SE QUESTO È UN POPOLO
L'AGONIA DEI PALESTINESI

 

L'impresa di pulizia. Diciamolo subito. L'azione di guerra contro i palestinesi non é un crimine qualsiasi.
È un crimine internazionale.
È un crimine contro l'umanità perpetrato nell'impotenza internazionale. L'assassinio sistematico del popolo palestinese non é un fatto di cronaca nera. È un crimine contro l'essenza umana. Ammesso che siamo ancora disposti a riconoscere nei palestinesi degli uomini. L'alibi é forte: terrorismo, unica controprestazione estrema imposta da uno scenario sanguinoso che si perpetua da oltre trent'anni. Ben inteso il suicidio-terroristico é l'ultima occasione per i palestinesi di porre al centro del mondo il loro dramma; lo spettacolo della morte quale estrema immagine di un problema al quale nessuno ha dato mai seriamente soluzioni: il principio di realtà del dialogo ripetutamente fatto precedere da assurde richieste da parte degli israeliani, come quello che stabilisce che i giudici israeliani debbano conservare poteri di veto su qualsiasi legislazione palestinese. O della precedenza degli interessi economici israeliani su quelli già esigui dei palestinesi, come avviene nella striscia di Gaza, controllata dai servizi segreti israeliani che guida lo sfruttamento delle terre da parte dei coloni che le hanno sottratte ai palestinesi, eccetera. L'autonomia proposta ai palestinesi negli accordi di Oslo (1993) é talmente minima che parte della popolazione palestinese non ha avuto alcuna difficoltà ad assumere posizioni estreme nell'ambito della questione. E non bisogna dimenticare che già dal 1948 le Nazioni Unite hanno dichiarato il diritto all'esistenza di uno stato palestinese. Adesso per Sharon si tratta di attuare la "soluzione finale" dei palestinesi, e senza testimoni. L'armata israeliana, esegue tale scopo con violenza inaudita: distruzione di tutte le infrastrutture delle città palestinesi, massacri nei campi profughi, bombardamenti sugli ospedali, divieto di circolazione delle ambulanze, smantellamento delle vie di circolazione...È la condanna a morte dei palestinesi, non solo per via degli "attacchi preventivi" dei carri armati e degli elicotteri, ma perché non ci saranno più quelle risorse minime per la loro sopravvivenza. Israele, come in una fiera, mostra i muscoli, un'avvertimento implicito anche ai paesi arabi confinanti, tenuti sotto pressione contestualmente dal dispiegamento della forza militare americana in Afghanistan. Risultato di questa escalation di violenza sono 1800 palestinesi morti in due anni di intifata contro 430 israeliani. Se tredici soldati israeliani morti durante una rappresaglia meritano la prima pagina dei giornali, le oltre duecento vittime dell'assalto della città di Janin appena appena una nota di passaggio. Ai morti palestinesi ci si abitua, in quelli israeliani siamo indotti a riconoscerci. Questa é l'informazione. Un accanimento di questa portata ha qualcosa di speciale: esso é il prodotto di una malvagità ontologica. Violenza paradossale se solo si pensa che proprio il popolo del Libro é stato oggetto della stessa violenza ontologica. Come legittimare la propria storia, le proprie tradizioni, le proprie ragioni, il proprio destino quando si é costretti a convivere con il popolo dell'olocausto, che di ragioni ne ha da vendere?
C'é qualcuno in occidente disposto a mettere in relazione gli attentati terroristici con la costante occupazione e colonizzazione dei territoti palestinesi?
C'é qualcuno disposto a credere che le terre espropriate erano di proprietà di arabi palestinesi? Sullo sviluppo delle colonie - cioé delle terre espropriate - nessuno sembra saper nulla. Sembra quasi un fenomeno naturale che migliaia di famiglie palestinesi vengano sfrattate, e se resistono malmenati e uccisi. Forse ignoriamo anche che gli israeliani hanno sempre preferito trattare con la Giordania che riconoscono quale unico stato palestinese. E dal 1948 ad oggi continuano a fare allo stesso modo. Dall'assassinio di Rabin - assassinato da un'estremista di destra ebreo e non da un "pazzo" come la stampa si é premurata a dire - ad oggi sono stati assassinati dall'esercito israeliano migliaia di palestinesi, con armi micidiali come granate antipersona che si frantumano in mortali schegge - spesso granate ad azione ritardata in modo da ottenere il massimo numero di morti - e le cui principali vittime sono i bambini. Che nome dare ad esempio all'attentato - organizzato sotto l'amministrazione Reagan nel 1985 - davanti a una moschea stracolma di palestinesi, dove un autocarro carico di esplosivo era stato messo lì per assassinare un leader religioso palestinese, procurando la morte di ottanta fra donne e bambini e duecentocinquanta feriti? Per non parlare di Sabra e Chatila con i suoi 2000 morti sempre fra donne e bambini nell'ottantadue, capolavoro criminale di Sharon!

Questi gesti - che nome dargli visto che per definizione della politica occidentale i "terroristi" sono soltanto i palestinesi - si ripetono quotidianamente da trent’anni, col silenzio della stampa internazionale.
Come chiamarli questi gesti?
Sono atti terroristici o no?
Tutti i politici e i media ripetono lo stesso ritornello: "gli israeliani esagerano, ma i palestinesi devono smetterla col terrorismo!" Già, chissà perché riesce difficile dire che i cecchini di Sharon stanno attuando un piano già stabilito fin dal dopoguerra che vede o il trasferimento in massa dei palestinesi o il loro lento e costante "suicidio" forzato; un piano senza mezzi termini terroristico! Evidentemente tale difficoltà tocca un problema particolare: il senso di colpa delle "democrazie" occidentali di fronte all' "olocausto", che é stato commesso scientificamente dai tedeschi ma coperto dal loro silenzio. Di questa congiura del silenzio nessuno sembra vergognarsi. E la parola "vergogna", utilizzata come propaganda colpevolizzante contro chi solidarizza con i palestinesi (quei pochi che ancora restano), non é che l'esito vergognoso e menzognero della necrosi etica che riempie di sterco la testa di scrittori e giornalisti il cui pensiero s’ é ridotto a lecca lecca della visione americana della pace.
Sharon é un ebreo, é vero. Ma un ebreo fascista! Cosa rende immuni gli ebrei dalla "banalità del male" per usare le parole di Hannah Arendt? L'ebreo é un destino che lega la sua vita ad un patto con la Legge della Toràh, non un volgare innatismo che lo immunizzerebbe da qualsiasi caduta nella barbarie. Sciacallare sull'ebraismo e sull'olocausto, rendere quest'ultimo un evento negoziabile, ridurlo a ombrello di posizioni etico-politiche intasate di odio e pregiudizi, significa oscurarne la memoria, farne un articolo di consumo. Tutto ciò é mafia ideologica praticata da scrittori e giornalisti che proiettano la storia nell'oscurantismo post-storico del presente.
Per questo Sharon é il primo nemico della tradizione ebraica, la sua politica dà la possibilità di rigenerare l'antisemitismo violento o soft per lungo tempo coccolato in Europa. Chi vuole vedere nelle manifestazioni di solidarietà con il popolo palestinese un gesto antisemita - come é capitato agli esponenti dell'opposizione-fantoccio in Italia - non fa che rivelare il proprio senso di colpa e la propria sindrome antisemita che lo abita. Questa é l'insopportabile menzogna politica della questione ebreo-palestinese. La doppia fedeltà. Essere ebreo nella storia é stato una tragedia; ma oggi essere palestinese é forse diverso? Hanno Abramo come origine e la politica degli Stati Uniti come fine. Perché, bisogna riconoscerlo, gli israeliani sono l'avamposto degli americani nel cuore dell'Islam. La menzogna politica di Sharon si basa sul modello di quella degli Stati Uniti: il terrorismo, sollecitato con anni di politiche pseudoumanitarie e violente verso i popoli del terzo mondo. Come giustamente ha fatto osservare Baudrillard a proposito dell'attentato alle torri di New York "loro lo hanno fatto, noi l'abbiamo voluto?". Da anni sappiamo che gli israeliani espropriano le terre ai palestinesi, lasciando nel destino più cupo le famiglie che le popolavano, ma non abbiamo fatto niente per garantire questo diritto ai palestinesi.
Cosa vogliamo adesso?
Che smettano di suicidarsi coinvolgendo in questo gesto estremo gli israeliani?
È stato sufficiente identificare un popolo con questa parola per avallare ogni sorta di sorpruso e di violenza. Il terrorismo prima ancora di essere l'arma di chi non ha più nulla da perdere, é un'arma-boomerang cui viene costretto il nemico che legittima qualsiasi decisione contro le geografie dove il terrorismo é alimentato. Il terrorismo così si presenta come lo spettacolo della violenza senza alcun rapporto con le cause che lo hanno determinato. Fra causa ed effetto si opera uno scollamento. Un palestinese si fa saltare in aria, noi non capiamo perché lo fà. Un'altro palestinese si fa saltare in aria, provocando morti e feriti, e noi continuiamo a non capire perché. Tutto ciò lo chiamiamo terrorismo. Questa assenza di rapporto fra causa ed effetto mette a nudo proprio lo spirito dell'informazione. La propaganda silenziosa perseguita dagli israeliani e da Bush é proprio l'assenza di un qualsiasi rapporto fra causa ed effetto. Si dà il caso che dal 1967 gli israeliani occupano e colonizzano sistematicamente territori palestinesi. Cosa farebbe uno stato con un esercito sufficientemente forte da impiegare? Dopo più di trent'anni i palestinesi si sono visti ridurre il loro terrotorio di più della metà e hanno visto morire quasi cinquntamila uomini. Gli atti di terrorismo suicida vanno letti alla luce di questo scenario, sono l'unica risorsa simbolica in termini di sfida militare in loro mano. L'asimmetria militare é schiacciante, non resta che la propria morte che risucchia spettacolarmente quella degli israeliani, ultimo grido disperato di una vita privata di qualsiasi dignità e diritto. In altre parole cos’ é che legittima l'enunciato "i palestinesi sono terroristi", ripetuto come un ritornello dai capi di stato occidentali e dalla stampa "accreditata"? Semplicemente la forza militare che propagandisticamente si identifica con il bene; che tradotto in termini spiccioli significa l'identità fra esercito ed economia. Questa é un'altra insopportabile menzogna dei nostri tempi. A meno che c'é ancora qualcuno disposto a credere che i palestinesi si alzano la mattina con l'istinto di morte. Ma, d'altra parte, come fece osservare già a sua tempo Hanna Arendt: "se i sionisti continueranno ad ignorare i popoli del mediterraneo e a curarsi soltanto delle grandi potenze lontane, essi finiranno col sembrare loro strumenti, agenti di interessi estranei e ostili". Parole scritte nel 1945. E oggi? La situazione non é cambiata di una virgola. L'attuale politica genocida di Sharon non può che condurre ad una rigenerazione dell'odio antisemita. È ancora la Arendt ad aver intuito questo rischio: "L'antisemitismo di domani sosterrà che gli ebrei non solo hanno tratto vantaggio dalla presenza delle grandi potenze straniere in quella regione, ma l'hanno anche voluta, rendendosi così responsabili delle conseguenze". Questa la situazione nel '45 quando i revisionisti sionisti ignoravano qualsiasi rapporto con i paesi vicini. L'acuirsi di questo non-dialogo (voluto), l'atteggiamento di "intransigenza"- come dice la Arendt - verso i vicini di casa, perseguito fino ad oggi, é il sintomo di una politica che non ha mai mutato il suo scopo principale: il trasferimento degli arabi palestinesi in Iraq, un progetto sempre supportato dai circoli sionisti americani. Da questa doppia identità di ebrei e americani non poteva che scaturire una doppia fedeltà: all'ebraismo e agli Stati Uniti. Ragion per cui gli Stati Uniti hanno sempre imposto il loro veto a qualsiasi seria risoluzione dell'ONU contro l'arroganza militare di Israele.
Il bios originario.
Ma la questione israelo-palestinese tocca altri termini che qui semplicemente sfioriamo. I revisionisti israeliani incarnano effettivamente gli insegnamenti della grande tradizione ebraica? Il principio rabbinico secondo il quale i "giusti" di tutte le nazioni partecipano al mondo futuro, non esprime semplicemente un'idea escatologica, ma incarna l'idea che tutte le diversità possano ritrovarsi facendo del rispetto dell'Altro il Principio Etico di ogni nazione. E l'idea di un popolo "eletto" non va storpiato in un cieco e rabbioso diritto di prelazione sulla Palestina. Piuttosto come diceva il rabbino Nachman e più recentemente Levinas, esso indica che l' "elezione" é la coscienza straordinaria del fatto non di essere privilegiati nei diritti, ma nei doveri: si é "eletti" verso gli altri.
Un dottore della Toràh ha detto: "chi ama la moltitudine ha il raccolto". Il grande insegnamento della tradizione talmudica - l'infinità dell'altro, l'alterità irriducibile all'Essere, la non-identità - viene da Sharon e dai suoi killer rovesciato in pura identità. Sharon ha dichiarato guerra ai palestinesi, cioé a un non-stato, a una identità negata internazionalmente. Non c'é bisogno di oscuri passaggi retorici per dire che l' "Essere" israeliano di Sharon é ormai tutt'uno con la guerra. Quanto più Sharon distrugge l'identità palestinese, costringendoli ad atti terminali come il "suicidio-terroristico" - ultima posta in gioco simbolica di un’identità irriducibile all'accettazione passiva di una vita indegna - tanto più gli israeliani (revisionisti) diventano se Stessi, pura identità che ricorre al genocidio in nome del proprio bios originario, cioé la razza. È esattamente questo quello che é accaduto nel campo profughi di Jenin, dove l'esercito israeliano alla svelta ha seppellito in fosse comuni i civili palestinesi assassinati, prima dell'arrivo della stampa. Di Jenin - campo profughi creato nel 1948 - non resta più niente, un'ammasso di macerie, la sua località é stata annullata per sempre dalla storia e dalla geografia. Paradosso della storia che ci fa assistere a ritorni allucinatori insospettabili: non fu, forse, l'ossessione di Hitler la formula del bios razziale per legittimare lo sterminio della non-identità ebraica, irriducibile al modello ariano. Questo é il grande cambiamento (tradimento termidoriano) operato dalla politica di Sharon sotto la bandiera dell'ebraismo, il cui nome brucia non per mano dei palestinesi - nemico costruito in decenni di espropriazioni terriere - ma per mano dello stesso Sharon e dei suoi cecchini. Ci sarà un tribunale dell'Aja per Sharon? Gli stessi cantanti, scrittori, musicisti, artisti, così tempestivi nel mostrare la loro solidarietà al popolo americano, testimonieranno anche per i palestinesi?...Nel frattempo miss Israele si fa riprendere dalla televisione sui carri armati in compagnia dei soldati sorridenti e felici per i successi della "missione".
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