A.M.I.
i cospiratori si rifanno il trucco
Si sono conclusi con una fumata nera i negozati inerenti l' Accordo
Multi-laterale sugli Investimenti (detto anche Licenza di saccheggio) che hanno avuto
luogo il 20 e 21 ottobre scorsi a Parigi in seno al vertice dell' Organizzazione per la
Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), organismo che raggruppa i 29 paesi più
ricchi del pianeta. La Francia si è infatti rifiutata di far sedere al tavolo delle
trattative il suo rappresentante. Le ragioni che hanno spinto il governo Jospin a
ritirarsi dai negoziati proprio in occasione del summit parigino dell'OCSE non vanno certo
ricercate in una particolare quanto improvvisa illuminazione bensi' a motivazioni legate a
particolari interessi nazionali come ad esempio quello dell'industria cinematografica. Non
e' quindi un rifiuto alla logica neoliberista del trattato che libererebbe da ogni vincolo
giuridico e politico gli investitori privati.
Semplicemente Parigi ha voluto alzare la "posta" per ottenere una serie di
eccezioni protezionistiche nel quadro dei futuri negoziati.
Fallimento momentaneo
Al di là del ritiro francese un importante ruolo nella provvisoria (scusate il gioco di parole) capitolazione del capitale internazionale, lo hanno avuto le campagne di sensibilizzazione sui pericoli dell'AMI, condotte a livello internazionale da oltre 600 organiz-zazioni indipendenti della società civile. Il principale merito di quest'ultime è stato quello di demolire "lo spesso muro di segretezza"che sin dall'inizio, nel 1995, aveva circondato i negoziati. Il mese di maggio scorso il neo-nato coordinamento "Azione Globale dei Popoli" riusci' nell'intento di orga-nizzare visibili mobilitazioni anti-AMI contemporaneamente in una trentina di paesi. Il Financial Times afferma "che il successo parziale incassato dai delatori dell'AMI obbligherà la diplomazia commerciale internazionale a rivedere il metodo con il quale vengono affrontati taluni negoziati". Frase fumosa quest'ultima che pero' lascia intendere gli effetti concreti della pressione esercitata dai gruppi popolari a livello internazionale.
I cospiratori si rifanno il trucco
Non è dunque tempo di festeggiare dato che le corporazioni
internazionali non rinunceranno al loro progetto e probabilmente attenderanno che i
riflettori si spengano.
In quel momento i vari attori del " business " e i loro alleati politici si
ritireran-no ancora una volta dietro le quinte per rifarsi il trucco ed indossare nuovi
costumi con i quali riproporre nuove interpretazioni della farsa. I palcoscenici saranno
quelli del Fondo Monetario Internazionale e dell'Organizzazione Mondiale del Commercio ed
il copione sarà sempre lo stesso: potere assoluto agli organismi economico-finanziari
sovranazionali per "disciplinare" i mercati con il falso pretesto di guidare
l'umanità intera verso la stabilità ed il benessere economico ...
E' in questo senso che vanno letti i due progetti "cloni" dell'AMI : la
creazione di una area di libero scambio tra Usa ed Unione Europea, entro la quale avviene
il 60% delle transazioni commerciali
globali, denominata Nuovo Mercato Transatlantico e la ristrutturazione del FMI. Nel prossimo numero analiz-zeremo più da vicino la palese analogia di questi due nuovi progetti rispetto all'AMI.
Stessa logica perversa
Fondo Monetario, Organizzazione Mondiale del Commercio, OCSE, Banca Mondiale o Camera di Commercio Internazionale, sono tutte espressioni della stessa logica perversa : l'ambizione del capitale internazionale a sottomettere i diritti dei popoli ai diritti degli investitori, instaurando un regime globale dell'economia. I piani delle oligarchie finanziarie internazionali sono in netto contrasto con le aspirazioni democratiche e di socialità dei cittadini. Le 500 principali multinazionali (460 delle quali sono nell'area dell'OCSE) controllano totalmente le istituzioni finanziarie internazionali e se non sarà loro impedito trascineranno l'umanità verso un futuro davvero nebuloso
L'AMI C'EST L'ENEMIE !
L'A.M.I è un accordo che i 29 paesi appartenenti all'OCSE stanno negoziando dal '95. L'obbiettivo per il quale stanno lavorando è quello di definire la liberalizzazione e la tutela degli investimenti con procedure efficaci di risoluzione delle controversie. In sintesi si vuole raggiungere un accordo che rimuova la gran parte delle barriere (sociali, politiche,ambientali ecc.) che ancora limitano il libero movimento dei capitali inserendovi la definizione di un sistema che permetta alle multinazionali di ottenere "giustizia" nel caso siano sfavorite da qualche intervento statale. La base di partenza nella stesura
dell'AMI è stato il Trattato di Libero Commercio che abbraccia Usa,
Canada e Messico. Ma l'AMI va ben oltre e mira ad estendersi a tutto il globo. Dopo la
firma dei paesi ricchi sarà infatti "offerto" anche ai paesi del terzo mondo.
La Camera di Commercio Internazionale, principale covo del mondo del
"businness", ha già avviato le procedure per la costituzione del futuro
Tribunale Arbitrale Internazionale incaricato di "risolvere" i conflitti tra gli
investitori e gli stati.
Lasciamo al lettore le considerazioni sulla "parzialità" di questa futuro
patibolo della libertà dei popoli .