Un'avvocatessa
che si batteva per la difesa dei diritti umani, è stata uccisa sabato
22 ottobre '01 nel suo ufficio a Città del Messico. Si tratta di Digna
Ochoa y Placido, da anni legale del gruppo 'Miguel Agustín pro Juarez'.
La vittima era conosciuta come una donna coraggiosa, avendo ricevuto in
passato numerose minacce di morte ed essendo stata addirittura sequestrata
per ben due volte. Trentotto anni, Ochoa y Placido aveva ricevuto un particolare
riconoscimento da Amnesty International per la sua attività in difesa
dei diritti umani.
Accanto al suo cadavere, è stata trovata una lettera in cui si minacciano
di morte i membri di una piccola formazione politica di sinistra, il 'Partito
della rivoluzione democratica'. Secondo l' organizzazione non governativa
'Frente mexicano pro derechos humanos' vi sono sufficienti elementi che
inducono a pensare che il crimine sia un atto di "terrorismo di Stato"
perpetrato contro una voce libera. Il presidente del Centro Pro, Edgar
Cortés, esige dalle autorità che inizino subito delle indagini che vadano
a fondo del problema, perché dal 1996, quando iniziarono le minacce contro
l'organizzazione, non è stato fatto niente. Secondo il magistrato incaricato
dell'inchiesta, l'omicidio della donna ha certamente "motivazioni politiche".
Ochoa y Placido aveva avuto tra i suoi assistiti alcuni esponenti e simpatizzanti
del movimento zapatista; ed è proprio in questo periodo che a lei, e ai
suoi collaboratori, giunsero il maggior numero di minacce. Nel '99 alcune
persone entrarono nel suo appartamento, la minacciarono, le bendarono
gli occhi e la interrogarono per più di 9 ore per abbandonarla nel suo
letto legata mani e piedi con la bombola del gas aperta. Durante l'interrogatorio
le fecero domande sulle attività del Pro e sui contatti con lo stato del
Guerrero, Puebla, Oaxaca e sull'EZLN.
L'assassinio
della patrocinatrice dei diritti umani Digna Ochoa ebbe la forza sufficiente
per fare che il Subcomandante Marcos rompesse il silenzio. Né il presidente
Fox, né i funzionari, né i legislatori o altri personaggi poderosi fecero
sciogliere da aprile una parola al leader zapatista che questo giovedì
manifestò le sue condoglianze per la morte dell'avvocato. In una missiva
edita nella stampa nazionale, Marcos invia le sue condoglianze alla famiglia
di Digna Ochoa e si scusa per il ritardo di farlo, dato che, come dice,
la notizia era appena arrivata nella regione dove abita l'EZLN.
"Certamente" dice, "il crimine commesso contro Digna oscura il camminare
di tutti quegli uomini e donne che hanno fatto della difesa dei diritti
umani la loro strada e la loro meta. Non troviamo allo stesso tempo parole
che servano, per dolere ed alleviare la pena che ci veglia lo sguardo,
ma non la rotta, espressa.
" Marcos afferma che mentre le persone oneste sono scosse per questo crimine
tanto largamente annunciato e tanto irresponsabilmente sottovalutato,
il potere festeggia e decide di lanciare alcuni elemosine per zittire
qualunque lamento.
"Quando i lottatori sociali sono eliminati, il potere celebra feste, brillano
i loro migliori regali e lascia cadere alcune monete affinché le loro
elemosine comprino indifferenza.Il potere è da sempre lo stesso". Ed in
allusione al presidente Vicente Fox, assicura che non è cambiato niente.
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Intervista
al fratello che incolpa i militari.
Città del Messico, 18 aprile '02 Intervista a Jesus Ochoa y Placido, fratello
dell'avvocatessa Digna Ochoa Temi: situazione attuale delle indagini sul
crimine, implicazione dell'esercito, minacce contro i difensori dei diritti
umani e membri della famiglia Ochoa y Placido. Di Sebastian Howoka
SH: Sono già passati sei mesi dalla morte di Digna Ochoa e ancora
non si sa chi ne sono i colpevoli. Qual'è la situazione attuale e quali
sono le sue opinioni in merito?
Jesus: Domani si compiono i sei mesi dall'omicidio di Digna e non
c'è nessun avanzamento reale che permetta di chiarire il crimine. Al contrario:
il 12 marzo scorso è passata attraverso la stampa, la notizia che Digna
si era suicidata, e questo non possiamo accettarlo. Lei era una persona
con dei progetti per il futuro, una persona con dei compromessi con la
società e soprattutto con la gente che ha bisogno. Analizzando il suo
computer, abbiamo trovato dei progetti che già aveva previsto di portare
avanti per i prossimi anni. Alla questura della capitale abbiamo trovato
un totale rifiuto alla soluzione del crimine, visto che si è tralasciato
di indagare sull'apparato militare.
Il 20 aprile consegneremo alla stampa un video di quasi 4 ore riguardo
ai tre giorni di visita di Digna alla Sierra de Petatlan, in Guerriero,
dove si vede molto chiaramente com'è la verità: ovunque andassero loro,
sempre c'erano militari che li seguivano e li spiavano. Questo mostra
che Digna era sempre vigilata dall'esercito. Lei stessa, in un'intervista
del novembre 2000, colpabilizza del suo auto-esilio l'esercito e che se
qualcosa le sarebbe successo, loro sarebbero stati gli assassini. I procuratori
hanno chiamato alcuni militari per un interrogatorio, ma lo ha fatto in
maniera molto superflua, non scoprendo niente che possa chiarire la dinamica
dell'accaduto. L'investigatore colombiano, Pedro Diaz, rilasciò osservazioni
nelle quali raccomanda di approfondire tutte le linee di investigazione
che ci sono in questo momento: l'esercito, il caso Montiel e Cabrera,
il caso dei fratelli Cerezo, tutti i casi da lei seguiti, gli ambienti
sociali e lavorativi a lei vicini, le persone a lei vicine, incluso il
suicidio, anche se non ha nessun fondamento. Disgraziatamente i compromessi
politici ed economici dei corpi di polizia con le stesse autorità sono
molto forti. Per questo neanche la pressione della società civile nazionale
ed internazionale è stata sufficiente per obbligare le autorità a effettuare
un'inchiesta reale e approfondita. Comunque ribadisco che Digna non si
è suicidata, ma la sua fu un'esecuzione.
SH: Lei parla dei militari come dei possibili colpevoli. Quali
indizi ci sono a proposito? Jesus: Mia sorella portò davanti al
tribunale civile due membri dell'esercito. Per loro questa è una offesa
personale, visto che, l'istituzione dell'esercito è intoccabile in Messico.
La SEDENA (Segreteria di Difesa nazionale) praticamente non rispetta la
costituzione degli Stati uniti messicani. Nel '96, nello Stato di Veracruz,
Digna fu minacciata di morte unitamente a Pilar Noriega da due agenti
federali, però questa linea investigativa, non è stata seguita dalla procura.
Digna è sempre stata dalla parte delle persone cui erano stati violati
i diritti fondamentali, però malauguratamente nel nostro paese, chi viola
i diritti umani sono le massime autorità, i corpi di polizia e l'esercito.
SH: Voi, come famigliari di Digna, quale lotta intraprendete perché
sia fatta giustizia? Jesus: La nostra lotta, che iniziammo il 19
ottobre scorso, è quella di richiedere alle autorità federali e del Districto
Federal la risoluzione del crimine. Gli chiediamo una risposta esaustiva,
nella quale si castighino gli autori intellettuali e materiali del crimine.
Per noi questa è una situazione difficile e ci auguriamo che a nessuno
capiti di viverla. Le autorità con cui ci siamo incontrati sono prepotenti,
e persino incapaci di risolvere la situazione, come il procuratore Renato
Sales Heredia. Loro non sanno assolutamente niente degli aspetti giudiziari.
Abbiamo paura che il caso di mia sorella si risolva con la soluzione del
suicidio. Comunque anche se dovesse uscire questa come risposta, noi continueremo
ad esigere una vera risoluzione del crimine.
SH: E' possibile che il caso di Digna aiutò a far si che la società
civile divenisse più forte? Jesus: La morte di Digna ha fatto si
che molta gente si rendesse conto di quello che accade, ha fatto si che
la Segreteria del governo e la Presidenza della Repubblica organizzarono
un tavolo di discussione con i difensori dei diritti umani e con organizzazioni
non governative. Io chiamai il maestro Bernardo Batriz incapace perché
all'inizio parlò di un crimine di stato e poi manifestò che era un crimine
effettuato dall'estrema destra. Nel mese di dicembre ci aveva detto che,
se il caso si sarebbe risolto come un crimine passionale, o un suicidio,
la società civile non ci avrebbe mai creduto. Posteriormente lo stesso
procuratore iniziò a lavorare sull'idea del suicidio. Ci preoccupano le
parole del procuratore, e abbiamo saputo che questa sua presa di posizione
è stata fatta sotto la pressione degli organismi internazionali, della
stampa e dei media che richiedevano una dichiarazione.
Il 12 marzo scorso, quando uscì la notizia del suicidio, il procuratore
disse che nel suo gruppo di lavoro, circa 20 persone per questo caso,
ci sono alcuni mercenari che filtrano informazioni ai media. Ci chiediamo
come possa il procuratore trovare gli esecutori di mia sorella se non
riesce a isolare poche persone all'interno di un gruppo così piccolo.
Così dimostra tutta la sua incapacità e incompetenza. Il nostro timore
rimane quindi quello che il procuratore, per la sua incapacità, si limiti
a concludere che il crimine sia un suicidio. SH: Come vede la situazione
dei difensori dei Diritti umani dopo la morte di sua sorella? Jesus:
Io la vedo uguale o peggiore. Le minacce verso Barbara Zamora sono un
segno di prepotenza, per mostrare chi è che decide nel nostro paese. Per
noi, l'unica fonte di tutte le minacce di cui soffrivano e soffrono tanto
Digna quanto Barbara e tutti i membri del Pro, penso sia l'intelligenza
militare. Queste minacce sono i segnali che stiamo ancora ferendo il loro
orgoglio personale.
E' molto discutibile la dichiarazione che ha fatto il procuratore che
queste non sono minacce, che le considerano blande, per esserlo. Inoltre
possiamo provare che il signor procuratore sta mentendo, visto che alla
stampa ha dichiarato che Barbara aveva protezione, telecamere a circuito
chiuso nel suo ufficio, ma questo non è per niente vero. Una notte mi
ha chiamato mia moglie dicendo che nostra figlia aveva ricevuto una minaccia
telefonicamente, pur trovandosi a Ciudad Juarez, nello stato di Chihuahua.
Tutta la famiglia Ochoa e tutti i membri di organizzazioni per la difesa
dei diritti umani sono sorvegliati giorno e notte. Io credo che il governo,
la SEDENA, l'intelligenza militare, il Cisen (Centro di Investigazione
e Sicurezza nazionale= Servizi Segreti Messicani), la PGR (Procuratoria
general de Justicia), etc. si scaglieranno contro la famiglia Ochoa y
Placido, a causa della pressione che stiamo facendo esigendo una spiegazione
al caso.
SH: Lei personalmente ha ricevuto minacce?
Jesus: Privatamente no. Comunque mio fratello, che lavora a Xalapa,
Veracruz, durante il mese di gennaio e parte del mese di febbraio, ha
ricevuto telefonate nel cuore della notte. Mia sorella Carmen, l'8 di
febbraio quando stava scendendo dalla sua macchina per fare una commissione,
è stata fotografata da uno sconosciuto. La casa di mia sorella Luz-Maria
è anche stata fotografata da sconosciuti. In seguito, fu vittima di un
incidente nel quale un furgone è andato a sbattere contro la sua automobile;
dopo la riparazione, andando su una strada normale, le si è rotto il volante.
Pensiamo che questa può essere parte di quello che subì anche Digna, parte
della pressione psicologica e fisica che anche la famiglia deve soffrire
perché esigiamo giustizia. Comunque anche se ne soffriamo abbastanza,
noi non ci fermeremo qui.
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