Il libro è di per sè,oggetto niente affatto innocuo...

 

Il libro è, di per sé, oggetto niente affatto innocuo; ma che cosa c'è di più inquietante di una comunità di libri, di una
biblioteca?”

                                        Giuliano Gramigna

Su questo parente povero del libro - povero in quanto giornale, ed ancor più, in quanto voce del centro sociale -
contiamo di farvi trovare ogni mese alcune proposte di lettura. Non credo, infatti, che si possa parlare di vere e proprie
"recensioni", quanto di semplici stimoli alla scoperta - o riscoperta - di opere alquanto eterogenee tra loro: recenti,
oppure anche classiche, di narrativa e non, espressione di varie culture geografiche, ma anche politiche.
L'intenzione è anche quella di far parlare gli stessi autori, normalmente con il facile strumento della citazione, talvolta -
se ci riusciamo - con un loro apporto realizzato apposta per noi. Chiaramente anche questa pagina, come tutte le altre di
questo "foglio alternativo", è aperta all'apporto di ogni lettore e/o frequentatore del Molino che in ogni suo aspetto vuol
essere luogo non della solita fruizione passiva, ma di partecipazione creativa per tutti.
In questo numero segnaliamo il testo fondamentale sui mezzi di comunicazione di massa, in cui Marshall McLuhan già
31 anni fa incredibilmente prevedeva i più importanti aspetti sociali e culturali dell'interazione tra individui, mass media
e società. Buona lettura!

Istruzioni per l'uso del tuo elettrodomestico preferito (od odiato?) e tanto altro ancora...
Il medium è il massaggio di Marshall McLuhan e Quentin Fiore, Feltrinelli UE

Primo ottobre 1998, 457 giorni dal 2000: siamo talmente abituati a trovarci ogni giorno tra televisori, computers,
automobili, telefoni, da non renderci conto di quanto sia stata recente la loro diffusione e, ancor più, di come tali
tecnologie abbiano inciso sule nostro modo di vivere, di vedere il mondo e le persone che ci stanno intorno.
Ma già nel 1967 dal chiuso del suo ufficio, nell'Università di Toronto, Canada, Marshall McLuhan analizzava con
precisione gli allora modernissimi mezzi di comunicazione di massa, confrontati con strumenti più diretti ("caldi", come
da sua definizione) o più tradizionali:
“I media, modificando l'ambiente, evocano in noi rapporti unici di percezione sensoriale. [...] L'estensione di uno
qualunque dei sensi modifica il nostro modo di pensare e di agire, il modo in cui noi percepiamo il mondo. Se il grande
black-out di New York del 1965 fosse durato per sei mesi, non ci sarebbero stati dubbi su come la tecnologia elettronica
plasma, modella, modifica - massaggia - ogni istante della nostra vita.”

Va notato che l'interesse di McLuhan non è mai centrato sui particolari tecnici, ma sugli aspetti - ben più importanti - di
come i nostri sensi avvertano e la nostra mente "abbia cognizione" del mondo, tramite i mass media.
Lo sguardo dell'autore è ampio e globale, spazia su ogni aspetto della vita individuale e le sue analisi del "sociale"
toccano giustamente anche la sfera dei rapporti di potere e dunque della politica. Uno sguardo che appare sorpreso dal
nuovo - del cui gusto si affascina - e che sembra scandalizzarsi dell'inadeguatezza delle strutture mentali, culturali e
politiche nel comprendere e gestire positivamente le novità tecnologiche:
“In nome del "progresso" la nostra cultura ufficiale sta cercando di costringere i nuovi media a fare il lavoro dei vecchi.”
"Il Medium è il Massaggio" è un libriccino estremamente affascinante, anche per la grafica coinvolgente curata da
Quentin Fiore. Vi si parla soprattutto di immagini e di sensi, non era possibile, dunque, che foto e icone varie non
debordassero da una pagina all'altra del libro, mutandolo in una sorta d'ipertesto (concetto ancora lontano da venire,
anche per la mente di mister McLuhan) "navigato" su internet...:
“Furono i funerali del presidente Kennedy a rivelare più potentemente la capacità della televisione di conferire a
un'occasione il carattere della partecipazione collettiva. La televisione coinvolge un'intera popolazione in un processo
rituale. (Al confronto la stampa, il cinema e la radio non erano che cassette di imballaggio pre i consumatori.) Con la
televisione le immagini vi vengono proiettate addosso. Voi siete lo schermo. Le immagini vi si avvolgono intorno. Siete
voi il punto di fuga. Ciò crea una sorta di introspezione, una specie di prospettiva inversa che ha molto in comune con
l'arte orientale.”
Sorprendente, vero? Personalmente ho spesso l'impressione che si dicano tante banalità sui mass media, qui al contrario
capita di leggere un paragone - invero non così assurdo - tra qualcosa che appartiene alla moderna quotidianità, come la
televisione, e l'estremo opposto, l'arte orientale, aleggiante in un'aura di mistero, apparentemente di moda, per via della
pervasiva - ma cosi poco profonda! - new age e nella realtà, invece, così poco nota.
E per finire ancora una citazione, direi metapolitica. Mentre sul nostro "Ombre" un anno fa leggiucchiavo un brano da
"La quarta guerra mondiale è cominciata" del subcomandante EZLN Marcos, mi ricordai di questa frase sull'ipocrisia
delle potenze nazionali a riguardo delle "guerre regionali" sempre più sparse - come l'immondizia - per la periferia
dell'impero:
“La vera guerra totale è divenuta una guerra d'informazioni. La si combatte con raffinati media elettronici informativi, in
condizioni fredde e incessantemente. La guerra fredda è un autentico fronte, un viluppo che coinvolge chiunque, sempre,
dovunque. Ogni qual volta, di questi tempi, sono necessarie le guerre calde, noi le conduciamo nei cortiletti di servizio
del mondo con le vecchie tecnologie. Queste guerre sono delle recite, dei giochi tragici. Non conviene più, né si
potrebbe, usare le tecnologie più recenti per combattere le nostre guerre, poiché le tecnologie più recenti hanno privato
la guerra di ogni significato. La bomba all'idrogeno è il punto esclamativo della storia.
Chiude una frase di manifesta violenza durata per secoli !”