IL LIBRETTO DI LAVORO

Come viene di fatto applicata la circolare 78 del Ministero del Lavoro.


LA SITUAZIONE E’ CRITICA…

La circolare 78 del 25 novembre 1999 è solo agli inizi ma già subisce l'influenza degli umori di organi ed istituti preposti alla applicazione della stessa. Si tratta della circolare, emanata dal Ministero del Lavoro, che disciplina il lavoro degli stranieri in attesa del permesso di soggiorno e in possesso del cedolino (il tagliando che viene rilasciato dalla Questura quando si richiede il permesso di soggiorno).

In base alla circolare, gli stranieri in possesso del cedolino possono essere regolarmente assunti, ed ottenere il libretto di lavoro: in pratica, per quanto riguarda la possibilità di lavorare, il cedolino è equiparato completamente al permesso di soggiorno, anche per le procedure necessarie all’assunzione.

Nonostante questo, la maggior parte dei datori di lavoro, gurdandosi bene dall’interessarsi a questa nuova disposizione, si rifiuta di assumere sulla base del cedolino, fantasticando di maggiori pratiche da sbrigare o addirittura di chissà quali grane con la legge.

Ma il problema maggiore come al solito è rappresentato dall’ottusità delle nostre amministrazioni.
In alcuni paesi appena fuori Milano (facciamo l’esempio di Rho), sono già state iscritti al collocamento i primi stranieri che rispondono ai requisiti previsti dalla circolare ma, chissà perché, a Milano tale circolare ancora non produce gli effetti "PREVISTI dal MINISTERO del LAVORO". E' una situazione aberrante che comporta un inutile e deleterio protrarsi dei disagi agli stranieri, che senza un lavoro non hanno di che vivere.
Questo stato di cose potrebbe far pensare ad una manovra voluta dal collocamento di Milano per sconfortare e penalizzare in modo irreversibile i cittadini extracomunitari, arrivati sin qui con l'illusione di trovar lavoro e portati all'estremo della sopportazione dalle enormi lungaggini burocratiche, alle quali si aggiungono le inottemperanze degli stessi organi burocratici.

 

…BISOGNA TROVARE IL RIMEDIO
Ma non bisogna disperare, la legge stessa prevede delle soluzioni; se il collocamento non rispetta i termini della circolare, il privato può "DIFFIDARLO ad ADEMPIERE”. Il Pubblico Ufficiale preposto al rilascio del libretto di lavoro, infatti, entro 30 giorni dalla richiesta dell’interessato deve soddisfare l’istanza o giustificarne il ritardo, a pena di essere perseguito penalmente per “OMISSIONE DI ATTI DI UFFICIO”, ex art. 328 c.p. (punibile con la reclusione da sei mesi a due anni).

In alternativa alla diffida - o meglio in aggiunta - ci si può rivolgere anche al Difensore Civico, che è un interlocutore del privato (cittadino italiano o straniero) nei casi di malfunzionamento dell’apparato pubblico. Non è un giudice, e non emette sentenze, dunque pur avendo ragione non c’è nessuna certezza di ottenere giustizia, ma il tentativo lo si può fare: il Difensore Civico solleciterà l’attività della pubblica amministrazione, e speriamo che venga ascoltato(è tanto più probabile quante più sono le richieste di intervento). Per la Lombardia si trova a Milano, in Piazza Fidia 1, telefono n. 02/6081267 (dal lunedì al giovedì, ore 9,30-12).

La legge italiana prevede la trasparenza per i procedimenti amministrativi, e la partecipazione del privato, ma gli organi pubblici gongolano per il fatto che neanche i cittadini italiani sappiano ciò che possono pretendere: figuriamoci gli stranieri!!! Con loro si può fare tutto, tanto subiscono e basta. Sia la diffida ad adempiere che il ricorso al Difensore Civico non assicurano l’ottenimento di ciò a cui si ha diritto, ma sicuramente fanno capire alle pubbliche amministrazioni che non si è passivi davanti a loro, che non gli è concessa la libertà di comportarsi arbitrariamente.

Questi possono essere dei rimedi immediati, ma poi è necessaria un’azione politica per fare in modo che le cose non funzionino più in questo modo. Noi, come Associazione Macondo, ci diamo da fare e lo stesso fanno altre associazioni e movimenti. L’impresa non si presenta facile.

                                                                 

                                                                                        (GIANNA PUTZU)