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il manifesto / sabato 18 ottobre
No, non e' stata fatalita'

Il governo liquida l'uccisione di Luca Rossi appellandosi al fato

di Tiziana Maiolo


Luca e' morto il 23 febbraio di quest'anno. Ed esattamente un mese dopo, in un altro quartiere di Milano, al corvetto, un altro ragazzo di 25 anni, Agrippino Parolisi, veniva fulminato da un proiettile di polizia, mentre sedeva al fianco del guidatore, su una Renault in fuga. E il poliziotto "sottoposto a puntuali addestramenti qualificati" non aveva certo sparato alle gomme. Un'altra "fatalita'"?

"L'unica casualita' - ci dice Daniela, la sorella di Luca - e' nel fatto che mio fratello passava di li' in quel momento. Ma, sempre per caso, ha incrociato un proiettile che qualcuno era legittimato da una legge, la Legge Reale, a esplodere. Qualcuno che poteva, a quell'ora, uscire di casa armato e usare l'arma, sicuro che non gli sarebbe successo niente". Infatti l'agente assassino non e' stato mai arrestato. Anche se, in quei primo giorni di aprile in cui fu ucciso anche Agrippino Parolisi, la questura di Milano si era trovata all'improvviso sotto accusa.

Ormai dimenticati (purtroppo) gli anni in cui i partiti della sinistra chiedevano a gran voce il disarmo della polizia, rimane aperto, e gravissimo, il problema dell'esistenza di quella "legge Reale" che ha ucciso in questi anni piu' di un terremoto. Ma anche questa e' una discussione dimenticata dai piu', proprio come le carte processuali che, in otto mesi, non si sono spostate dal tavolo del sostituto procuratore della repubblica Marilena Chessa, che dovrebbe trasmettere, nei prossimi giorni, gli atti al giudice istruttore. L'agente della Digos (che nel frattempo e' stato opportunamente trasferito) e' imputato, a piede libero, di omicidio colposo. La sua versione dei fatti (che un flash di ieri dell'agenzia Ansa passa tranquillamente come unica "verita'") era piena di buchi. Ha raccontato di essere uscita di casa, quella sera, per andare a comprare un gelato alla sua bambina (attivita' che, come tutti sanno, richiede la presenza di una pistola nella fondina). Ma, quando si e' trovato in mezzo alla famosa rissa automobilistica, si era gia' allontanato dall'unico bar aperto di tutto il quartiere. Da quel punto in avanti, e per il raggio di due chilometri, non esistono piu' caffe', ne' aperti ne' chiusi la sera. E in ogni caso lui non aveva in mano nessun gelato. In secondo luogo, quando e' stato interrogato dal magistrato, l'agente della Digos e' caduto in parecchie contraddizioni sul numero di persone che avrebbero partecipato al litigio: prima erano tre, poi di frante ad altre testimonianze contrastanti diventano quattro. E il quarto sarebbe un misterioso poliziotto, poi sparito nel nulla. Lui sarebbe stato picchiato proprio dopo essersi qualificato come agente, quasi una sorta di punizione, ma stranamente al secondo poliziotto non e' stato torto un capello. Dice poi che i due ragazzi che occupavano la cinquecento e che stavano litigando con un altro automobilista al volante di una Golf, avrebbero tentato di investirlo con la macchina. Ma i due giovani, rintracciati e interrogati dal magistrato, si chiamano Lucio Belletti e Roberto Pistone, sono stati incriminati solo per oltraggio e resistenza. E comunque hanno negato di aver tentato di investire l'agente. Sarebbero semplicemente scappati. Il che significa che la parola dell'agente della Digos non e' poi cosi' credibile. E che certamente nasconde altre verita'. come ad esempio la ragione vera che aveva portato il poliziotto quella sera in piazza Lugano.

Continuiamo - domanda di elementare buon senso - a chiederci: perche' l'agente ha sparato? Perche' e' morto Luca Rossi? Per "fatalita'", dice il ministro.