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il molino sull'immigrazione e il razzismo nostrano 5.08.2003 |
Un pericoloso vento razzista soffia sul Ticino La caccia agli ecuadoriani con la loro conseguente espulsione, l’imminente apertura di un centro securizzato per rifugiati non criminali ma definiti recalcitranti, la proposta del coprifuoco alle 22.00 volta a criminalizzare un intero gruppo sociale costretto a scappare dal proprio paese, la richiesta di creare delle zone off limits per persone sospette, sono alcuni degli evidenti e preoccupanti segnali di un feroce clima razzista propagandato da una classe politica incapace, ancora una volta, di dare una risposta ai reali bisogni sociali. Invocare paure inesistenti con il solo scopo di guadagnare voti e di assicurarsi il potere, reprimere con la forza qualsiasi tentativo di opporsi al sistema dominante, combattere con mezzi, illegali o meno poco importa, il flusso di persone alla ricerca di una speranza di vita degna, cancellata nei loro paesi da assassine politiche neoliberiste, sono purtroppo le strategie che la classe dirigente del piccolo Ticino sta adottando, scimmiottando prevedibilmente il cattivo esempio degli altezzosi governi che si sono autoproclamati responsabili delle sorti dell’umanità. La decisione è presa: al posto di sostenere politiche solidali mirate all’autodeterminazione e all’autosviluppo nei paesi definiti “poveri”, si preferisce affamarli con accordi economici portatori di ulteriore miseria o con fallimentari progetti di aiuto umanitario. Si sceglie la strada dei bombardamenti “intelligenti” per assicurarsi il saccheggio delle risorse naturali che, evidentemente, i paesi “ricchi” non dispongono. E la miseria cresce, la povertà dilaga, milioni e milioni di ESSERI UMANI scappano dai propri paesi, abbandonano le loro terre e le loro famiglie alla ricerca di una minima fiammella di speranza. Al loro arrivo nella babilonia dell’abbondanza la triste sorpresa. There is no place for you.! Leggi speciali, tolleranza zero, botte indiscriminate, polizie assassine, carceri degni di lager di triste memoria. L’opera è completa, i sogni di una vita degna e libera affondati da tuonanti colpi di cannone. Impossibilitati a svolgere un lavoro, a vendere i loro prodotti, a suonare la loro musica, si ritrovano ad adottare mezzi illegali per sopravvivere. Criminali neri, rossi, gialli che spacciano per soddisfare il desiderio di bianchi ricchi e prepotenti. Puttane nere, rosse, gialle che soddisfano i desideri di bianchi ricchi e frustrati. E intanto la repressione sostituisce la solidarietà! Il vento soffia forte in Ticino. È un vento gelido, fa venire i brividi in un’estate torrida di idiozie, di calunnie, di retate, di soldi sporchi, di spari non intenzionali, un caldo che fa perdere il lume della ragione a chi quotidianamente deve togliersi la sete di potere. Un cantone con le sue piccole città turistiche che, è opportuno ribadire, preferisce spendere soldi pubblici in carceri speciali piuttosto che in centri di prima accoglienza, che al confronto con culture diverse sceglie di perseguitarle, espellendo esseri umani definiti illegali, che di fronte alla creazione di centri liberi dal controllo statale opta per la repressione nei confronti di giovani e meno giovani che scelgono di adottare una concezione di vita diversa, che confrontato alla creazione di una società multiculturale si racchiude nelle più pericolose e bigotte politiche di repressione causate dalla paura del diverso e dall’angoscia di perdita dei privilegi. Non rimane che l’opposizione civile! La speranza che, come già alcune volte sperimentato, esista un altro ticino: il ticino che costruisce un altro mondo dal basso, il ticino che dice basta alle intimidazioni, alla repressione, alla corruzione, al razzismo dilagante, il ticino che si ribella e che adotterà forme di opposizione civile, azioni solidali, gesti di ribellione per denunciare, combattere e cambiare questo sistema razzista e intollerante che nell’anno 2003 sta raggiungendo limiti veramente inaccettabili! Le parole sono armi. Usiamole! |