Razzismo
e repressione
In seguito all'esclation di atti repressivi e razzisti in ticino,
si è costituito un coordinamento contro il razzismo e la
repressione
A
seguito della mobilitazione e dell’interesse creatosi attorno
al caso di Antony, il giovane nigeriano che, secondo la versione
ufficiale, si sarebbe suicidato nelle carceri pretoriali di Bellinzona
il 1. settembre scorso, nonché in ragione della volontà
di non rimanere indifferenti alle logiche di repressione ed al decadimento
delle leggi migratorie svizzere, si è creato in Ticino un
coordinamento, che trova l’adesione di diverse realtà
che si muovono attorno a tali temi, con lo scopo di promuovere iniziative
volte alla sensibilizzazione e alla lotta contro il mancato rispetto
della dignità delle persone. Non a caso ciò avviene
anche a seguito dei risultati delle recenti votazioni, che hanno
bocciato tra l’altro le proposte per le naturalizzazioni facilitate,
e che dimostrano che esiste un clima di insicurezza, diffuso da
chi, con temi razzisti ed indegni, segue una logica ben precisa
volta allo sfruttamento a profitto di un’economia capitalista
ed antisociale.
Il Coordinamento contro il razzismo e la repressione vuole dunque
battersi contro le nuove e più subdole forme di razzismo
che influenzano la popolazione autoctona attraverso le scelte legislative
e istituzionali, legittimando pratiche di discriminazione che tendono
ad identificare il migrante come nemico per la sicurezza e il benessere
delle nazioni occidentali. In un vortice di luoghi comuni e pregiudizi,
che si costruiscono anche grazie alle scelte informative che i mass
media propongono al pubblico, spesso fuorvianti e incapaci di rappresentare
la complessa realtà che l’epoca della new economy e
della globalizzazione implica, questo gruppo si propone di studiare,
sensibilizzare ed informare la popolazione sui temi più ampi
che riguardano le migrazioni e la repressione che tutta la società
è costretta a subire. Il tentativo è quello di smascherare
le facili banalizzazioni e di creare una coscienza di solidarietà
attraverso una corretta informazione ed una presa di posizione alternativa
a quelle esistenti in Ticino.
Crediamo che alla base di qualsiasi opinione e scelta politica dovrebbero
sempre esserci il rispetto delle convenzioni internazionali che
sanciscono le libertà individuali e i diritti umani. Alcuni
esempi a noi vicini dimostrano il contrario: un ragazzo che viene
picchiato a sangue dopo un carnevale da due poliziotti, persone
che vengono fermate e perquisite cinque volte al giorno solo in
ragione del colore della loro pelle, agenti in tenuta anti-sommossa
che intervengono ad una festa di liceali trattandoli come i peggiori
delinquenti, l’autorità competente che si rifiuta di
dare i nomi dei poliziotti che hanno partecipato ad un intervento
soggetto a denuncie di violenza ed abuso di potere. Questi fatti,
che sono solo alcuni di quelli noti, dimostrano che si stanno oltrepassando
limiti che in realtà dovrebbero essere invalicabili. Riteniamo
gravissimo che un comandante della polizia cantonale si senta autorizzato
dai suoi superiori e dalla classe politica di affermare “un
africano non ha mica scritto in fronte se è uno spacciatore”,
o ancora “tutte le denuncie contro i funzionari di polizia
per violenza sono false”. In questo modo si garantisce l’impunità,
di fronte ad abusi ed atti di violenza, di chi ha il mandato di
esercitare la forza pubblica e, d’altra parte, si legittima
la criminalizzazione delle persone in base ad un pregiudizio relativo
all’appartenenza sociale, fatto grave che minaccia seriamente
la sicurezza di tutti/e e il rispetto della dignità dell’essere
umano. Ancor più deplorevoli sono le affermazioni del signor
Brioschi, ex municipale di Lugano che aveva la gestione della seconda
forza poliziesca del cantone, il quale, esprimendosi sull’uso
delle “botte” da parte della polizia comunale, addirittura
sostiene che farebbero bene. La sicurezza sociale non passa attraverso
la criminalizzazione generalizzata e l’impunità degli
uomini in divisa. Anzi. Contro queste pratiche vigileremo e ci opporremo
sempre, poiché non sono degne di una società che si
vuole civile.
COORDINAMENTO
CONTRO IL RAZZISMO E LA REPRESSIONE
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