RAPPORTO AL CONSIGLIO DI STATO DEL GRUPPO DI STUDI "CENTRI SOCIOCULTURALI



1.Mandato e composizione del gruppo

Il Consiglio di Stato in data 8 aprile 1997 istituiva un gruppo di studio composto da:
- Mauro Martinoni, rappresentante Dipartimento dell'istruzione e della cultura, presidente
- Roberto Sandrinelli, responsabile Dipartimento delle opere sociali
- Erasmo Pelli, responsabile del Municipio di Lugano
- Sergio Macchi, responsabile del municipio di Viganello
- Mario Asioli, responsabile del Municipio di Massagno
- Roberto Lurati, responsabile del Municipio di Canobbio
- Francesco Bonsaver, responsabile del Cenrto socioculturale
- Gianni Armi, del Settore attività giovanili, è designato come segretario


Con l'incarico di:

- allestire un rapporto conosciuto sui centri socioculturali di alcune città Svizzere (in particolare di dimensioni modeste): bilancio degli aspetti positivi e negativi;
- fornire indicazioni propositive per l'eventuale inserimento di progetti socioculturali in Ticino;
- coordinare i contatti con le autorità cantonali e comunali competenti.

2. Modalità di lavoro e riunioni

Il gruppo ha deciso di affidare al proprio segretario il compito di raccogliere le informazioni su alcune esperienze dei Centri socioculturali in Svizzera privilegiando accanto alle esperienze delle grandi città ( Berna, Ginevra, Losanna) anche esperienze di centri piu' piccoli comparabile alle città ticinesi ( Aarau, Bulle, Delèmont, Wetzikon).L'ipotesi di poter organizzare una visita non ha potuto essere realizzata per mancanza di tempo.
Il gruppo si è riunito a Viganello "La Mugina" i giorni del 17 aprile, 2 maggio, 15 maggio:la seduta conclusiva si è tenuta il 28 maggio all'Università della Svizzera italiana, Lugano.
Il presente rapporto è da intendere come documento di lavoro e non esaurisce in nessun modo il tema: puo' essere utile, a seconda dell'evoluzione della situazione, prevede ricerche di un lungo respiro sulle varie problematiche toccate.

3. Considerazioni introduttive

Ci sono società di facile lettura nelle quali i passaggi sono fortemente ritualizzati e l'assegnazione di ruoli sociali avviene in maniera prevedibile, e di regola, non conflittuare.
Nelle società complesse questo non è possibile: i percorsi per trovare un proprio spazio si allungano, diventano contorti e spesso non piu' riconoscibili.
Proprio in questa società si sta facendo strada la richiesta di forme alternativa di società e produzione, dove i rapporti sono leggibili, dove lo scambio avvenga a un livello riconoscibile e diretto, dove le forme di aiuto siano basati sulla solidarietà e non sull'applicazione di un paragrafo di regolamento. Si parla di attività civile, di azienda no profit, da contrapporre alla massimizzazione del profittoe l'accumulo di capitale; oppure di forme di espressione artistiche dove si vuole essere protagonisti -modesti e sconosciuti- e non spettatori passivi.

Una di queste forme nuove è la realtà dei centri socioculturali: sono fenomeni che si possono osservare anche nelle nostre piccole città svizzere, dove alcuni gruppi di cittadini - giovani e non piu' giovani - esprimono in modo diverso forme di vita, di socialità e di produzione culturale.
Riteniamo ci voglia da parte di tutti uno sforzo di comprensione e approfondimento: la discussione - giovenile e non - impossibilità di prevedere il futuro, lo sforzo di trovare nuove forme espressive ci pongono di fronte a situazioni nuove.Quello che una volta si poteva leggere come una richiesta di momenti di tempo libero - il classico sabato sera di evasione- diventa ora ( per scelta contestataria della società o per oggettiva imposibilità di inserimento ) luogo di vita e di ricerca di identità.

4.Varie forme di risposta

Per evitare di cadere in facili conclusioni si ritiene opportuno far precedere la descrizione dei centri socioculturali da alcune precisazioni su altre forme associative che rappresentano risposte valide a una problematica differenziata: si propone una distinzione molto chiara per porre didatticamente alcune polarità, pur essendo convinti della possibilità di sovrapposizioni.

4.1 Centri giovanili

Si tratta in genere di offrire uno spazio e un minimo di quadro istituzionale per l'animazione di attività per adolescenti e giovani: la forma istituzionale è quella dei Centri giovanili con la presenza di un animatore e la proposta di una vasta gamma di attività in larga parte autogestite.
La comunità - sia come ente pubblico sia come privati- ha riconosciuto l'importanza di questi luoghi di socializzazione nella fase adolescenziale e garantito finanziamenti e messa a disposizione di spazi e risorse.

In particolare nella regione luganese si sono prese importanti iniziative a Viganello, centro giovanile, e a Lugano, ufficio giovani ( vedi allegato A ).
La frequenza dei centri e l'attività svolta dimostrano che la formula scelta risponde a bisogni reali di un preciso periodo della fase evolutiva ( adolescenza e passaggio all'età adulta).


4.2 Occupazione di alloggi

Rispondono alla richiesta di alloggi di emergenza o alloggi a prezzi bassissimi: sono tipiche di città con elevati affitti e penuria di alloggi. Rispondono sia alla richiesta di alloggi separati da quello dei genitori o di alloggio proprio per ragioni di studio o di lavoro.
Dopo una fase iniziale molto conflittuale dove l'occupazione illegale prevale, si sono trovate soluzioni piu' o meno ufficiali con contratti d'affitto temporanei, accordi diretti con i proprietari ecc.
La popolazione giovane puo' prevalere, ma non si tratta di una problematica specifica giovanile.
Gli aspetti di emarginazione e contestazione giovanile collegati a questa problematica (prezzi degli alloggi, speculazione edilizia, occupazioni violente) hanno reso inizialmente difficile la ricerca di una soluzione concordata: nelle principali citta' svizzere l'occupazione di palazzi in attesa di demolizione avviene ora con contratti temporanei di cui si fa garante l'ente pubblico: per una modica cifra viene garantita acqua corrente con l'impegno di abbandonare lo stabile quando la demolizione diventa attuale. In genere questa "ritualizzazione" dell'occupazione ha permesso di regolare un problema altrimenti esplosivo.
Secondo l'informazione del Servizio sociale cantonale questo non sembra un problema attuale in ticino: si possono trovare adeguate soluzioni anche per situazioni di emergenza.

4.3 Centri/associazioni con attivita' dedicate

Gruppi di cittadini si possono associare per perseguire attivita' sociali, culturali o sportive specifiche: si possono immaginare attivita' culturali (teatro, cinema) o di servizi (volontariato) o sportivo (palestre, campi di calcio, capanne alpine, piscine, ecc.) che raccolgono persone- giovani o non giovani- che si riconoscono in un progetto specifico e continuato nel tempo.
La popolazione giovane puo' prevalere, ma non si tratta di una problematica specifica giovanile: la caratteristica è data dalla adesione ad un progetto specifico.
In particolare l'attivita' che si inseriscono in una lunga tradizione (sport, scoutismo, musica, teatro, ecc.) non faticano a trovare sicura legittimazione anche se spesso la possibilita' di finanziamento non è pari alle aspettative.
In alcuni casi- manifestazioni sportive di massa o sport rumorosi- la possibilita' di conflitto con i residenti è spesso molto acuta.
Di regola si chiede una parte importante di volontariato e di autofinanziamento mentre il sostegno pubblico si concentra nella massa di determinate strutture e di sussidi complementari.
Soprattutto nei gruppi piccoli con scarso sostegno finanziario esterno il grado di autonomia è molto elevato.
Analogamente a quanto avviene con i Centri socio culturali autogestiti questa attivita' possono funzionare da calamita per frange marginali che utilizzano questo spazio sociale per manifestare il loro disagio (violenza dopo le partite di calcio o hockey, vandalismi, ecc.)

5. Centri socioculturali

La realizzazione di un Centro socioculturale risponde alle richieste di un gruppo di costituito che definisce uno o piu' progetti socioculturali e promuove la ricerca delle risorse ( spazzi, mezzi, competenze ) per la sua realizzazione.

La popolazione givane puo' prevalere, ma non si tratta di una problematica specifica giovanile: la caratteristica è data dalla volontà di formare e realizzare un progetto sociale e culturale, anche se dai contorni vasti e mutevoli e di tipo alternativo alla "cultura ufficile".
La complessità dei progetti presenti nella definizione di un centro socioculturale lo differenzia da un centro del tempo libero: puo' assumere per certi momenti e per certi prodotti anche questa funzione, ma la caratteristica centrale rimane la creazione di un luogo di produzione e scambi sociali alternativi alle regole di mercato.
IN base alle schede raccolte sulle esperienze in atto in varie città svizzere e all'esperienza di Viganello si possono tracciare alcuni schemi generali, premettendo che non esaudiscono certamente il tema.

5.1 Funzioni

In genere convivono una pluralità di funzioni coprono aree molto vaste; l'elencazione non è fatta in ordine di importanza; infatti la priorità assegnata alle varie funzioni puo' modificarsi nel tempo a seconda dell' evoluzione della società:

- autoimprenditorialità (creazione di posti di lavoro e di occupazioni): rispondono alla logica dell'azienda sociale, azienda cioè che pur tendendo al profitto non puo' distribuire eventuali utili, ma li deve reinvestire nell' attività sociale.Si riconoscono nel filone del lavoro "protetto" o "alternativo", per categorie di lavoratori che per ragioni varie (invalidità, età, disoccupazione, scelta ideologica) sono fuori dalla logica della produzione e non sono in grado di competere in una situazione lavorativa tradizionale.
- formazione e autoformazione: organizzazione di attività formative in vari campi, utilizzando le competenze dei membri dell' associazione.
I contenuti possono andare da apprendimenti specifici ( arte, lingue, musica ) alla riflessione politica sulla vita sociale.
- gestione di servizi ( mense, bar, ecc.) che possono essere aperte anche all'esterno, nell'ottica della azienda sociale.
- attività culturali ( mostri, teatri, cinema, concerti, ecc.)
- attività ricreative (giochi, feste, attività di aggregazione sociale, ecc.)


Nella definizione degli obiettivi si sottolinea la partecipazione attiva nella creazione della cultura e dei servizi, volendo sottrarsi a una logica di consumo passiva di prodotti ( per esempio, musica, concerti, dove si ricrea il modello di pochi attori e tanti spettatori passivi): offrire posti di produzione culturale e non posti di consumo di prodotti di divertimento.
I rapporti lavorativi possono essere regolati con forme diverse dal pagamento monetario, per esempio con modelli tipo banca del tempo, dove le varie attivita' di servizio vengono scambiate, senza l'intermediario della moneta (sistema di scambio locali, banca del tempo, ecc.).
In ogni centro socioculturale autogestito l'equilibrio tra il polo sociale e quello culturale è diverso e puo' variare nel tempo: in alcuni casi un polo prevale chiaramente, portando a precisi profili di attività, pur senza ridursi a un solo interesse monolitico.La disoccupazione giovanile ha provocato un maggior peso dato dal polo sociale: il centro diventa un tentativo di trovare una nuova identità, anche lavorativa.
L'inserimento - non generalizzato - di alcune abitazioni non risponde tanto alla carenza pratica di appartamento, ma sottolinea l'appartenenza, la ricerca di una identità.
In alcuni testi di presentazione ci si trova di fronte alla descrizione di un progetto di villaggio autosufficiente, di sperimentazione di nuovi rapporti sociali, di "nave" che assume le funzioni necessarie al singolo: luogo di protezione e transizione nello stesso tempo.
In altri prevale chiaramente la critica sociale e l'intenzione di creare una palestra per il cambiamento della società, le cui forme organizzative e di produzione vengono rifiutate.
L'accoglienza di persone con pronunciate problematiche sociali (dipendenze, malattie) non sostituisce la necessità di strutture specializzate, con le quali si ricercano rapporti di complementarità.

5.2 Gestione

Dal punto di vista della gestione si propongono forme piu' o meno spinte di autonomia diretta, con il potere decisionale affidato all'assemblea e le deleghe esecutive ridotte al minimo.
Il concetto di autonomia e di autogestione si pone spesso in termini estremi con una forte diffidenza contro ogni regolazione esterna, anche se limitata alla applicazione delle normali leggi applicate per quanto riguarda l'igiene, la polizia del fuoco, la sicurezza, la quiete publica.
L'evoluzione dei centri, l'ottenimento di sostegno da parte dell'ente pubblico, la maggior attenzione verso un prodotto culturale da offrire al pubblico portano a modalità di gestione piu' integrate con la creazione di gruppi di lavoro e comitati dove anche rappresentanti esterni ai gruppi promotori partecipano alle discussioni.
Da un punto di vista istituzionale, dopo un inzio poco strutturato, si sono di regola create associazioni, cooperative o fondazioni come persone giuridiche di riferimento per stabilire i rapporti con l'autorità politiche.

5.3 Ubigazione e situazione logistica

Risulta abbastanza generalizzato l'uso di stabili industriali in disuso, mentre non è unitaria la collocazione centrale o periferica dello stabile, rimanendo in tutti i casi una risposta a problemi dell'area urbana e non di quella rurale.
L'uso di vecchi fabbricati industriali risponde bene alla pluralità delle funzioni assunte dal centro socioculturale in quanto permette di ricavare spazi funzionali alle varie attività: produzione, servizi, spettacoli, ecc.
La presenza di una zona industriale relativamente estesa ha permesso in alcune città di trovare una ubicazione non eccessivamente periferica e nel contempo separata dalla zona abitativa, riducendo al minimo gli inconvenienti per gli abitanti del quartiere ( rumore, traffico, ecc.).



5.4 Rapporto con il vicinato

Il disturbo del vicinato è accentuato dalle attività musicali e quelle con forte affluenza di pubblico: le attività di tipo sociale o autoimprenditoriale pongono problemi minori.
Aldi là del disturbo oggettivo va considerata la reazione di rigetto di fronte a forme culturali alternative: in alcuni casi il coinvolgimento diretto della popolazione del quartiere ha permesso di migliorare questa percezione negativa.

5.5 Rapporti con gli enti pubblici

Di regola l'ente pubblico ( in genere la città sede ) mette a disposizione gratuitamente o a affitto limitato gli spazzi necessari per le attività: anche se è difficile quantificare questi contributi si tratta spesso di cifre non indifferenti in particolare se l'ente pubblico si assume le spese per gli indispensabili intervento relativi all'accesso,all'igiene e alla polizia del fuoco.
In alcuni casi le singole attività sono finanziate come le altre manifestazioni e attraverso una valutazione di qualità.

5.6 Evoluzione dei centri socioculturali

Non è possibile fare affermazioni generali, ma solo definire alcune tendenze.
Dopo una fase di totale volontariato e di gestione assembleare, si definiscono funzioni stabili che via via si professionalizzano anche grazie al consolidamento dell' attività e dei relativi sussidi.Questa evoluzione è spesso fonte di conflitti interni e provoca la creazione di gruppi alternativi che danno inizio ad altre attività: nella misura in cui si definiscono obiettivi piu' precisi, si indicano anche le esclusioni sia in termini di attività sia di comportamento (la definizione dell'attività e dei criteri di appartenenza definiscono dei limiti e delle aree di esclusione anche come mezzo per difendersi da situazioni di disturbo come potrebbe essere il consumo e lo spaccio di droghe pesanti e le gravi forme di disadattamento).
Questa evoluzione potra spesso a una definizione piu' ristretta della finalità del centro socioculturale che da luogo di vita totalizzante diventa una risorsa che si occupa in particolare di alcuni aspetti ( attività artistica, culturale, autoimprenditorialità, ecc. ) e ha una diminuzione della carica di contestazione globale del sistema sociale.

6. Esperienze nelle varie regione del ticino

La configurazione geografica del Cantone e la pluralità di bisogni a cui un centro socioculturale risponde renderà necessaria la creazione di piu' strutture, diverse fra loro e distribuite su tutto il territorio cantonale.
E' da ipotizzare la possibilità di un influenza culturale da parte di esperienze simili del Nord Italia. Nell'allegato B. abbiamo cercato di fare una sintesi molto rapida delle varie iniziative che si sono sviluppate nelle diverse regioni: ci si rende conto della ricchezza degli stimoli e della diversità delle soluzioni prospettate e spesso realizzate.
Non si tratta percio' in nessun modo di ipotizzare un modello ideale da riprodurre nelle varie regioni, ma di reagire con sensibilità agli stimoli e alle risorse presenti localmente.
In questo senso non si puo' parlare di una pianificazione cantonale, ma della convinzione che non si tratta di un problema solamente luganese, ma di bisogni presenti anche altrove e per i quali vanno trovate risposte.Una politica d'intervento attivo che non attenda lo scoppio del conflitto, ma stimoli, come già si è fatto con successo con i centri giovanili, la ricerca di soluzioni partecipative puo' essere consigliata. L'intera gamma delle possibili realizzazioni - dal centro di produzione artistico per poche persone al centro polivalente per centinaia di utenti - va tenuto presente per una risposta flessibile hai bisogni emergenti. Anche forme miste tra centri giovanili, centri socioculturali, centri artistici o di autoimprenditorialità possono rappresentare formule adeguate.



7. Conclusioni

7.1 in generale

L'aspetto globale delle rivendicazioni, l'assenza di pini precisi, la confusione tra attività socioculturale e protesta sociale hanno reso spesso impossibile identificare un nucleo progettuale attorno al quale definire accordi e confini precisi: anche la comprensione limitata a " centro di tempo libero " ha contribuito a rendere difficile il dialogo tra autorità e proponenti.
In oltre la confusione con l'occupazione di alloggi a scopo abitativo ha reso difficile la ricerca di una soluzione accettabile ( cioè politicamente difendibile davanti alla popolazione e se nel caso in una votazione popolare ).
Anche il mettere in primo piano la problematica "giovanile" ha ulteriormente confuso la situazione e resa difficile un' intesa: sembra infatti che la creazione di un Centro socioculturale sia l'unica risposta necessaria di fronte hai "bisogni dei giovani" non ulteriormente analizzati. I Centri giovanili, le associazioni culturali, sociali e sportive rimangono momenti essenziali per una corretta politica culturale che tenga conto anche dei bisogni dei giovani.
I Centri socioculturali rappresentano invece un elemento ulteriore in una rete complessa di risposte e non sostituiscono ne tolgono valore alle altre istituzioni.

7.2 in particolare

Valutando la situazione delle varie città svizzere si puo' affermare che a creazione di Centri socioculturali risponde a un bisogno reale: la sua realizzazione va percio' considerata positivamente, anche tenendo conto del difficile momento occupazionale e le profonde mutazioni sociali a cui dobbiamo far fronte.
L'ubicazione deve rispondere sia alle necessità delle attività previste delle associazioni promotrici, sia rispondere a criteri pianificatori tali da non arrecare eccessivo disturbo al vicinato.
La costruzione deve permettere soluzioni semplici in modo d'adattarsi all' evolversi dei progetti: fabbriche, costruzioni tecniche o luoghi o pubblici in disuso possono rispondere al meglio allo scopo.La superficie necessaria varia da progetto a progetto, ma deve permettere una sufficiente flessibilità.
L'intervento finanziario dell'ente pubblico si giustifica - analogamente a quanto avviene per altri progetti- di fronte a garanzie di serietà e capacità realizzative e non perché si è "giovani" o si è "alternativi".L'impiego economico dell'ente pubblico si puo' in una prima fase concretizzare nella messa a disposizione - gratuitamente o a prezzi politici- delle infrastrutture necessarie.Un sostegno finanziario diretto a singole attività va valutato caso per caso in base alle leggi vigenti.



Firme dei membri del gruppo:

Mauro Martinoni
Roberto Sandrinelli
Erasmo Pelli
Sergio Macchi
Mario Asioli
Roberto Lurati
Francesco Bonsaver




Lugano, 28 maggio 1997

  ALLEGATI PROGETTO MACELLO