* CineMolino | luglio 2003 | CineMolino | luglio 2003 *
 
 
ogni giovedì di luglio alle 21’30
nella sala info-shop
 
 
giovedì 10
 
 
 Bandestina, Federico Tinelli
Jenin Jenin, Mohammed Bakri
 
La guerra imminente ha spazzato via totalmente dai mezzi di informazione
la tragedia del popolo palestinese. In pochi ricordano che meno di un
anno fa il campo profughi palestinese di Jenin veniva assalito
dall'esercito israeliano. In poche ore venne compiuto un vero e proprio
massacro, nascosto agli occhi internazionali dal rifiuto del governo di
Sharon di concedere l'accesso a una commissione di inchiesta dell'ONU.
Mohammed Bakri, regista palestinese, ha filmato gli effetti
dell'incursione raccogliendo immagini e testimonianze sconvolgenti, e
realizzando un documentario, Jenin Jenin, che è stato possibile vedere
solo grazie all'impegno di associazioni e movimenti che stanno
organizzando incontri e proiezioni in tutta Italia per cercare di far
conoscere questa ennesima tragedia.
 
 
 
giovedì 24
 
 
Bowling for Columbine, Michael Moore, USA 2002, 120m
 
27 Aprile 1999: la strage della Columbine school a Littleton, in
Colorado. Dopo aver trascorso la mattina a giocare a bowling (di qui il
titolo), due adolescenti entrarono nella loro scuola e cominciarono a
sparare all'impazzata, uccidendo 12 compagni e un insegnante. Lo stesso
giorno Clinton ordinava di riversare un inferno di bombe sul Kosovo e al
termine di quello stesso anno, come di routine, gli Stati Uniti
avrebbero contato più di 11.000 morti per colpi di arma da fuoco. Da
questo affresco parte Bowling for Columbine, indagine sulla fascinazione
degli americani per pistole e fucili e sulle contraddizioni di un paese
che, per paura della violenza, si arma sempre più.
 
L'autore e la mente di tutto il film, il regista e scrittore Michael
Moore (www.michaelmoore.com), fisicamente è quasi una caricatura:
un'enorme massa di chili, perlopiù grassi, e una faccia da fumetto,
cui aggiunge un comico cappellino da baseball sempre in testa. Mette in
scena sé stesso, Moore, e si porta in giro per gli Stati Uniti,
attraverso le periferie degradate dalla disoccupazione, le ordinate e
'medie' zone residenziali, per capire dove nascono le stragi come quelle
di Columbine e una tale psicosi collettiva da violenza urbana. Mostra
gli amici di Timothy Mc Veigh, il bombarolo di Oklahoma City, ma anche
normali passanti che interroga con domande provocatorie sull'autodifesa.
Dalle risposte viene a galla la paura americana per i neri e le altre
minoranze 'violente', l'idea paranoica di un passato storico bagnato di
sangue ("E la Germania post-nazista e l'Inghilterra post-coloniale,
allora ?" Si chiede Moore), la demonizzazione demente delle rockstars e
al contempo l'opposizione ad ogni limitazione del florido commercio di
munizioni, acquistabili in ogni grande magazzino.
 
Il risultato è esilarante e inquietante, quando si osservano fenomeni
come la milizia autonoma del Michigan, gruppi di bianchi armati fino ai
denti per difendersi da chissà quale minaccia. E nell'indagine su
cause ed effetti del culto-paranoia delle armi nella società
statunitense c'è spazio anche per riflessioni sul (non) Welfare state
americano, sui colpi di stato e sui gruppi terroristici che la Casa
Bianca ha finanziato ed appoggiato (scorrono le immagini di Pinochet,
Noriega e Bin Laden).
 
Pur trattandosi di un documentario, Bowling for Columbine ha un finale
che è un capolavoro drammaturgico e che vale la pena svelare:
l'incontro faccia a faccia con Charlton Heston, presidente della
National Rifle Association, l'organo che, finanziato da potenti lobbies
di produttori di armi, ne promuove la diffusione domestica. Moore,
cartone animato un po' deforme, si fa serio, mostrando al mito
hollywoodiano la foto di una delle bambine uccise a Flint (da un
coetaneo di sei anni che aveva preso la pistola allo zio) e gli domanda
di ritrattare il suo impegno nella promozione della cultura delle armi.
In risposta, Heston si appella al secondo emendamento della costituzione
americana per ribadire il diritto di ogni cittadino a possedere armi
cariche a casa e su di sé (un po' come il Ku Klux Klan si appella al
1° emendamento - quello sulla libertà d'espressione - per
giustificare la propria ideologia), poi si alza e, con passo lento, se
ne va. Improvvisamente, scopriamo che l'icona americana è vecchia,
malata e, come un animale ferito, ha paura.
 
Nell'89 era uscito in Italia un altro documentario di Moore, Roger & me.
Roger era Roger B.Smith, grande capo della General Motors, la più
grande ditta automobilistica del mondo, che in quell'anno (chi ci
ricorda?) aveva chiuso 11 stabilimenti, provocando 30.000 disoccupati
nella sola Flint, città natale di Moore. Bowling for Columbine è,
per ammissione dello stesso autore, il suo film più coraggioso e
provocatorio. A tratti esilarante e genialoide eppure con un obiettivo
ed un metodo d'indagine sociale che sono un pugno nello stomaco per la
coscienza di un paese, ha ottenuto non a caso sia il premio del pubblico
al Festival di Toronto che il prestigioso premio della giuria del 55°
Festival di Cannes.
 
 
www.ecn.org/molino
 
 
 

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