanchezza e sconforto era come se il duplice omicidio
   di Fausto e Iaio  non  fosse mai avvenuto. Raramente a un fatto
   tanto doloroso  ed  eclatante e' toccata tanta sottovalutazione
   da parte di Magistratura  e  Forze dell'Ordine. Raramente su un
   fatto con  caratteristiche  come queste  si e'  registrata  una
   chiusura tanto ferrea nei  circuiti  dell'extralegalita': nulla
   doveva trapelare.

   Il 22 marzo 1978 Milano ha assistito silenziosa e forse stupita
   ai funerali  di  due  ragazzi sconosciuti: il popolo di Milano,
   100.000 persone commosse e forti di rabbia in piazza S. Materno
   per l'ultimo saluto a Fausto e Iaio.
   Messaggi,  poesie,  centinaia  di  pensieri  per  Fausto e Iaio
   lasciati,  tra  i  fiori,  sul  luogo   dell'omicidio,  in  via
   Mancinelli, recapitati al Centro Sociale Leoncavallo, in onda a
   Radio Popolare.
   Per giorni e  notti, mentre  i cortei attraversavano la citta',
   le segreterie dei sindacati  erano  riunite  in  permanenza per
   decidere, non senza discussioni  e litigi, la partecipazione ai
   funerali. Lo stesso all'Anpi. Poi, il 22, tutte le fabbriche di
   Milano si fermarono e  decine  di  consigli di fabbrica presero
   parte al corteo tunebre: c'era anche il consiglio di Mirafiori;
   da  Torino.  C'erano  pochissimi  studenti. Molte  mamme. Molti
   pensionati.


   CLIMA/MILANO/DROGA

   Il  clima  di  quelle  settimane  sul  fronte droga a Milano e'
   piuttosto caldo: nella zona Lambrate-Casoretto, in particolare,
   si registra un'escalation  di  avvenirnenti. Da  parecchi  mesi
   ormai tutte le componenti  della  Nuova  sinistra sono scese in
   campo con varie iniziative contro lo spaccio dell'eroina: dalle
   denunce generali a quelle piu' specifiche  e  particolareggiate
   sui luoghi di spaccio (vie, giardini, locali).
   In  tutta  la  citta'  e  nell'hinterland parecchi spacciatori,
   piccoli  e  medi vengono duramente picchiati e non sono pochi i
   bar  che  bruciano   perche'  individuati   come   ritrovi   di
   trafficanti.
   Nell'area  di  Autonomia  in  particolare  e  in  alcuni centri
   sociali  nasce  l'idea  di  un  grande dossier-libro bianco che
   presenti una vera e propria mappa di luoghi e nominativi legati
   allo spaccio a Milano. In tutti  i  quartieri decine di giovani
   lavorano a raccogliere dati e informazioni: i luoghi di spaccio
   vengono  osservati  con  attenzione  da  centinaia   di   occhi
   interessati.
   Nella  zona  Lambrate  il  centro  sociale Leoncavallo e' molto
   attivo  nell'impresa: un  nucleo  opportunamente  ristretto  di
   giovani  vi  lavora, ma molti altri - come Iaio e, soprattutto,
   come Fausto - si danno da fare.
   Fausto  Tinelli   in  particolare,  sara'   poi   ricordato  da
   negozianti e  farmacisti come particolarnente attivo e in vista
   nel  far  domande e seguire piste. I due giovani lavoreranno in
   modo continuativo, registrando  man  mano su nastro i risultati
   cui pervenivano.
   Qualche   tempo  prima  dell'omicidio  Iaio  avra'  una  vivace
   discussione (a base di "...Staremo a vedere... Questa volta non
   finisce cosi'...") proprio  di fronte  al "Caramellone", locale
   di via Carnia, nei pressi di piazza Udine.
   La  lite  avviene   con  un  uomo  sui  30  anni,  tipo  slavo,
   conosciuto  come  spacciatore  con  il  nome di Franjo. Dopo il
   diverbio  un  amico  di  Iaio,  Mario Rigamonti - il suo numero
   telefonico  verra'  trovato  scritto  insieme  ad  altri  su un
   tovagliolino  di  carta  in  tasca  al  giovane  riverso in via
   Mancinelli -, chiedera' a Iaio cosa avesse a che fare con certi
   personaggi:  Iaio  rispondera'  che  doveva frequentarli per il
   lavoro del libro bianco bianco sull'eroina.
   Mentre monta il  lavoro di ricerca sullo spaccio, si registrano
   le prime reazioni. La  zona e' molto particolare: ci sono i bar
   di piazza Udine, piazza Aspromonte,via Pordenone. Un pericoloso
   connubio   lega  giovani  malavitosi  di  destra e  neofascisti
   organizzati.
   Verso  la  fine  di  febbraio  una mini-minor rossa sfreccia di
   fronte al Leoncavallo. Qualcuno dall'auto grida:"Sporchi rossi,
   vi ammazzeremo tutti!".  Nello  stesso  periodo  in  via  Monte
   Nevoso, proprio nei pressi dell'abitazione di Fausto,compare la
   scritta: "Tutti quelli  del  Casoretto  devono  morire".  In un
   centro  sociale,  forse  proprio  al  Leoncavallo,  si verifica
   l'irruzione di alcuni giovani armati che minacciano i presenti,
   intimando loro di farsi i fatti propri.

   A partire dal febbraio '78 Fausto comincia a manifestare timori
   e  paure:  soprattutto  nel  tornare  a  casa,  la  sera,  e in
   particolare nel passare  in piazza Udine. Li confida a Silvana,
   la sua ragazza: tanto che il padre di lei  accompagnera' spesso
   il ragazzo a casa.
   Tra la fine  di febbraio e marzo, due fatti strani: una ragazza
   bionda, vestita elegantemente, suona alla porta di un'inquilina 
   dello stabile dove abita la famiglia Tinelli. Alla inquilina la
   misteriosa ragazza fara' molte  domande su Fausto, sulla scuola
   che  frequenta,  sui  suoi  orari  abituali.  Analoghe  domande
   verranno poste alla mamma di Fausto  nello stesso periodo e per
   telefono  da  una donna rimasta sconosciuta. In  quella fase il
   lavoro di compilazione  del libro bianco e' pressoche concluso:
   l'Espresso, infatti, ne fara' una cospicua anticipazione.
   Il  secondo  episodio  il  10  marzo:  al  Parco  Lambro, viene
   sprangato Gianluca Oss Pinter, presunto spacciatore.


   18 MARZO 1978: L'OMICIDIO

   Dopo un pomeriggio con gli amici - Fausto al Parco Lambro, Iaio
   al  parco  prima  e  poi in centro con Celina Harnandez, la sua
   ragazza -,  verso  le  19.30  i  due ragazzi si incontrano alla
   Crota Piemunteisa di via Leoncavallo, uno dei luoghi di ritrovo
   abituale dei giovani del centro sociale.
   Nella sala biliardo - lo  diranno poi vari testimoni -, ci sono
   quella sera tre giovani che nessuno aveva mai visto prima.   
   Fausto e Iaio si ritrovano, per andare a cenare a casa Tinelli,
   come  ogni  sabato sera  e  come tutti sanno. Danila Tineili ha
   preparato il risotto. Sarebbero  tornati al  centro alle 21 per
   assistere  al  concerto  di  blues. Fra  le 19.30 e le 19.45 si
   incamminano: non fanno il percorso abituale - e il piu' logico,
   partendo dalla  trattoria dove si trovano, e cioe' Leoncavallo,
   via  Mancinelli,  Casoretto -,  ma,  per   qualche  motivo  mai
   chiarito,  si  incamminano  lungo  via Lambrate in direzione di
   piazza S. Materno per poi risalire lungo via Casoretto.
   In  via  Lambrate  c'e'  un  residence  dove  risiedono  i vari
   personaggi - fra  cui  Gianni  Mazzeo -- che piu' tardi saranno
   individuati dalla polizia in piazza Durante: molti di loro sono
   di origine trentina come Fausto. 
   Fausto e Iaio giungono  all'edicola situata qualche metro prima
   dell'angolo tra via Casoretto e via Mancinelli: l'edicolante li
   sente commentare i titoli dei giornali sul sequestro Moro.    
   All'altezza di via Mancinelli - sono le l9.55 circa -, qualcosa
   li  attira   all'interno  della  via.  Di  fronte  al  cancello
   di ferro della Anderson School, a una ventina di metri, quindi,
   dal punto  in  cui  i  due  ragazzi ora si trovano, sono  ferme
   alcune persone.Nonostante l'ora tarda - li aspettano per cena -
   e nonostante  il  clima  teso  di  quel  periodo, i due ragazzi
   raggiungono  il  gruppo  in   attesa  nella   penombra  di  via
   Mancinelli.
   C'e'  uno  scambio  di  battute tra Fausto, Iaio e gli altri in
   attesa: l'ipotesi  piu'  realistica,  quindi, e' che almeno uno
   degli attentatori conoscesse almeno uno dei due giovani.
   Quello  che  segue  ha  il  conforto  di  una teste oculare, la
   signora Marisa Biffi, che  arriva all'altezza di via Mancinelli
   proveniente da via Casoretto.
   Vede  il gruppo che discute animatamente; vede, nella penombra,
   una delle figure leggermente piegata su  se' stessa. Sente  dei
   colpi,  come  di  petardi  e la figura che si accascia. Oltre a
   Fausto e Iaio, Marisa Biffi vede tre persone: due di esse hanno
   in mano dei sacchetti,  probabilmente  di plastica, e indossano
   impermeabili chiari. La terza porta un giubbotto marroncino.
   Tutti  e  tre si allontanano lungo via Mancinelli. Iaio e' gia'
   morto, Fausto  agonizzera' fino all'arrivo dell'autoambulanza e
   morira' durante il trasporto all'ospedale.
   Non e'  certo  che la Biffi sia stata la sola testimone oculare
   dell'omicidio.  A  parte  cio',  altri  testimoni seguiranno le
   mosse degli assassini.


   INDAGINI UFFICIALI

   Le  indagini  sono  state condotte nella loro fase iniziale dal
   Sost.  Proc.  Armando  Spataro. Gia' nell'immediatezza l'ottica
   scelta   dalla   Questura   fu   quella  del  delitto  maturato
   nell'ambiente dello  spaccio di stupefacenti. A dire il vero le
   primissime   dichiarazioni  rilasciate   dall'allora   capo  di
   gabinetto  Bessone furono  vergognose: si parlo' di regolamento
   di conti  e,  addirittura,  di  faida  fra i gruppi della Nuova
   sinistra.
   Gia' il giorno dopo, comunque  le  ipotesi  rientrarono  in  un
   ambito piu' realistico: l'impronta del duplice delitto sembrava
   chiaramente   politica  e,  infatti,  la  pratica  passo' dalla
   Squadra Mobile  alla  Digos,  anche  se  l'ambiente  in cui era
   maturato il delitto era quello della droga.
   Il dato sostanziale e' che le indagini furono condotte per poco
   tempo  e  in  modo contraddittorio. Poco tempo perche', in quel
   periodo,  gli  interessi  e  le  forze  degli  inquirenti erano
   complessivamente  investite  sul  fronte della lotta armata; in
   modo  contraddittorio  perche',  come  sempre accade, non vi fu
   nessun coordinamento fra polizia e carabinieri.

   Di  conseguenza  sul tavolo del magistrato arrivava poco e quei
   pochi dati a volte risultavano in contraddizione fra loro. Dopo
   poco tempo Spataro passava il fascicolo al giudice istruttore.
   Nonostante  il  lavoro svolto dal pm fosse comunque di notevole
   valore,  se   non   altro   perche'  individuava  i  principali
   meccanismi che si erano mossi, dal '78 ad oggi ben quattro sono
   stati  i  giudici  istruttori  sul  cui  tavolo  e'  passato il
   fascicolo  Tinelli-Iannucci.  In  questi  anni  ben poco sembra
   essersi aggiunto al lavoro di Spataro o, comunque, non sono mai
   state tirate le necessarie somme.
   Per amore di verita' e'  da  sottolineare con forza che, almeno
   per quanto riguarda gli ultimi due g.i. (Graziella Mascarello e
   l'attuale,  Attilio  Barazzetta)  sembra  che   il   principale
   ostacolo sia stato rappresentato dal fatto che i due magistrati
   non sono MAI  stati  messi nelle condizioni idonee per lavorare
   seriamente  sul  caso.  Pressati e soffocati da decine di altre
   istruttorie,  con  imputati  vivi  e magari detenuti, i giudici
   hanno dovuto  lavorare sul  duplice omicidio esclusivamente nei
   ritagli di tempo o per scelta volontaristica.
   Grave,  gravissima   e'   la   responsabilita'   dei  dirigenti
   dell'Ufficio lstruzione e del Tribunale di Milano.
   Si e' voluto dimenticare quel 18 marzo 1978 e non certo per una
   generale  rimozione  degli  anni '70  come recenti processi che
   sono stati istruiti  e persino gia' celebrati dimostrano. Si e'
   voluto  dimenticare  il  18  marzo  1978 secondo la piu' cinica
   filosofia dei morti di serie A e dei morti di serie B.
   Sicuramente  Fausto  e  Iaio,  giovani  proletari di periferia,
   rientravano  per  i  responsabili  della  giustizia milanese in
   questa seconda categoria. Ogni altra spiegazione sarebbe ancora
   piu' inquietante.
   Ora  al  giudice  istruttore  arrivera'  anche questo materiale
   come,negli anni trascorsi,altro materiale di controinformazione
   e'  stato  gia'  fatto  pervenire. Nient'altro che un motivo in
   piu' per richiedere, ancora una volta,che il giudice istruttore
   sia   messo   nelle   REALI   condizioni  per   poter  lavorare
   sull'omicidio di Fausto e Iaio.
   Sono passati 10 anni ed e' un tempo sufficiente anche  per  una
   citta'  come  Milano  che  ancora  aspetta  chiarezza su piazza
   Fontana.
   Per  i  100.000  dei  loro  funerali, Fausto e laio erano figli
   della citta' nel senso piu' vero e profondo del termine.
   Sono  stati  massacrati  perche'  erano  quello  che erano: due
   ragazzi  di  18  anni  che  volevano  una vita  migliore in una
   societa' giusta, senza oppressi e sfruttati.
   Che almeno la loro memoria non subisca la beffa ignobile  della
   polvere sul fascicolo processuale.


   IPOTESI

   Qual  e',  in  conclusione,  l'ipotesi  che  viene proposta? La
   sensazione  netta  e'  che  la morte di Fausto e Iaio sia stata
   decisa da coloro che, all'epoca, nella zona Lambrate-Casoretto-
   Padova dingevano lo spaccio della  droga  ed erano  collegati a 
   settori della destra terroristica.
   A  fronte di un clima di scontro aperto fra la nuova sinistra e
   l'ambiente della droga scatta una spirale locale fatta da tanti
   episodi.  Un'escalation  il  cui  punto  di  rottura   potrebbe
   essere rappresentato dal pestaggio al parco Lambro del l0 marzo
   1978.
   Perche' proprio Fausto  e  Iaio?  Perche'  erano  dei  compagni
   conosciuti  e  riconosciuti;  perche'  erano  del  Leoncavallo;
   perche' anche loro si occupavano del libro bianco sullo spaccio
   a  Milano  e,  comunque,  erano  particolarmente  impegnati sul
   fenomeno droga; perche' erano conosciuti personalmente anche da
   vari  personaggi  di  quegli  ambienti  che  sintetizzavano  il
   commercio  dell'eroina  con  una specifica cultura neofascista.
   Una   conosccnza   che    poteva    determinare   la   certezza
   dell'obiettivo e la non pericolosita' fisica dei due ragazzi.
   In  poche parole: un obiettivo sicuro e facile. La decisione di
   intervenire  sulla  campagna  contro  l'eroina  e lo spaccio in
   generale viene appaltata, coerentemente, ad un gruppo ristretto
   di giovani malavitosi di destra della zona a cui si aggregano i
   soggetti  politici, quelli che con tutta probabilita' saranno i
   killers  veri  e  propri: i  due giovani che  in via Mancinelli
   indosseranno l'impermeabile chiaro.

   All'epoca,  fra  il  '75  e  l'80,  siamo  nella fase in cui lo
   spaccio della droga, soprattutto eroina e cocaina (quest'ultima
   in mann soprattutto ai sudamericani),va via via stabilizzandosi
   di capillarita' e vastita'.

   Prima, e ancora intorno al '78, ci si trova spesso di fronte ad
   un mercato molto  embrionale,  a caratteristica "familiare", al
   massimo subappaltato, in qualche caso,a qualche personaggio che
   sta a cavallo fra la politica (neofascista) e la mala.
   La malavita, quella piu' spregiudicata  che  non avra' problemi
   nel corso dcgli anni  ad inserirsi  a fondo nella vendita della
   morte  in  bustina.   All'epoca,  in  quel  clima,  con  quella
   strutturazione  di  mercato  ancora  embrionale  anche un libro
   bianco  sugli  spacciatori  poteva   rappresentare   un   serio
   pericolo.

   Chi leggesse  adesso quel dossier rimanga meravigliato per cio'
   che abbiamo appena affermato: il  libro bianco  e' uscito  DOPO
   l'assassinio di Fausto e Iaio.A questo ambiente sono  collegati
   personaggi e realta' di destra  terroristica ancora, all'epoca,
   legate ad una pratica di scontro frontale con la sinistra.

   Non ci puo' essere alcun dubbio: l'omicidio  di Fausto  Tinelli
   e  Lorenzo  Iannucci  e'  omicidio  politico,  concretamente  e
   complessivamente politico.


   I due giovani uccisi facevano  parte di  un  vasto,  variegato, 
   forte  arco  di  forze  che  avevano  intravisto nell'attivita'
   contro la droga una delle  tante e  importanti battaglie contro
   il degrado  della  societa', la sfruttamento, la ghettizzazione
   dei giovani nei quartieri della periferia milanese.

   Una  lotta  politica  che  ha  avuto  come  risposta un duplice
   omicidio politico.



   Milano, marzo I988