Le ragioni
della politica in curva

 

La politica non ha nessun legame con lo sport. Centinaia di volte abbiamo sentito pronunciare questa affermazione, ma è veramente così?
Ma non sono le grandi marche sportive occidentali che sfruttano il lavoro minorile nei paesi "sotto-sviluppati"?
Questa non è politica? Il legame curve sportive e politica non è una questione recente ma risale a più di 20 anni orsono. Alla fine degli anni '60 e ancora di più durante gli anni '70 si diffuse in Italia il fenomeno Ultrà, ovvero la creazione di gruppi di tifosi che cominciarono ad organizzare la questione tifo. Il movimento si diffuse rapidamente in tutta l'Italia. Essendo le curve dei punti di aggregazione giovanile molto importanti fu inevitabile che il movimento Ultrà non rimanesse indifferente alla situazione politico-sociale del periodo. Le contestazioni giovanili e il clima di tensione sociale influenzò molto le curve. Come in qualsiasi altro ambito della società anche all'interno degli stadi si affrontò il tema politico, tentando di coinvolgere i frequentatori a riflettere sulle contraddizioni di una società spesso governata da persone prive di scrupoli. Con il passare degli anni molte curve decisero poi di scindere il discorso politico con l'attività puramente sportiva; fu questa mancanza di impe-gno politico a permettere alla nuova destra neofascista di trovare il terreno fertile su cui poter nascere. Infatti, curve storicamente "rosse", messa da parte la militanza politica, furono colpite da questo "nuovo" fenomeno. Apparirono così le prime croci celtiche laddove non c'erano e, in generale, si assistette al dilagare di gruppi di naziskins all'interno degli stadi. Oggigiorno, curve che si definiscono apolitiche sono invece portatrici di questo germe xenofobo e intollerante. Tuttavia ci sono delle realtà (vedi Modena che per es. abbina l'attività Ultrà alla militanza nel Centro Sociale, Cosenza, Livorno, Pisa, Terni, in parte Bergamo,...) in cui l'impegno politico-sociale non è mai venuto meno e dove la discussione sulle pro-blematiche quotidiane continua con una certa coerenza. Questa necessità di combattere l'infiltrazione fascista nelle curve ha portato alla creazione di un collettivo di tifoserie, legate dall' impegno sociale, che unendosi cercano di trovare un rimedio contro i flagelli che oggi colpiscono il "mondo dello sport" :

- commercializzazione di uno sport storicamente proletario, ma attualmente gestito da alcuni imprenditori interessati unicamente al proprio tornaconto economico (vedi Agnelli, Berlusconi, Cragnotti, Moratti,...)

- il razzismo che purtroppo è diventato un ospite abituale nelle curve sportive di tutta Europa

- la repressione attuata delle forze dell'ordine contro i movimenti Ultrà, con diffide recapitate con incredibile leggerezza contro chiunque si dimostri troppo "esagitato ".

Questi argomenti hanno portato alla creazione di questo gruppo di tifoserie unite nell'intento di rieducare un mondo in balia del qualunquismo violento tipico di una società schiava di un'economia di mercato neoliberista e assassina.
Nel mare d'intolleranza che non ha risparmiato il mondo delle tifoserie, ci sono però eccezioni in tutta Europa (St.Pauli in Germania, Bordeaux e Marsiglia in Francia,...) che credono ancora in valori come la solidarietà, l'antirazzismo e l'antifascismo. Passando alla situazione Svizzera (o ticinese) si constata che fino a poco tempo fa la curva biancoblu (più pre-cisamente la Gioventù Bian-coBlu) era l'unica realtà cur-vaiola che dichiarava il suo orientamento antifascista e tollerante (a testimonianza di ciò ci sono state due raccolte umanitarie per le vittime della guerra nell'ex Jugoslavia, striscioni contro la guerra e il razzismo, raccolta di soldi per mandare dei ragazzi disabili ai Parolympics). Adesso c'è la novità molto gradita di un gruppo Ultrà nato nella curva del Lugano, che cerca di allontanare i "nazi" dalla curva BiancoNera. E' chiaro che l'indifferenza politica, mostrata per anni dalla tifoseria del Lugano non li aiuta, vedremo... La Gioventù non dimostra la suanatura di " apertura " solo con le azioni più significative, ma con la voglia di discutere quotidiana, per non chiudersi mai a ciò che è "diverso" e che potrebbe far paura.
Ritengo che "l'educazione" alla tolleranza, al rispetto di tutto ciò che è "diverso" è un compito fondamentale di una curva sportiva, anche e soprattutto alle nostre latitudini, dove altri luoghi di aggregazione (C.S.O.A il Molino escluso), in cui si confessa questa tolleranza, non esistono. Non è fare politica di partito, nessuno vuole vendere la tessera di nessuno schieramento politico: è solo la voglia di non cessare la lotta contro tutti coloro che ci vogliono omologare e rimbambire, con le loro demagogie ignoranti e violente. E' la voglia di credere ad una società più tollerante e multirazziale.