MOLINO
2002: ODISSEA DI UNO SPAZIO |
In questi
mesi come C.S.O.A. il Molino abbiamo seguito con interesse la kermesse
pre-elettorale di articoli di giornale, servizi televisivi e prese di
posizione al nostro riguardo. Abbiamo riso delle squallide bugie di Etter e compagnia e pianto per il
livello del dibattito sul centro sociale. Siamo nel 2002, il Molino vive,
interagisce con la popolazione, fa parte del movimento internazionale
di lotta da ormai 6 anni e ancora il ticino non riesce a fare il grande
passo di riconoscere la legittimità di questa esperienza e il diritto
all'autogestione. In tutt'europa e in molte città svizzere (berna,
zurigo, basilea, losanna, ginevra,...) i centri sociali sono una realtà
riconosciuta e inserita nel tessuto urbano ormai da decenni. Oggi, davanti ai continui tentativi di gettare fumo su di un'esperienza
che dal primo giorno si é sviluppata alla luce del sole, vorremmo
invitare tutti a capire cosa realmente sia un centro sociale e cosa significhi
autogestione, venendo finalmente a scoprire il Molino. L'offerta culturale e sociale fuori dalle leggi del mercato é interessante,
lo dimostrano le migliaia di persone che vi passano ogni mese, per venire
a teatro o ascoltare un concerto, per cenare o bere qualcosa in compagnia
ad un prezzo politico, passare il pomeriggio senza essere attorniati da
cartelloni pubblicitari, leggere le riviste nella sala info, comprare
il caffé del commercio equo allo shop, partecipare all'assemblea
di gestione e politica, prendersi delle responsabilità nei differenti
gruppi di lavoro, nella consapevolezza che tutto funziona in autogestione,
grazie all'impegno che ciascuno porta. Per quanto concerne l'attività politica vorremmo aggiungere che
davanti a un mondo dove il diritto a una vita degna e autodeterminata
é appannaggio di pochi, al Molino la necessità di lavorare
alla costruzione di un mondo diverso é molto forte. Questo sentimento
si traduce quindi nell'organizzazione di manifestazioni, nella pratica
della solidarietà internazionale (dagli indigeni del chiapas agli
ecuadoriani in ticino) e nella diffusione di analisi e informazioni indipendenti,
sull'evolversi della situazione mondiale Questo é il Molino, un'altra cosa sono i problemi generati dalla
mancanza di volontà politica di riconoscere quest'esperienza, nonché
di trovargli uno spazio adatto. Nel lontano '97 tutti i comuni della cintura
luganese hanno sottoscritto l'impegno a trovare la famosa soluzione definitiva
entro breve. Lugano era e dovrebbe ancora essere il principale interessato,
ma siamo nel 2002 e ancora fà orecchie da mercante, come tutte
le altri parti in causa. Come sempre invece gli accusati sembriamo essere noi, l'unica "colpa"
essere una voce fuori dal coro. In una società capitalista é
ovvio che una presenza come quella del Molino sia scomoda e si cerchi
di sopprimerla. Di certo l'autogestione fa paura perché porta automaticamente
a cadere qualsiasi logica di potere. Attualmente la chiusura mentale,
l'odio e la paura di alcuni nei confronti del Molino
si celano dietro gli apparenti problemi di legalità-illegalità.
Ma siamo onesti, l'aveva detto anche l'on. Buffi, al Molino non sussiste
un reale problema di violazione delle leggi. L'acqua e la luce le paghiamo, a differenza di chi siede in municipio
a lugano; la patente per il bar fra un paio d'anni sarà tolta anche
in ticino, ma soprattutto sono 5 anni che abbiamo accettato la proposta
delle autorità di "permesso per feste popolari e campestri",
a cui non hanno mai dato seguito. Riguardo alla sicurezza stiamo partecipando ad una commissione cantonale
volta a rendere la struttura ancor più sicura di quanto già
non sia. Più sicura, in quanto da sempre dedichiamo attenzione
a questo aspetto e lavoriamo in autogestione affinché non ci siano
incidenti. L'unico problema reale, che da tempo noi stiamo cercando di risolvere,
é il disturbo della tranquillità delle persone che vivono
nelle vicinanze, durante i concerti. Abbiamo isolato il capannone concerti
di nostra iniziativa, con un gran investimento di materiale ed energie
e siamo da sempre a disposizione per altri interventi che permettano lo
svolgersi delle attività senza arrecare disturbo. A questo punto si rende evidente che non sussistono problemi insormontabili legati al Molino, i problemi sono stati creati dalle stesse autorità e le notizie gonfiate dai giornalisti. Canobbio ci considera a priori illegali perché non siamo sul suo piano regolatore, eppure l'unico a potere inserire in zona al maglio un'area... é lo stesso municipio. Pagliacci! Il 31 agosto dunque il municipio si autosospenderà per incapacità
propria di trovare e attuare soluzioni, sarà vittima della sua mancanza di volontà politica nel riconoscere
il diritto all'autogestione. Mentre le autorità tentano di riportare indietro le lancette della
storia, il Molino porta avanti le sue rivendicazioni: uno spazio da autogestire
sul tessuto urbano e la possibilità che in futuro si smetta di
considerare il Molino come un problema da risolvere, ma piuttosto come
una realtà con cui convivere e avere uno scambio. Altrimenti non ci resterebbe che dichiarare la zona comune autogestito. non ci avrete mai come volete voi, saluti libertari, bukka libera Assemblea C.S.O.A. il Molino
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