From
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asbesto <asbesto@freaknet.org>
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Date
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Mon, 18 Mar 2002 18:21:14 +0000
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Subject
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[HaCkmEeTiNg] [Lug-Catania]Articolo da www.unita.it]
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----- Forwarded message from e.mirabella@ricciolimirabella.it -----
I sistemi informatici pubblici devono costare più del dovuto: firmato
Stanca
di Stefano Bocconetti
ROMA. Alzi la mano chi è in grado di leggere un bando di concorso.
Collegati, allegati, disposizioni, ecc. Prima di arrivare ad un testo,
qualsiasi, anche il più incomprensibile, bisogna sfogliare due, tre pagine
di cifre, numeri, codici. E'' così da sempre, è così anche sotto la
gestione del "moderno" ministro Stanca. Quello dell''innovazione. Eppure,
se si ha la forza e la voglia di andare in fondo in uno di questi bandi -
rintracciabile in rete - si arriva ad uno di quei passaggi che rendono
tutto più chiaro. Sì, rendono addirittura più chiare quali siano le
differenze tra destre e sinistra. Anche nel campo delle tecnologie,
dell''innovazione. Della new economy. Non resta che raccontare il fatto,
allora. Pochi giorni fa, sul sito del ministero - tesoro.it - è apparso un
bando di concorso per aggiornare i sistemi informatici della pubblica
amministrazione. Elencati nel dettaglio le caratteristiche tecniche
necessarie per partecipare alla gara, i requisiti, eccetera. Alla fine,
c''è scritto così: "Il sistema operativo non dovrà appartenere alla
categoria degli open source".
Open source. In italiano qualcuno traduce quest''espressione con quella,
più immediata, di software libero. Non è proprio la stessa cosa ma siamo
lì. L''associazione per il Software libero (nelle sue dettagliatissime
pagine all''indirizzo: http://www.softwarelibero.org/links.shtml ) spiega
che per capire i due movimenti -"Free software" e "Open source" - bisogna
avere esattamente in testa la storia della sinistra. E capovolgerla. Lì, a
sinistra, ci si è sempre divisi e ci si divide su dettagli per poi
"odiarsi a vicenda". Qui, nel mondo informatico, accade esattamente il
contrario: i due movimenti sono in disaccordo sui principi base ma ci si
trova d''accordo sugli aspetti pratici. Il movimento per il software
libero teorizza la necessità - non l''opportunità, la necessità - di poter
usare, studiare, cambiare i programmi. Senza limiti, senza pagare nulla.
Open source è anche un''altra cosa: è soprattutto un modo di lavorare.
Parte da un principio: che siano resi noti i cosiddetti "codici sorgenti".
Quei codici appunto che permettono di far funzionare un sistema, un
programma, un''applicazione. Bill Gates li detiene di Windows, di Word,
eccetera. E li vende. Chi vuole adattare un programma alle proprie
esigenze, al proprio lavoro lo deve pagare. L''impresa che lo vuole usare
modellandolo alla sua organizzazione lo deve pagare. E salato. Si chiama
sistema del sotware proprietario.
Ma non è così dappertutto. Da anni, da decenni esiste l''open source. E
più o meno chiunque abbia un computer sa di che si tratti, perché sa cosa
è Linux. Un sistema operativo - con l''icona del pinguino - costruito
appunto pezzo dopo pezzo, col contributo - spesso volontario- di tecnici e
appassionato in tutto il mondo. Conoscendo i "codici" ognuno ci ha messo
un pezzo del suo, partendo dall''intuizione di un giovanissimo ingegnere
finlandese. Un sistema, ovviamente, economicissimo.
Ma l''open source non è solo "filosofia". E'' un metodo che ha permesso il
boom degli svilupatori negli States nel decennio scorso. Che si sono posti
anche il problema di come retribuire il copyright ai detentori dei
"codici": pagandolo dopo, dopo il lavoro di adattamento di un sistema o di
un software, a prezzi giusti. E ancora: l''open source è un metodo che ha
affascinato anche le grandi imprese. L''Ibm, per esempio. Ha spesso
prodotto programmi rendendo note le "sorgenti". In uno dei suoi software
più diffusi, sulla copertina della scatola c''era scritto così: ".. e ora
gli utenti saranno in grado di collaborare con l''Ibm" alle migliorie,
all''adattabilità del programma, ecc.
L''Ibm ha utilizzato l''open source, dunque. L''Ibm utilizza Linux per i
propri server. L''Ibm, azienda che si è servita a lungo delle
professionalità dell''attuale ministro Stanca. E così in un paese che vive
drammaticamente il conflitto di interessi del suo premier, accade che
l''"uomo delle tecnologie", il ministro delle tecnologie, decida di
ignorare anche l''interesse di una grande impresa. Per asservirsi a quelle
di gruppi più importanti, più forti. Microsoft. Con uno spreco di
centinaia di miliardi. Lo ricorda Folena, diesse, in un''interrogazione:
"Da anni ormai - scrive - gli esperti sono convinti che l''utilizzo di
sistemi open source rappresenti un''alternativa valida e a prezzi assai
ridotti". Lo usano in Germania, in Inghilterra, lo fanno in Toscana, in
Emilia. Nella pubblica amministrazione di Stanca no. La destra è anche
questo.
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se vuoi leggerlo online:
http://www.unita.it/index.asp?SEZIONE_COD=HP&TOPIC_TIPO=&TOPIC_ID=6336
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