Fabrizio Gatti
MILANO - un labirinto di sensi unici. Via Lucini, via Bottelli, via Romani, via Stella. La legge si ferma ai bordi di questi vicoli del quartiere Greco, verso la periferia nord di Milano. Il Leoncavallo, il simbolo dell'estrema sinistra, e' li' in mezzo, in via Watteau: una strada ormai impenetrabile alle pattuglie della volante e dei carabinieri, protetta com'e' dal servizio d'ordine del centro sociale, dalle vedette degli spacciatori di hashish e dalle sopraelevate della ferrovia. Gli attacchi sono tutti avvenuti in questa zona, grigia di giorno e poco illuminata di notte. Non appena gli agenti e i militari si sono avvicinati seguendo il mercato della droga, i leoncavallini hanno scatenato una mezza guerriglia per tentare di evitare controlli e arresti. Ufficializzando cosi' la loro rete di protezione dello spaccio. Con la conseguenza di 11 poliziotti e 2 carabinieri assaliti, otto feriti e contusi, un'auto del pronto intervento distrutta. Un elenco di aggressioni tenuto a lungo segreto. Nel quartiere si puo' arrivare dalla stazione Centrale. Con l'autobus numero 81. E la stessa linea usata dagli spacciatori per muoversi verso i parchi del centro. Il nucleo pensante del Leoncavallo da sempre si dichiara favorevole alla liberalizzazione delle droghe leggere. Per questo l'hashish circola a volonta', tanto da far pensare che alle spalle ci sia un fornitore ben organizzato in grado di importare grosse quantita' dall'estero. Ma a differenza di altre provocazioni antiproibizioniste, la loro campagna e' refrattaria alla popolarita'. Per richiamare pubblico, e' consentito dire che in via Watteau i frequentatori possono comprare e consumare la droga da fumare. Come in una zona protetta, al di fuori della legge. Ma guai entrare durante i concerti con macchine fotografiche e telecamere. Ne sanno qualcosa gli operatori della Rai assaliti, minacciati e cacciati per ben due volte la sera dell'11 e la mattina del 12 luglio, durante la settimana dell'hashish. Tra i piu' scrupolosi nell'imporre le regole del centro sociale, c'e' Mario Kemeny, il leader del servizio d'ordine che compare a tutte le manifestazioni accanto ai leoncavallini piu' moderati.
Gli spacciatori vanno e vengono fino a notte. Sono quasi tutti nordafricani. In piazza Greco, alla fermata dell'autobus 81, la piu' vicina al centro sociale, non e' difficile comprare un pezzo di droga. Dopo l'arresto del boss mafioso Emilio Di Giovine e del suo clan che fino a due anni fa aveva il monopolio in materia, i fumatori di hashish vengono da queste parti. Se il ragazzo in piedi accanto alla cabina telefonica ne e' rimasto senza, basta aspettare pochi minuti. C'e' sempre qualche suo amico pronto ad andare a fare rifornimento. Imbocca via Portinari, poi via Bettoni. Gira a sinistra sotto la sopraelevata della ferrovia, sparisce in fondo a via Watteau, tra le auto parcheggiate davanti al Leoncavallo. E dopo un po' ritorna. E lo stesso percorso seguito il pomeriggio del tre luglio dai due poliziotti in borghese che sull'autobus erano stati contattati da un giovane spacciatore. Volete del fumo?, aveva chiesto Giordano Teclinchiel, 19 anni. E loro ne avevano approfittato per fare un arresto. I due agenti erano da poco a Milano, non sapevano di essere vicini al centro sociale, spiega qualche loro collega come se fosse la polizia a doversi giustificare. |