DENUNCIA MONTES AZUL | ||
Con questo
testo si vuole denunciare l'intento del governo messicano di sgomberare
delle comunità nella Riseva Integrale della Biosfera di Montes Azules
(REBIMA) e della Selva Lacandona, questo continuando a sottoporre ad una
guerra le comunità in resistenza con il pretesto di creare una zona "protetta".
Le comunità ribadiscono che non permetteranno lo sgombero né il cambio
di ubicazione delle loro comunità e lo difenderanno come territorio di
appartenenza indigena. |
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Cenni storici |
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Nel
1524, ai tempi della conquista spagnola, in queste terre abitava un popolo
chiamato Lacandoni. I Lacandoni veri, un popolo degno ribelle e guerriero.
Resistettero contro i conquistatori per più di 150 anni. L'ultimo Lacandone
vero muore nel 1695. Da allora i vari governi coloniali e poi nazionali
hanno permesso lo sfruttamento della Selva da parte dei proprietari terrieri
e dei latifondisti privati. A questo punto nasce la schiavitù per gli indigeni.
Nel 1700 un gruppo di indigeni del Caribe arrivano nella selva Lacandona
e non hanno problemi con i conquistatori che li vedono come popolo amabile
e pacifico, che obbedisce alle loro regole. Dopo la rivoluzione messicana viene accordato ai contadini il diritto costituzionale alla terra. Nel 1950 il governo, sotto la pressione delle richieste di terra da parte degli indigeni, e non volendo scontrarsi con i proprietari terrieri "apre" la Selva. Da li e per i successivi 20 anni, gli indigeni colonizzarono la Selva. Questo si svolge senza nessun appoggio o pianificazione del governo, gli indigeni vengono "spediti" li senza niente, abbandonati alla loro sorte, per affrontare una Selva che sembrava inghiottirseli. Dal loro arrivo nella zona si formano centinaia di comunità indigene che pur continuando a lavorare ed occupare la terra, ancora oggi aspettano di essere legittimati. |
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Nel 1963 il governo accorda nuove concessioni per la disboscazione ad alcune imprese nazionali; allo stesso modo cominciano le trivellazioni della PEMEX in tutta la zona della selva e si verifica l'apertura dei primi tre pozzi petroliferi. Le 66 famiglie del Caribe si riunisco il 3 aprile '71 e richiedono 10'000 ettari di terra. Dopo solo 8 mesi il governo Luis Echeberria gli concede 614'321 ettari di terra che chiama Comunità Lacandona. | |
Il
processo per decretare questa Comunità è pieno di irregolarità; tra le altre
i Caribe vengono ribattezzati Lacandones e presentati come discendenti diretti
dei nativi che si estinsero nel 1695. Il decreto non tiene in conto che
nel 1972 esistevano già 60 comunità con diritti agrari e sollecitazioni
pendenti riguardanti le terre occupate. Le comunità indigene penalizzate
dal decreto, che sono dell'ordine delle migliaia, si uniscono in organizzazioni
indigene indipendenti per la difesa dei territori. Nel 1975 inizia la repressione da parte del governo federale messicano, che intende sgomberare le comunità e colpire le organizzazioni indipendenti che difendono le proprie terre all'interno della Selva. Mille persone e almeno 21 comunità sono minacciate; le loro case vengono bruciate,le persone cacciate e mandati a trovarsi delle altre terre da occupare. In questi luoghi sperduti si formeranno nuove comunità. Nel frattempo le comunità che resistono sono sempre più sotto pressione; nella zona si formano gruppi paramilitari. La zona di protezione delle risorse naturali si ingrandisce grazie ad un decreto governativo che aumenta di altri 300'000 ettari la riserva. Nei 900'000 ettari di questa nuova area, sono comprese nuove comunità, a cui vengono cancellate le sollecitazioni pendenti riguardanti le terre. Il governo si accorge che le comunità caribes rimangono fuori dall'area protetta, e gli regalano quindi 7'627 ettari di territorio per farli appartenere alla zona e nominarli come custodi. Alcune comunità indigene sono però sgomberate dalla Selva Lacandona in modo violento. Di fronte a repressione, oblio, violenza e povertà estrema nasce l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Tra il 1986 e il 1989, grazie a lotta e resistenza, 26 comunità ricevono una regolarizzazione dei territori dentro la zona Lacandona e la REBIMA; ovviamente i diritti agrari concessi sono limitati da una legge di protezione ambientale. Nel '91 la zona di riserva integrale della biosfera è lasciata alle cure dei Caribes. Tutto questo è seguito da un malcontento generale e il governo vara una nuova riforma che permette la privatizzazione delle terre. |
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Nel '94 l'EZLN si sollevano in arma contro il mal governo. Le principali richieste sono diritti politici, economici sociali, territoriali e culturali dei popoli indigeni. L'esercito Zapatista , in un anno, riesce a recuperare terre e a cacciare dei proprietari terrieri dalla Selva. Su questo suolo vige da allora la Legge Agraria Rivoluzionaria, che assegna la terra come possedimento collettivo e non permette la vendita di ricchezze naturali del popolo indigeno, e gli accordi comunitari di legge autonoma indigena. | ![]() |
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Nel '95 il governo tradisce gli accordi con l' EZLN e attacca le comunità
con tutta la forza dell'esercito federale; il quale inizia una guerra di
bassa intensità, stabilisce 200 cuarteles ( basi militari) e forma dei gruppi
paramilitari. Nella zona Lacandona e nella REBIMA si trovano attualmente
50 postazioni militari e approssimativamente 30'000 effettivi dell'esercito.
Viste le incursioni militari dell'esercito federale, alcune comunità zapatiste si vedono costrette a rifugiarsi nella selva, in territori inabitati. Quando rientrano nelle loro terre trovano le loro case distrutte, non ritrovano i loro attrezzi da lavoro e i pochi beni materiali che possedevano, sono stati derubati di animali e cibo. Oltre a questo, le persone che coraggiosamente tentano di ritornare nei loro insediamenti, vengono intimidite e assalite da militari e paramilitari; per questo decidono di ritornare nei loro posti di rifugio e insediarvisi. Nel 1996 il governo federale firma gli Accordi di San Andres con l' EZLN sul tema dei diritti e della cultura indigena, nei quali si ribadiscono il diritto all'autonomia regionale dei popoli indios e alla libertà di lavorare le terre che occupano. Pochi mesi dopo lo stesso governo federale, e anche quello statale, negano loro questi diritti e intensificano la presenza militare sul territorio. Le comunità resistono. Tra '97 e '98 iniziano a operare i Municipi Autonomi Ribelli che si occuperanno di gestire la cura dei territori e dei beni naturali di cui essa dispone, in modo collettivo. Subito il governo inizia una violenta repressione alle comunità mediante militari, polizia, polizia giudiziaria e paramilitari, che sono sempre più sostenuti dal governo, e impongono a questa gente la fuga. Per far sembrare i popoli indios poco rispettosi della zona e quindi non adatti a viverci, sono gli stessi paramilitari ad appiccare fuochi ed incendi devastanti. Nello stesso periodo viene decretata dal governo, e con il benestare dei Caribes, una zona di riserva di flora e fauna di alcuni territori della loro zona; dai caribes e dalla SEMERNAT (ministero per l'ambiente e le risorse naturali) aumentano le domande per lo sgombero di alcune comunità indigene. Questo mentre viene dato il permesso di entrare in queste terre a multinazionali come la Pulsar, legate al campo della bio-genetica, con il compito di controllare e preservare la riserva naturale. Nell'anno 2000 con il pretesto degli incedi appiccati nel '98-dai paramilitari, il governo aumento il contingente militare in Chiapas e tenta di sgomberare 32 comunità che sono chiamate " illegali ed invasori" effettuando voli radenti e migliorando la qualità e quantità degli armamenti delle loro truppe. I municipi autonomi resistono e denunciano gli abusi alla società civile nazionale ed internazionale. Con il cambio di governo di fine anno 2000, la pressione diminuisce lievemente. Il governo approva il Plan Puebla Panama che porterà nella zona sud del Messico, lo sviluppo delle politiche neoliberali. Per la riuscita del PPP sono indispensabili lo sgombero delle comunità, i progetti di bio-ispezione. Il piano è rifiutato dai popoli indios. Oggi i piani del governo di sgomberare la zona e di combattere l'insurrezione sono pronti per permettere l'attuazione del PPP. |
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La situazione attuale | ||
Agli
indigeni viene negato il diritto di abitare quelle terre secondo un decreto
governativo che stabilisce la necessità di proteggere suddette terre e l'immenso
patrimonio naturale che vi si trova, ma permette a imprese nazionali e internazionali
di sfruttare e saccheggiare risorse. Oggi gli interessi delle imprese multinazionali mettono sotto pressione il governo messicano esigendo lo sgombero delle comunità. Le stesse imprese, unite al popolo dei caribes, nuovi coloni delle terre della Selva, dichiarano che se il governo non riuscirà a soddisfare le loro richieste, procederanno con mano propria allo sgombero. Per far questo si stanno dipingendo gli indigeni come un pericolo per l'ecosistema della Selva Lacandona, e già si dice che se il loro comportamento non sarà rispettose dell'ambiente, vengano inoltrate denunce come delitto ai danni dell'ecologia. Gli interessi economici nella zona della Riserva sono così alti che anche il governo degli Stati Uniti si dice pronto ad intervenire militarmente per eliminare chi si opporrà ai loro piani. Il governo dichiara che per la nuova ubicazione delle comunità si sta dialogando pacificamente con la gente, mentre d'altro lato sta organizzando delle "guardie della riserva", cioè gruppi di paramilitari legalizzati per lo sgombero. Per tutto quello che accadrà, il governo ha comunque già disposto la situazione affinché ci siano i presupposti legali per l'azione di sgombero. |
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In questo quadro di ingiustizia i popoli indigeni in resistenza dichiarano: | ||
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"Dopo aver
sopportato le menzogne e l'abbandono, la guerra a bassa intensità e tutto
il peso militare del governo federale, noi stiamo ancora resistendo. Non
intendiamo arrenderci e continueremo a lottare per tutti i nostri diritti,
dichiarando all'opinione pubblica del mondo intero le ingiustizie che
subiamo. Diciamo al governo e tutti quelli che vogliono espropriare le
nostre terre che noi non ce ne andremo e non ci venderemo mai. |
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Ci occuperemo noi di curare e utilizzare secondo il rispetto della natura
e con intelligenza e per il beneficio collettivo e non di pochi queste terre.
Chiediamo alla società civile nazionale ed internazionale che denunci queste ingiustizie e questa guerra di sterminio contro le comunità indigene, che organizzi azioni per smorzare i piani del governo messicano, il quale dovrà rispettare e riconoscere i diritti del nostro popolo. |
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Libertà,
giustizia, democrazia |
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