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Citando un titolo di un articolo tratto da Internet:
"ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO
OPPURE ORGANIZZAZIONE COMMERCIALE DEL MONDO?"

"L'emergere di gruppi di attivisti rischia di indebolire l'ordine pubblico, le istituzioni legali e il processo democratico (...). Bisognerebbe stabilire delle regole per chiarire la legittimità di queste organizzazioni non governative militanti, che affermano di rappresentare gli interessi di ampi settori della società civile"
"Investire dove vogliamo, il tempo che vogliamo, per produrre cosa vogliamo, approvvigionandoci e vendendo come vogliamo, sopportando il minor numero possibile di obblighi (sociali, fiscali, ecologici)"
Affermazioni fatte nel settembre 1998 a Ginevra durante l'assemblea di 450 dirigenti di multinazionali organizzata dalla Camera di Commercio Internazionale.

Alla fine di novembre a Seattle si aprirà ufficialmente il cosiddetto "Millenium Round", ovvero l'ultimo vertice del WTO del millenio. In occasione di questa ennesima azione ultraliberista verranno rispolverati gli accordi dell'AMI, accordi peraltro già falliti nel 1998 ma mai abbandonati dalle multinazionali (come ben rappresenta la seconda dichiarazione riportata nel riquadro sopra). Si impone dunque un piccolo passo indietro nel tempo per capire che cosa è stato rifiutato ma soprattutto cosa sta risorgendo.

WTO: DUE PAROLE SUI CREATORI DELL'AMI

Creata nel 1994 e messa in vigore nel 1995 l'OMC (o WTO che dir si voglia) ha sostituito il GATT. Lo scopo di tale organizzazione era di creare un pacchetto di regole commerciali multilaterali che contrastassero le misure arbitrarie della concorrenza e di evitare quindi la legge del più forte. Strano a dirsi, queste regole hanno sempre avvantaggiato i più forti. Queste regole stabiliscono che gli stessi diritti devono essere applicati sull'insieme dei territori degli stati membri del WTO a qualsiasi impresa e che se un'impresa fosse agevolata da un diritto preferenziale, allora tutte le imprese avrebbero dovuto beneficiare di tale privilegio.
Venne creato e messo a disposizione del WTO anche un'organo che arbitrasse i conflitti commerciali: l'ORD.
Giudice di parte, l'ORD prende le sue decisioni senza rendere conto a nessuno e senza dover spiegare nulla. Addirittura, se una misura ambientale, sociale o di salute pubblica presa da uno Stato pregiudica il commercio dev'essere lo Stato a dimostrare la fondatezza dei suoi timori e non il contrario.
Per fare un'esempio, quando l'UE decise di non importare carne di manzo agli ormoni dagli Stati Uniti per motivi di salute pubblica, questi ultimi si lamentarono presso il WTO accusando l'UE di "protezionismo mascherato". L'ORD diede ragione agli Stati Uniti, dicendo che toccava all'UE dimostrare la nocività della carne di manzo.
Il principio di precauzione non è dunque preso in considerazione dal WTO, come neppure le considerazioni etiche: poco importa se un prodotto viene fabbricato da bambini affamati e incatenati, questo non è di competenza giuridica né del WTO né dell'ORD.

LA SCONFITTA DELL'AMI

I trattati AMI vengono portati avanti nel più assoluto riserbo dai membri del WTO, ben sapendo che se la questione fosse venuta alla luce troppo presto si sarebbe potuto incorrere in un fallimento. Le trattative vengono portate avanti dall'OCSE (Club esclusivo dei ventinove paesi più ricchi del mondo, paesi dove hanno la propria sede più del 90 % delle multinazionali) a Parigi, allo Chateau de la Muette, dal 1995.
In esso erano contenute argomentazioni assolutamente raccapricianti.
"Gli Stati devono impegnarsi nella consegna, senza alcuna restrizione né condizione, di tutta la ricchezza mondiale sotto qualunque forma di attivo si presenti, a qualsiasi investitore volesse acquisirla.
Qualsiasi legislazione contraria, provvisoriamente sospesa, deve essere smantellata a termine, senza nessuna possibilità di ripensamento. In caso contrario verranno imposte delle sanzioni: ogni ostacolo posto alla realizzazione di profitti darà diritto a indennizzi, fissati in particolare dagli arbitri della camera di commercio internazionale."
E' facilmente immaginabile che con un trattato come l'AMI si passa dal "diritto dei popoli a disporre di se stessi al diritto degli investitori a disporre dei popoli", un diritto non più sottoposto a leggi nazionali, votate da assemblee rappresentative e sottoposte alla sanzione dei tribunali pubblici ma a regole commerciali negoziate sotto la pressione delle multinazionali e arbitrate da una giustizia privata. In questo modo si realizza la privatizzazione del potere legislativo dato che il diritto commerciale prenderebbe il sopravvento sul diritto pubblico.
Nel 1997 il mostro esce dall'ombra, prima in Canada e negli Stati Uniti, successivamente in Europa. Nonostante la fase avanzata nella quale si trova il progetto, questa uscita allo scoperto gli sarà fatale.
"L'AMI, come un dracula politico, non poteva vivere alla luce." Lori Wallach
L'analisi del trattato, seguita da campagne di sensibilizzazione di cittadini e politici, mobilitazioni di reti associative e l'attivismo di alcune solide Ong daranno il via a una spirale discendente nella quale l'AMI piomberà inevitabilmente nell'arco di un anno fino alla sua totale demolizione. Prima provvisoria, poi definitiva dopo il ritiro del governo francese, l'AMI decreta la fine della sua breve esistenza.
Ma i 450 dirigenti che hanno preso parte alla riunione di Ginevra l'anno scorso ( tra le altre cose presieduta da uno dei più duri tra essi, Helmut O.Maucher, losco individuo alla testa del gruppo Nestlé -ma guarda un po'!- nonché presidente dell'Ert e dell'annuale Forum economico mondiale di Davos) non sono intenzionati a gettare la spugna tanto facilmente.

IL "MILLENIUM ROUND"

Il ritorno dell'AMI sul tavolo delle trattative è infatti il punto cruciale dei negoziati che partiranno il 29/30 novembre a Seattle.
Insieme ad argomenti sicuramente non privi di importanza come ambiente, agricoltura, servizi (finanza, turismo, banche, telecomunicazioni, educazione e salute) bioteconlogie (i famigerati OMG) e la brevettabilità degli esseri viventi l'AMI cercherà di tornare in scena con tutto il suo devastante potere. Cerchiamo di fare tesoro della passata esperienza.
Su quel tavolo POCHI si faranno garanti per TUTTI prendendo decisioni che riguardano il benessere e la stabilità di TUTTI, POCHI che nessuno ha eletto o voluto a quel tavolo, tavolo che molto probabilmente nessuno ha mai voluto.

LA RETE DI ASSOCIAZIONI CONTRO

L'AMI ci ha insegnato una cosa: con mezzi molto modesti si possono ottenere risultati interessanti. Mi spiego: la mobilitazione di associazioni che l'AMI si è portata contro ha dimostrato che collaborando in maniera seria e attiva si può controbattere egregiamente allo strapotere delle multinazionali.
Per avere un'idea più chiara si sappia che in Francia il comitato contro l'AMI ha riunito decine di associazioni molto diverse tra loro come Ac!, Confédération paysanne, Droits Devant, Mrap, Sindacato nazionale unificato delle imposte, federazione delle finanze della Cgt, Oxfam, Sud-Ptt, ecc, molte delle quali oggi partecipano all'Attac (vedi pagina a lato). E non solo per porre fine a questo o futuri altri malsani progetti ma per trovare e proporre soluzioni. Azioni simili hanno avuto luogo anche qui da noi come in Belgio, in Olanda, negli Stati Uniti, in Canada.
Tra pochissimo questa rete di associazioni verrà nuovamente chiamata all'opera proprio per contrastare il pericolo che già una volta ha dovuto sconfiggere.

CONCLUSIONI

L'AMI avrebbe dovuto essere il "big bang" del libero accesso degli investitori speculatori a tutte le ricchezze del mondo. Non c'è nessuna speranza che le multinazionali vi rinuncino senza l'opposizione determinata dei cittadini e delle popolazioni. Manifestazioni e un controvertice sono in preparazione per ribattere in tempo reale al "Millenium Round" sia a Seattle che in altre città del mondo. Ma ognuno di noi può dire no all'AMI e al pericolo che essa rappresenta. Non permettiamo loro di portare a buon fine questa rivincita. Diciamo NO ancora una volta all'AMI perché simili aberrazioni non hanno e non avranno mai diritto d'esistere.