TRATTATIVE ?



Il rapporto con le autorità si muove su due livelli. Da una parte vi é la richiesta di sgombero entro il 10 aprile 1998 inoltrata dal comune di Canobbio, che rimane l'unica risoluzione ufficiale parvenutaci fino ad'ora, e d'altra parte vi sono le promesse dei politici che assicurano che siamo vicini ad una soluzione concordata.
Eviteremo di riassumere, poiché dovrebbe essere ormai nota, la storia dei continui inganni che in questi anni hanno carratterizzato l'attitudine dei politici nostrani nei confronti di un centro sociale autogestito.
Partiremo quindi dall'intimazione di sgombero del 10 aprile1998 del comune di Canobbio, voluta da quest'ultimo perché, a suo dire, la soluzione provvisoria del Maglio sembrava essere definitiva dato che nessun segnale permetteva di sperare diversamente.
Insomma, anche il Comune di Canobbio si rendeva conto che i vari blabla, le varie promesse scritte o annunciate non erano nient'altro che bolle di sapone destinate a dissolversi in poco tempo.
Ma come mai nessuno diceva nulla, nessuno si muoveva? Semplicemente, perché questa era la volontà di chi governa realmente in questo cantone, cioé il municipio di Lugano, il suo uomo forte ed i suoi soci. Di fatto la soluzione Centro Sociale al Maglio rappresenta la situazione quasi ideale per il nostro amico coi baffi. Non ideale, dato che né lui né i suoi soci sono riusciti ad impedire che anche un solo centro sociale autogestito esista.
Restava quindi la soluzione di allontanare il più possibile dalla città questa fastidiosa realtà, incompatibile con il sogno di far diventare Lugano una piccola Montecarlo, fatta di Casinò, banche e hotel di lusso, in modo da poter svagare quei ricchi signori stranieri desiderosi di mettere al sicuro i capitali (poco importa se in maniera illecita), mentre la popolazione locale vede la propria situazione degradare continuamente sia dal punto di vista economico che sociale.
Ma la richiesta di sgombero di Canobbio, la manifestazione del 14 marzo a sostegno dell'autogestione a cui hanno partecipato oltre un migliaio di persone, hanno nuovamente complicato tutto, rischiando di riportare la rivendicazione all'interno della città.
Ecco, quindi, riapparire dei segnali di apertura dell'ultimo minuto, quali la presa di posizione di Bignasca (guarda caso uno dei soci del sindaco) e la Biscossa ( ?) favorevole alla soluzione al Maglio o ancora il municipio di Lugano stesso che rilancia la Masseria Gervasoni (a cui avevamo già risposto negativamente un anno e mezzo fa poiché improponibile per varie ragioni) e la Masseria Bizzozero, la cui riattazione implica spese millionarie e tempi lunghi. Ma lo stesso Giudici spiega il motivo per cui sembra disposto a cedere spazi per un centro sociale. In un intervista rilasciata al GT7, egli spiega ai suoi elettori che é costretto a rivedere il suo rifiuto al dialogo, poiché non può mettere la polizia in piazza tutti i giorni (non farebbe certamente bene al turismo " grasso "), ma rassicurava che se il Centro Sociale esisterà non sarà certamente autogestito " come quello dei Molini ". Nessun riconoscimento all'esigenza sociale, ma solo una scelta opportunistica dettata dalla salvaguardia dell'immagine turistica della città-stato, ma soprattutto nessuna autogestione, bensì la volontà di poter controllare anche questo spazio sociale.
Per tornare al totoMolino sulla sede definitiva del centro sociale autogestito, le ultime notizie danno in pole position il deposito dei bus della città, che si trova vicino ai pompieri (si sa mai !), ma situato in territorio di Porza.
Ricordiamo che il deposito era una delle 4 proposte che avevamo avvanzato nel lontano dicembre 1997 quali possibili sedi definitive, alle quali il municipio di Lugano aveva risposto un secco rifiuto.
Sorvolando su questo punto, il deposito ACT dovrebbe essere l'oggetto di discusione dell'incontro che avranno i comuni di Lugano, Canobbio, Porza ed il Cantone. La riunione avverrà (o forse é avvenuta ?) in maniera segretissima. Speriamo che ci facciano sapere qualcosa...
Concludendo riportiamo la conclusione della lettera aperta inviata al municipio di Lugano, in occasione della prima riunione di Realtà Antagonista (Federazioni dei Movimenti per un Centro Sociale Autogestito del 18 aprile 1996 : " Siamo fermamente convinti che la strada per l'ottenimento di un Centro Sociale Autogestito non sia quella paludosa e burocratica.
Ci impegneremo quindi ad esplorare altre vie sempre con l'unico scopo di ottenere il più presto ciò che le autorità non hanno mai voluto concedere. "