Legge sul lavoro

 

1-12-96 IL 67% DEI VOTANTI RESPINGE LA REVISIONE DELLA LEGGE SUL LAVORO!
…E POI LO CHIAMANO POPOLO SOVRANO.

Il primo dicembre 1996, il 67% dei cittadini dice no alla revisione della legge sul lavoro, lanciando così a Consiglio
Federale e padronato, che avevano fortemente voluto la revisione di questa legge, un messaggio chiaro: riforme quali il
prolungamento del lavoro diurno fino alle 23.00, l’estensione del lavoro notturno, l’incredibile aumento del volume
delle ore straordinarie vengono così respinte.
Nel settembre 1997 l’elettorato conferma una sensibilità sociale, opponendosi, anche in questa circostanza chiaramente,
al peggioramento della legge sulle indennità giornaliere per i disoccupati.
La volontà, da parte degli ambienti economici, di peggiorare le condizioni di chi è stato espulso dal ciclo produttivo, per
esercitare maggiore pressione sul salariato che a fatica mantiene il suo posto di lavoro, viene chiaramente smascherata.
Settori sempre più vasti di lavoratori, ma anche di disoccupati comprendono chiaramente quindi, qual è la reale portata
di queste modifiche legislative e manifestano dunque la loro opposizione allo smantellamento dello stato sociale.
Nel dicembre 1997 il Consiglio Federale sottopone al parlamento un nuovo progetto di revisione della legge sul lavoro
che può essere tranquillamente definito la copia di quello presentato l’anno precedente.
Evidente quindi il disprezzo manifestato dai potenti per quello che loro definiscono popolo sovrano….incredibile ma
vero! Il nuovo progetto di legge si prende gioco della volontà, dei sentimenti e dei bisogni della maggioranza dei
lavoratori, dei disoccupati e dei giovani di questo paese.
Il prolungamento della giornata lavorativa fino alle 23.00 senza alcuna compensazione né richiesta preventiva di
autorizzazione permetterà ad esempio di esporre centinaia di migliaia di persone al rischio di dover lavorare a turni, per
esempio tra le 5.00 e le 13.00 o tra le 13.00 e le 21.00, forma di lavoro questa particolarmente redditizia per padroni e
non per i lavoratori (si pensi ad esempio all’equilibrio della vita famigliare).
Pure l’estensione generale del lavoro notturno(chiaramente nocivo per la salute e l’integrità sia fisica che psichica) così
come la soppressione del divieto di lavoro notturno per le donne nell’industria, appaiono decisamente inaccettabili.
Decisamente illogica è poi la volontà padronale di aumentare il volume di ore straordinarie di chi è già occupato.
Decisione questa che renderà sempre più difficile il reinserimento nel mondo del lavoro per una persona disoccupata e
che va contro la logica di una più equa distribuzione del lavoro.
I recentissimi attacchi portati all’ AVS (che aprono le porte ad un futuro pensionamento per tutte e tutti a 67 anni),
l’offensiva generale portata a tutto il sistema formativo o ancora le riforme in atto a livello cantonale nel settore della
vendita(con una liberalizzazione totale delle aperture dei grandi magazzini), tanto per non citare che alcuni esempi,
mostrano chiaramente quanto vasto ed ampio sia l’affondo portato allo stato sociale e ai diritti dei lavoratori.
Opponiamoci quindi a questa precarizzazione generale, difendiamo i nostri diritti e diamo scacco matto al Consiglio
Federale votando no il prossimo novembre alla revisione della legge sul lavoro.