TIBET: AGONIA DI UN POPOLO
1.200.000 morti, su una popolazione complessiva di 6.000.000 di tibetani. Violazioni dei
diritti umani quale pratica comune. Violentissime sedute di rieducazione" in
cui amici e parenti sono costretti a denunciarsi l'un l'altro, sotto minaccia di tortura o
punizioni corporali, che spesso finiscono col pestaggio del colpevole di attivitä
contro il partito", alcune volte a morte.
Sterilizzazione forzata delle donne tibetane dopo il primo figlio, costrette a fuggire
dalla loro terra per poter partorire per poi tornare in Tibet ad accudire al resto della
famiglia, lasciando il bambino orfano in India o in Nepal. Repressione selvaggia di ogni
forma di opposizione. Commercio di organi umani prelevati dai prigionieri tibetani,
politici e non, deceduti nelle galere cinesi. Povertà estrema. Colonizzazione delle
province tibetane ove, in alcune regioni quali il Kham o l'Amdo (province che la Cina non
riconosce facenti parte del T.A.R., ovvero la Regione Autonoma del Tibet, e che oggi si
chiamano ripettivamente Quinghai e Sichuan) la percentuale dei cinesi supera ormai quella
dei tibetani; anche a Lhasa e nei principali centri urbani la situazione è simile,
faacendo dei tibetani degli stranieri in casa propria.
Vastissime zone boschive disboscate tanto da far sparire ogni tipo di selvaggina in aree
della dimensione di uno stato europeo, con le recenti conseguenze di alluvioni
incontrollabili in Tibet e in Cina (lo Yantze nasce in Tibet). Scempi ecologici dovuti a
estrazioni minerarie selvagge, o a campagne di riforme agrarie studiate a tavolino da
burocrati cinesi e fallite miseramente. Depositi di scorie nucleari. Esperimenti sugli
effetti della radioattività, effettuati con test nucleari all'aperto, sulle persone. Il
Tibet ha, oggi, istallato sul suo territorio circa un terzo del suo potenziale atomico:
qualcosa come 3000 testate nucleari.
questo è il bilancio della decantata liberazione" del Tibet da parte della
Cina. Liberazione" avvenuta nel 1949, quando la Cina maoista ha invaso
militarmente il Tibet.
Tibet che, seppur profondamente ferito nella cultura e nella propria identità, resiste
con la forza che solo la fede nella libertà può dare. Una lotta pacifista, che spesso
vede in prima linea i monaci buddhisti nelle piazze o nelle galere, assieme ai giovani
tibetani cresciuti all'ombra del Partito".
Dal Tibet ci giungono poche notizie, anche se l'informazione è migliorata negli ultimi
anni: queste parlano di repressione selvaggia da parte dei cinesi di ogni forma di
protesta e di tibetani che sfidano la tortura e la morte per la libertà. Migliaia di
anonimi eroi, laddove per un ritratto di H.H. Dalai Lama, o per una bandiera tibetana, si
rischiano anni e anni di prigione, quindi di tortura.
Ma anche nelle prigioni cinesi i tibetani continuano la loro lotta: sono 12 i morti, di
cui si ha notizia, deceduti nel corso di una manifestazione svoltasi il 4 maggio scorso
all'interno del carcere di Drapchi, il campo numero 1 alle porte di Lhasa, in cui la
polizia cinese ha aperto il fuoco contro i manifestanti; di molti altri partecipanti non
si ha piu' notizia.
Vogliamo ricordare che i cinesi detengono anche il triste primato di avere il prigioniero
politico piu' giovane del mondo, un bambino tibetano che oggi, se vivo, ha 10 anni. Gendun
Choekyi Nyima, riconosciuto quale incarnazione del Panchen Lama e secondo solo a H.H.
Dalai Lama all'interno della scuola Gelugpa del buddhismo tibetano, è scomparso dal 1995
(aveva solo 6 anni...) e non si hanno piu' notizie da allora, anche se alcuni pensano sia
detenuto vicino a Pechino.
H.H. Dalai Lama, dal suo esilio di Dharamsala in India, ha tracciato - nel 1987 (!) -
un'ipotesi di dialogo con la Cina, basato sul Piano di pace in 5 punti", questi
sono:
1- l'intero territorio del Tibet, comprese le province del Kham e dell'Amdo, sia
trasformato in una zona di pace e di non-violenza
2- Deve cessare la politica di massiccia immigrazione di coloni cinesi nel Tibet, che sta
riducendo i tibetani ad una minoranza nel proprio Paese
3- Siano garantiti ai tibetani le libertà democratiche e i diritti civili
4- Cessi lo sfruttamento selvaggio e sistematico dell'ecosistema e l'uso del territorio
tibetano per la produzione di armi nucleari e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi
5- Inizino al piu' presto serie e concrete trattative tra le autorità della Repubblica
Popolare Cinese e il governo tibetano in esilio per trovare una soluzione pacifica e
democratica al dramma del Paese.
La Cina ha risposto, finora, negativamente anche a questa proposta, seppur non preveda
l'indipendenza dello Stato tibetano dalla Cina.
Come CSOA sosteniamo la lotta di liberazione tibetana da un regime dittatoriale e
sanguinario come quello cinese: il Tibet deve tornare ad esere uno Stato indipendente.
Cercheremo di informare, tramite il giornale, dei fatti di cui nessun periodico parla, in
una guerra strisciante di cui l'occidente, con i suoi interessi politici ed economici nel
gigante Cina, è colpevole e complice. Di questo e dell'appoggio alla causa tibetana da
parte dei gruppi dissidenti cinesi, parleremo nella prossima occasione.
Lanciamo l'appello a tutti perché aderiscano alla campagna mondiale di boicottaggio di
qualsiasi manufatto fabbricato in Cina.
Siti Internet: www.les amis du tibet (pubblica, via e-mail, info-tibet)
Libri: Palden Gyatso: Il fuoco sotto la neve" - Storia di un
monaco tibetano sfuggito dal Tibet dopo 35 anni di galera e tortura. Imperdibile
testimonianza.
Kamilla King: Tibet: un paese e il suo dramma" ed
Shakespeare and company - resoconto dettagliato, fino al 1995, della situazione tibetana.