Milano Lombardia - domenica 6 aprile 1986 Confessano: erano sulla 500 la sera in cui fu ucciso Luca Identificati e incriminati per oltraggio e resistenza due dei partecipanti alla rissa del 23 febbraio in piazza Lugano (s.c.) - Roberto Pistone non e' in casa. Scenda la madre nell'atrio dello stabile di via Pellegrino Rossi 80. Parla a bassa voce, guarda di sottecchi la gente che le passa vicino. Racconta: "Roberto e' la nostra croce. Gli inquilini non ci rivolgono piu' la parola, suo padre se ne vergogna, la sorella e' malvista dai compagni di scuola. Roberto ha cominciato a bucarsi dai tempi delle elementari, poi e' stato tutto un calvario, dentro e fuori dalla prigione, Ho sentito della morte di Luca Rossi al telegiornale, il giorno dopo la tragedia. Eravamo a tavola io e il mio ragazzo. Ha commentato ridendo: mamma, sono stato io a picchiare quel poliziotto. Pensavo che scherzasse, poi sono venuti gli agenti mercoledi' scorso. Mi ha gridato contro: io t'ammazzo. Sospettava che avessi fatto la soffiata alla questura perche' si era confidato solo con me. Io, lo ripeto pensavo che scherzasse... Se avessi una pisola, l'ammazzerei io mio figlio... Che ci fa al mondo un disperato come lui? Si buca, non ha un lavoro, un avvenire... Luca Rossi un avvenire ce l'aveva... Perche' non e' morto mio figlio invece di quel ragazzo che passava di li' per caso e non aveva mai fatto del male?... Se il poliziotto colpiva mio figlio, era finita per tutti" L'amico che era con lui quella domenica 23 febbraio, lavora dietro il bancone del "Bar, trattoria, cucina casalinga e bocciodromo" di via Cadorna 46 a Bresso. Lucio Belletti non ha difficolta' a raccontare la sua versione dei fatti, il perche' ha taciuto a lungo la sua presenza in piazzale Lugano, le ansie vissute prima della confessione. Non sappiamo se il giovane dica la verita', tutta la verita'. Lo stabilira' il magistrato. A noi interessa pubblicare la testimonianza di uno che ha partecipato a quel tragico avvenimento di febbraio. "Quella sera ero andato a gironzolare con la macchina insieme a Roberto. Siamo passati da San Siro, abbiamo girato intorno allo stadio e stavamo tornando a casa. Ho sempre guidato io la 500. Arrivati vicino a piazzale Lugano, una vettura dietro aziona gli abbaglianti per chiedere strada proprio mentre sto sorpassando un'altra macchina. Ci fermiamo, quindi, vicino al marciapiede: a destra c'e' la via che porta alle Poste. La Golf nera posteggia dietro a noi. Abbiamo pensato: se questo si ferma, e' perche' vuole la guerra. altrimenti avrebbe continuato per la sua strada, vero? "Roberto e' sceso dalla 500 e si e' avvicinato al finestrino opposto a quello del guidatore che era aperto. Io sono rimasto piu' indietro e quindi non ho visto chi era al volante della golf. Roberto e l'altro si saranno picchiati, non so. Ed ecco arrivare un estraneo di corsa che grida "Collega, collega". Mi mette subito le mani addosso e non si qualifica per poliziotto. Ho la peggio. L'amico mi vine in aiuto. Lui e l'agente si danno dei pugni. Io scappo verso la mia 500. Accorre la gente: Roberto viene trattenuto per le spalle, il poliziotto si avvicina alla macchina e mi picchia buttandomi quali fuori dall'auto. L'amico mi aiuta ancora, mi rimette al volante. Riesco a partire, il poliziotto e' sul marciapiede e punta la pistola. Giriamo per via Bodio e sentiamo il rumore degli spari. Io non ho neppure cercato di investire l'uomo della Digos." "Arrivo a casa, racconto tutto alla mia famiglia. Sto due giorni a letto con la faccio gonfia. Vorrei andare in questura e raccontare la storia. Ma ha paura, paura di prendere altri pugni, In fin dei conti era stato picchiato un poliziotto. E poi i precedenti penali di Roberto non mi sollevavano il morale. Le cronache dei giornali facevano accapponare la pelle. Finalmente mercoledi' scorso sono venuti gli agenti. Mi sono tolto un peso dallo stomaco, loro mi hanno trattato molto bene. Ho pensato molto, nei giorni scorsi, a Luca Rossi. Lo conoscevo di vista, Roberto era stato a scuola con lui. Quando vado al cimitero di Bruzzano, dove sono sepolti mio padre e Luca Rossi, passo sempre davanti alla tomba di quel ragazzo della mia eta'. E mi commuovo ogni volta." Sergio Cuti |