Interruzione di gravidanza:
la soluzione dei termini

 

Il 5 ottobre 1998 il Consiglio Nazionale ha approvato la legalizzazione parziale dell'aborto: le donne che vogliono interrompere una gravidanza avranno un limite di quattordici settimane entro il quale effettuare l'intervento e non dovranno più essere sottopposte a una perizia medica.
Fino ad ora, infatti, il codice penale svizzero prevedeva che uno specialista, scelto in modo generale o caso per caso dal medico cantonale, rilasciasse un parere specialistico in vista dell'IVG. Questo implicava che tutte le donne che non volevano un figlio per questioni non concernenti la salute strettamente fisica, dovevano sottoporsi a una visita psicologica.
La soluzione dei termini riconosce finalmente alla donna la stessa responsabilità di chi affronta una gravidanza, ritenendola in grado di compiere la scelta dell'aborto senza doversi sottoporre al parere di un medico che potrebbe anche essere di aiuto a una donna che vuole abortire, ma non lo è se la visita è obbligatoria. Questa pratica è offensiva poiché sottintende un'inca-pacità delle donne di prendere una decisione che in realtà spetta solo a loro in quanto determinerà in modo rilevante la loro vita.
Non sottovaluto affatto le difficoltà che incontra una persona che vuole abortire, ma sono convinta che ci siano mezzi più efficaci e rispettosi per evitare che le persone che non sono realmente convinte di quello che vogliono facciano la scelta sbagliata.
L'incontro con le operatrici dei centri di pianificazione familiare, ai quali i medici inviano le donne che vogliono abortire, può essere certamente molto utile anche se non sempre si va d'accordo con chi si occupa del caso. Quindi si rischia di non porre tutte le domande che si vorrebbero oppure di nascondere alcuni aspetti di cui forse sarebbe utile parlare: può anche darsi che una donna non senta affatto il bisogno di parlarne con loro.
Penso che come per altre situazioni problematiche (alcolisti anonimi, genitori adottivi, famiglie monopa-rentali...) si potrebbe creare un gruppo
di riferimento composto da donne che hanno abortito o devono decidere se farlo. Il confronto con chi ci è già passata può svelarci molte cose che nessun altro potrebbe dirci.
Una donna che si trova nella condizione di dover scegliere tra gravidanza e aborto non ha bisogno di essere giudicata.
Ha bisogno di capire quali siano realmente i suoi desideri in modo da poterli rispettare. Quando si aspetta un bambino non è sempre facile capire se lo si vuole o no, anche a causa di una certa "cultura della gravidanza" che ci viene inculcata sin da bambine: l'attesa di un figlio come qualcosa di mera-viglioso, naturale, biologico, divino.
È difficile capire cosa rappresenti per ognuna di noi l' essere coscienti di quello che comporta al di fuori degli ideali che abbiamo su di essa.
Sono convinta che alcuni tra i problemi che ci si pone quando si deve scegliere se tenere o no un bambino, siano dovuti anche a un diritto che lo Stato ci ha rubato: il diritto di vivere in prima persona questo evento è qualcosa che le donne devono riprendersi per non sentirsi in un corpo che non appartiene più a loro, ma a qualcuno che vuole controllarle.
Ci sono diversi strumenti che ci possono aiutare a capire un fenomeno complesso come questo: tutto sta nel volerli usare, nel conoscerli e se necessario nell'essere aiutate a farlo.
Nelle librerie abbondano i libri su come avere un bambino, ma su come affrontare una gra-vidanza che non ha come fine quello di avere un figlio è difficile trovare anche un solo testo, ed è per questo che ne voglio indicare due di recente pubblicazione e quindi ancora reperibili:

Barbara DUDEN: "Il corpo della donna come luogo pubblico -sull'abuso del concetto di vita"
Bollati Boringhieri, Torino, maggio 1994 (questo libro analizza le condizioni in cui, nel corso di una generazione, nuove tecniche e forme di espressione hanno completamente mutato il modo di concepire e vivere la gravidanza ; l'autrice sostiene la tesi secondo cui il feto intrauterino del quale oggi tutti parlano non è una creatura di Dio o della "natura", bensì della società moderna).

Eva PATTIS: "Aborto -perdita e rinno-vamento- un paradosso nella ricerca dell'identità femminile" RED, Como, 1995 ("L'aborto può essere un evento iniziatico in cui il terrore e il senso di colpa sono il prezzo che si paga per l'acquisizione di una nuova coscienza." Eva Pattis)

Cosciente del fatto che in poche o molte righe è impossibile affrontare tutti gli aspetti dell'argomento aborto e nella speranza che si formi un dialogo più approfondito su tutto quello che concerne la percezione del corpo fem-minile, metto a disposizione il mio indirizzo: Sheila Buzzi 6981 Beride, e il mio numero di telefono (608 24 86)

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Fotografia : marcia nazionale delle donne per l'aborto libero e gratuito, il 7 ottobre 1979 a Parigi.
( in Annie GOLDMANN, Le donne entrano in scena, Giunti, Firenze, 1996)