Comunicato stampa                                                                                                                        24 settembre '98



Prima di spiegare la nostra presenza a palazzo governativo per incontrare il Cds, vale la pena ricordare gli eventi degli ultimi mesi.

Quando, all'inizio di aprile lo sgombero del C.S.O.A sembrava imminente, il Municipio di Lugano è uscito con la proposta (irrealizzabile) della masseria Bizzozero.
In un secondo tempo ha invece avanzato al Cds la proposta (comunicataci dall'on.Pietro Martinelli nel mese di giugno) del deposito ACT, un' azienda pubblica di cui il comune di Lugano stava, nello stesso tempo, organizzando la privatizzazione.
Sottolineiamo che questa proposta è frutto di trattative fra il municipio di Lugano e il Cds.
Alla luce dell'esito dell'incontro del 15 settembre, ci sembra per lo meno lecito affermare che Giorgio Giudici, avendo agito senza scrupoli e in malafede sin dall'inizio, abbia ingannato lo stesso Cds proponendo uno stabile per il quale già prevedeva un altro utilizzo.
Finora il CdS è stata l'unica autorità politica che ha dimostrato la volontà di trovare un'alternativa alla sede provvisoria del Maglio evitando di ricorrere alla violenza. Già nel dicembre '96 il Consiglio di Stato riteneva che „necessità del genere possano essere soddisfatte positivamente, senza giungere ad uno scontro, contribuendo cosi alla coesione del paese, all'aiuto di famiglie con giovani interessati a questo tipo di attività e cooperando alla valorizzazione di certe potenzialità. Aggiungendo che "si tratta anche di una forma di prevenzione contro il flagello della droga. (risposta interpellanza Nova)
La stessa commissione Martinoni (pag 9) aveva affermato "che la creazione di centri socioculturali risponde ad un bisogno reale".
Il Consigliere di Stato Buffi aveva assicurato che "l'esigenza di un centro sociale era stata ormai riconosciuta dalle varie autorità politiche".

In questo momento ci aspettiamo che il Cds, con onestà e coraggio, riconosca il fallimento del dialogo e ammetta di essere stato preso in giro dal Municipio di Lugano.
Ci sembrano per lo meno assurde le minacce del tipo "o state buoni o vi facciamo andare via", proferite dall'on. Giuseppe Buffi al termine dell'incontro del 15 settembre scorso.
Imporre di cessare le attività al Centro Sociale sembra una scusa, con la quale, dopo un nostro scontato rifiuto, poter addossare al C.S.O.A il Molino la responsabilità di un eventuale sgombero.

Auspichiamo che il Cds, per distanziarsi dalla politica spregiudicata del Municipio di Lugano, spieghi all'opinione pubblica come realmente si sono svolti i fatti, perché si è giunti a questo punto e di chi sono le vere responsabilità.
In questo modo preserverebbe, almeno in parte, il rispetto e la fiducia verso le autorità politiche, che risultano sempre meno credibili agli occhi dell'opinione pubblica.

Consideriamo quindi fuori luogo discutere in questo momento le condizioni sulla nostra permanenza al Maglio, una sede considerata provvisoria da noi, dal comune di Canobbio e dal Consiglio di Stato stesso.

Vista la riconosciuta necessità dell'esistenza di un centro sociale e la nostra determinazione a far sì che l'esperienza dell'autogestione non si interrompa nemmeno per un giorno, riteniamo legittimo poter continuare l'esperienza al Maglio fino all'individuazione di una sede definitiva nel tessuto urbano.
Ci teniamo infine a precisare che il concetto di autogestione non significa mancanza di regole. Il funzionamento del centro sociale viene infatti stabilito dai suoi militanti durante l'Assemblea, unico organo decisionale del Molino.

Illusi sono coloro che pensano che dopo due anni di autogestione, uno sgombero possa fermarla.
La libertà conquistata la difenderemo ad ogni costo.

Saluti libertari                                 l'Assemblea del C.S.O.A IL MOLINO