GLI
ZAPATISTI SOSPENDONO LE ATTIVITÀ AGRICOLE PER DIFENDERSI. AUMENTA LA PRESENZA
MILITARE SUL TERRITORIO CHIAPANECO E CONTINUANO LE DENUNCE CONTRO LE AZIONI
SPORCHE DEI PARAMILITARI
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Tratto da articoli della Jornada di Hermann Bellingahausen | |
26 APRILE 2002 Le autorità autonome del municipio El Trabajo hanno denunciato una nuova escalation militare nella zona nord del Chiapas sia sul loro territorio che nel municipio di Salto de Agua. Per tutto il mese di aprile veicoli dell'Esercito federale sono entrati in diverse comunità con il pretesto di "attività sociali" richieste da ejidatari priisti, ma, in realtà, per fare pressione ed intimidire le basi di appoggio dell'EZLN della regione, anche nella comunità di Roberto Barrios. Contrariamente alle dichiarazioni ufficiali che minimizzano, i municipi autonomi della zona di conflitto sono vittime di una pesante persecuzione che si manifesta attraverso azioni violente e di corruzione da parte dei gruppi ufficiali, aggressioni paramilitari o scontri con altre organizzazioni, in un susseguirsi a catena di "atti isolati" che si verificano con una ben precisa coincidenza. Il tutto, accompagnato da un lento, progressivo ed incessante avanzamento delle posizioni dell'Esercito federale. Lo scorso 13 aprile, all'ejido Luis Echeverría sono arrivati sei veicoli militari, richiesti pare dalle autorità ufficiali del luogo, e sono rimasti nell'abitato contro la volontà degli indigeni. La notte dell'8 aprile, l'Esercito federale era entrato nell'ejido Francisco Villa, e in quell'occasione, il convoglio militare era accompagnato da due auto della pubblica sicurezza dello stato e un distaccamento della Polizia Federale Preventiva. "Si sono fermati davanti alla scuola autonoma e dopo due ore si sono ritirati verso Palenque", hanno riferito gli zapatisti. Da allora, i movimenti militari sono aumentati. Il consiglio autonomo El Trabajo aggiunge che nell'ejido San Miguel, nel municipio di Salto de Agua,"le autorità ufficiali hanno richiesto per iscritto alla Segreteria del Ministero della Difesa Nazionale (Sedena) ed al governatore dello stato, di eseguire un livellamento del terreno con attrezzature dell'Esercito federale per la costruzione di un scuola secondaria in quell'ejido". Gli autonomi hanno manifestato la loro contrarietà alle azioni militari che porterebbero un presunto beneficio sociale, perché "è chiaro" affermano, sono azioni di controinsurrezione". Nel frattempo, la Settima Regione Militare ha informato di sviluppare un programma per aiutare i coltivatori di caffè nel trasporto del raccolto verso le zone di commercializzazione. La Sedena, attraverso il comando della Settima Regione Militare, ha comunicato in un bollettino, che aiuta la popolazione povera "che vive nelle comunità rurali con problemi di vie di comunicazione e mancanza di trasporti adeguati" per la raccolta del caffè. |
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NE' ACCORDO, NE' SOLUZIONE, IL CASO DI "EL SALVADOR" Da parte sua, il consiglio autonomo Francisco Gómez, ha denunciato provocazioni ed invasioni di terre da parte di contadini della Confederazione Nazionale Campesina (CNC), priista, del villaggio El Salvador. In un comunicato, il consiglio municipale ribelle, segnala che "un gruppo di persone della CNC di Ocosigno ha provocato molti problemi con le basi di appoggio dell'EZLN". Da "casi isolati" si sta armando il disordine. Il villaggio El Salvador, nel municipio autonomo Francisco Gómez, è stato fondado nel 1998 su terreni recuperati da quello che era l'allevamento Chamumún, che fino 1994 era stato di proprietà di Tito Albores. Oggi è suddiviso fra indigeni basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e da membri della CNC priista. Va beh, "suddiviso" per modo di dire. Soprattutto adesso. Le 27 famiglie zapatisti di El Salvador provengono da San Juan, più in fondo alla vallata. Allo stesso tempo, si installarono qui 11 famiglie priiste del vicino abitato di San Luis. In quattro anni, entrambi i gruppi non son riusciti a stipulare nessun accordo, nemmeno con la partecipazione del governo.È stato redatta una proposta di accordo che è stato firmato dagli autonomi, ma non dai priisti. Nell'atto si elencavano tre punti: "conservare la vegetazione che esiste, evitando di realizzare disboscamenti a fini agricoli; che entrambe le parti rispettino i loro lavoratori e che ogni gruppo realizzi le sue attività agricole nell'area destinata alla coltivazione". |
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Non c'è accordo perché i priisti vanno dappertutto e sfidano il governo salazarista. "Adesso è venuto il periodo di preparare le terre per la semina in aprile, ed i priisti, per provocarci, seminano nelle terre che noi abbiamo preparato", denunciano gli indigeni autonomi. Il 6 maggio, riferisce un'altra voce del gruppo, "stiamo preparando il campo quando il fratello priista viene a reclamare, a dire che non è nostro...Noi ce ne siamo tornati verso casa ma i fratelli priisti si sono armati di bastoni e machete e ci hanno minacciato. |
Tre di loro ci hanno attaccato e noi ne abbiamo fermato uno di loro e l'abbiamo messo in carcere per 24 ore. Non l'abbiamo colpito e gli abbiamo dato da mangiare bene". L'8 maggio, il gruppo della CNC ha attaccato El Salvador. Hanno sparato in aria e si sono appostati puntando sulla comunità. "Lì hanno preso i nostri due compagni e li hanno pestati". Li hanno torturati per 24 ore. Ieri sono tornati a circondare El Salvador. E stanno lì. "Fanno pattugliamenti e molti movimenti con le loro armi intorno alla comunità" (che è solo un gruppo di modeste case di legno e di precarie tettoie, all'inizio della strada Ocosingo - San Quintín, che qui è già asfaltata). | |
NUOVO ATTACCO DELLA ORCAO AGLI ZAPATISTI 15 giugno 2002 Le autorità autonome hanno denunciato oggi una nuova aggressione di membri della Organización Regional de Cafeticultores de Ocosingo (ORCAO) contro campesinos zapatisti. 38 membri del gruppo hanno saccheggiato e distrutto a colpi di machete, due ettari di coltivazioni (mais, fagioli e banane) nella tenuta Tulipán, a circa cinque chilometri dal nuovo centro abitato Primero de Enero, sede del municipio autonomo zapatista e domicilio dei campesinos espropriati. Il gruppo della ORCAO, proveniente da Sibacá, aveva bruciato un trattore nel municipio ribelle il 24 maggio scorso, vicino a Tulipán, ed ora minaccia di sgomberare gli zapatisti dalle terre che per quattro anni hanno coltivato insieme a loro. Un altro gruppo della ORCAO, a Ucumuljá, il primo giugno ha espulso gli zapatisti dalle sue tenute a Ucumuljá e Ja'ten'chib ed hanno tolto recinzioni a Pomalá, dove minacciano anche di cacciare gli zapatisti che difendono la proprietà collettiva e sono ora in resistenza. "Abbiamo chiesto loro rispetto e ci hanno risposto con minacce; hanno rovinato le nostre semine", riferisce un membro del consiglio autonomo. "In ogni modo, ci stanno cacciando". Un altro membro del consiglio dichiara che nel semplice ufficio Nazionale Indigenista (esempio di minimalismo: un tavolo e panche di legno, bianche e immense pareti bianche) installato in una delle pertinenze della vecchia grande casa (questa era una fattoria per l'allevamento): "Ci cacciano per metterci il loro bestiame. Gli danno le mucche e non hanno dove metterle e allora le mettono nelle nostre milpas". "Usano le mucche per cacciarci", dice un terzo indigeno del consiglio autonomo. Come in altre occasioni, gli autonomi ricordano che il funzionario della Segreteria di Sviluppo Rurale incaricato del finanziamento dei progetti di allevamento dei campesinos della regione di Ocosingo, compresi quelli che occupano terre, è Juan Vázquez, ex dirigente della ORCAO. Insistono nell'affermare che gli sgomberi sono provocati dalle istituzioni statali. "Quelli del governo istigano quelli della ORCAO affinché si prendano tutto", aggiungono le autorità autonome. In seguito, uno dei contadini colpiti dall'attacco a Tulipán, ha confidato a La Jornada: "Voglio che vada a chiedere a padre Gonzalo (Gonzalo Ituarte, parroco di Ocosingo) perché permette che quelli che lavorano nella Chiesa ci attacchino", riferendosi al fatto che il diacono di Sibacá organizza aggressioni "contro i suoi fratelli zapatisti". |
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UCCISO
A COLPI DI PISTOLA CAMPESINO ZAPATISTA 9 agusto 2002 Municipio Autonomo 17 Novembre, 8 agosto. José López Santiz, campesino tzeltal, base di appoggio dell'EZLN, è stato assassinato nella notte nelle vicinanze della comunità 6 Agosto. Il figlio di circa 12 anni, testimone oculare del crimine, afferma che l'omicidio è stato commesso da Baltazar Alfonso, auto-trasportatore di Altamirano, con un fucile da caccia. |
La vittima è stata colpita con otto colpi al volto e al petto. L'omicida ed altre due persone che si trovavano con lui, sono latitanti. Indigeni di diverse comunità del municipio autonomo che si sono riuniti nel pomeriggio nel luogo in cui si sono svolti i fatti, dichiarano che le autorità municipali di Altamirano hanno permesso la fuga dei colpevoli i quali hanno lasciato prove della loro colpevolezza, quali l'arma dell'omicidio ed il veicolo sul quale erano giunti nella notte, una Toyota V6 di colore nero con targa CX03420 del Chiapas. Gli indigeni hanno riconosciuto Benjamín Montoya Oceguera e Humberto Castellanos, anche loro trasportatori, come i due che accompagnavano "il signor Alfondo". "Io l'ho visto", dice, serio, il ragazzino. "Ha sparato due volte a mio papà e siccome io gridavo, mi ha detto di smettere altrimenti avrebbe ucciso anche me". Il ragazzo è scappato mentre il padre, ormai a terra, è stato colpito da altri sei colpi. La moglie di López Santiz, con un certo stupore che le contiene il dolore ed il coraggio, dichara: "Verso le 7 di sera era uscito per andare alla milpa con i due bambini (il figlio ed una bambina). Alle 9 è arrivato il carro e si è fermato qui. La milpa si trova a mezz'ora di strada a piedi. Gli assassini si sono incamminati nel sentiero di fango in cerca della vittima. Il ragazzo riferisce che mentre erano sulla strada del ritorno, sono apparsi gli aggressori. Il bimbo più piccolo è subito scappato. Gli spari e le grida dei bambini hanno messo in allarme le sette famiglie che compongono la comunità 6 di Agosto, fondata nel 1994 dagli indigeni sulle terre riscattate da quello che una volta era il rancho San Juan. Prima di fuggire, gli assassini hanno nascosto il cadavre tra le erbacce. Verso le 3 è arrivata sul luogo la Pubblica Sicurezza che ha rimosso il cadavere senza però la presenza del Pubblico Ministero e contro la volontà della famiglia, portandolo nel municipio di Altamirano. Questa mattina, circa 200 indigeni zapatisti hanno bloccato la strada Altamirano-Ocosingo ed hanno ripreso il corpo del campesino ucciso. Il Pubblico Ministero non si era presentatno e non esistevano atti ufficiali. Gli indigeni accusano le autorità "Li hanno lasciati scappare, non hanno voluto arrestarli".Oggi, alle 3 del pomeriggio, un veicolo di colore grigio ha forzato a gran velocità il blocco stradale degli indigeni. "Volevano ammazzare i compagni. L'hanno fatto apposta, dichiara a La Jornada un altro capofamiglia del villaggio. I campesinos hanno poi inseguito l'auto grigia fino alla sede della presidenza municipale, dove si erano rifugiati gli aggressori.Gli indigeni sono riusciti a catturare queste persone e a mantenerle in stato di fermo in attesa dell'arrivo degli osservatori per i diritti umani. Questa notte il corpo di José López Santiz giace in una casa della comunità 6 di Agosto avvolto in lenzuola. Il feretro a lato ed una nube di mosche intorno al corpo. José era un uomo abbastanza giovano, come rivelano il volto insanguinato ed il corpo forte, i suoi occhi aperti e vitrei. I bambini e gli uomini osservano ipnotizzati il corpo. I contadini dichiarano a La Jornada di aver fermato un genero di Baltazar Alfonso. Dissociandosi dai fatti, quet'ultimo avrebbe confermato la colpevolezza del suocero e lo svolgimento dei fatti. |
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