Politica internazionale                                                  Pagina 8


Buon compleanno Pinochet !

Generale Pinochet, 83 anni, di cui sicuramente 17 di disperazione e sofferenza: non certo per lui, ma per le migliaia di cileni che non hanno mai voluto sottostare alla dittatura presieduta, almeno pubblicamente, da questo personaggio disumano, votata solo all'applicazione delle forme più barbare del sistema neoliberista, unitamente all'eliminazione dei suoi oppositori con ogni mezzo.

Questo "strano" individuo iniziò la sua entrata trionfale nelle sfere del potere, nel 1973, anno in cui avvenne il "golpe" militare che diede inizio alla lunga dittatura cilena. Pinochet rimpiazzò infatti il rinunciatario comandante in capo dell'esercito Gen. Carlos Prat, che aveva deciso di abbandonare l'incarico, a causa delle forti pressioni esercitate dai settori più reazionari della società: la destra e l'oligarchia cilena.

Bisogna sottolineare il fatto che la nomina a generale, che contò sull' approvazione dell'allora presidente della Repubblica Salvador Allende Gossens, fu dettata da una questione tecnica, legata all'anzianità del generale Prat, più che a doti particolari nel comando o a qualità professionali di Pinochet. Ciò avvenne, nel tentativo estremo di placare l'inevitabile colpo di stato, nonostante i precedenti della carriera professionale di Pinochet avevano già evidenziato il profilo repressivo e fascista di quest'ultimo. Negli anni `60, ad esempio, durante il governo del cristiano-democratico Eduardo Frei Montalva (padre dell'attuale presidente) gli venne dato l'incarico di soffocare uno sciopero nella zona desertica situata nel nord del Cile: la repressione fu sanguinosa, il numero dei morti e dei feriti fu elevato. Malgrado questi antecedenti, l'esecutivo approvò la sua nomina, segnando involontariamente la propria sorte.

Pinochet giocò un ruolo abbastanza secondario nell'organizzazione e nella realizzazione del complotto, che sfociò nel golpe sanguinoso che travolse il governo di "Unidad Popular", l'undici settembre 1973. I veri artefici e mandanti intellettuali del "golpe" furono l'oli-garchia e le élites imprenditoriali, ap-poggiate dai settori politici che le rappresentavano, ovvero la destra e la direzione della Democrazia Cristiana (tranne poche oneste eccezioni).

Infatti non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale che giocò l'amministra-zione Nixon nella destabilizzazione del governo socialista democraticamente eletto e nella preparazione del golpe fascista. Gli Stati Uniti non risparmiarono mezzi, in primo luogo per impedire l'ascesa del governo popolare (v. assassinio del gen.Schneider), ed inoltre per procurare ogni tipo di mezzo materiale, logistico, propagandistico ed operativo (attraverso l'ingaggio diretto della CIA) ai settori dell'estrema destra. Tutto ciò al fine di logorare sistema-ticamente le basi della convivenza nazio-nale, in funzione di una polarizzazione politica che giustificasse la rottura istitu-zionale. La soluzione della crisi di gover-no venne affidata all'esercito in quanto storico garante dell'ordine costituzionale e istituzionale della Repubblica, mito raf-forzato dal profilo "pressoché" apolitico e professionale delle forze armate cilene. A questo si aggiunse l'ingerenza degli Stati Uniti nella formazione degli alti ranghi delle milizie latinoamericane, resa possibile dalla nefasta dottrina della "sicurezza nazionale" pianificata dai politici di Washington. Formazione attuata principalmente attraverso la triste-mente celebre scuola "delle Americhe", allora stanziata a Panama (in cui vengono insegnati tuttora vari metodi di repres-sione psichica e fisica, dalle minacce al genocidio alla tortura).

Dal 1973 al 1990 avvengono migliaia di sparizioni, decine di migliaia di arresti, torture ed esilii. Tutto si conclude, apparentemente, con il "Plebiscito" dell' `89 proposto dalla stessa giunta pinochetista che raccolse il "caldo invito" dei veri responsabili cileni e statunitensi che vedevano vacillare la loro anonimità di fronte alle crescenti pressioni della solidarietà internazionale. Il rifiuto a Pinochet scaturito dal plebiscito, in realtà fu una farsa che portò ad una pseudo democrazia nella quale l'ex dittatore mantenne la carica di comandante supremo delle forze armate.

La costituzione emanata dalla dittatura rimase invariata; i delitti commessi furono "liquidati" con l'attuazione della politica della riconciliazione nazionale; l'omicidio di Stato nei confronti di coloro che denunciavano il proseguio della repres-sione ai danni dell'opposizione rimaneva una realtà (v.compagni del FPMR); l'assegnazione a Pinochet, una volta in pensione, della carica di Senatore a vita con conseguente immunità ed impunità venne difesa ferocemente.

Come si può pensare, con queste pre-giudiziali, che l'ex dittatore possa essere equamente giudicato in Cile?

Dopo l'arresto avvenuto il 4 novembre nella clinica di lusso londinese in cui il "macellaio" era ricoverato, si sono sentiti più commenti in proposito. Fra gli altri: "ma oramai è un povero vecchio malato, che lo lascino stare". E' utile ricordare che il regime di Pinochet ha torturato fino alla morte persone più anziane di quanto non lo sia attualmente l'ex dittatore.

Non si chiede l'applicazione della legge del taglione, ma si reclama giustizia. Pinochet é agli arresti all'interno di strutture di lusso, munite di un adeguato apparato medico-sanitario, al contrario delle sue vittime.

L'esperienza insegna che questi personaggi, anche se condannati, tras-corrono il resto dei loro giorni in comode e ovattate "prigioni".

Una dichiarazione che personalmente mi ha stupita è quella fatta da un opinionista, il quale sosteneva , nel corso di una tras-missione radiofonica che, malgrado la le-gittimità della condanna dal punto di vista morale, da quello giuridico si sarebbe po-tuto rivelare un pericoloso antecedente.

Sarebbe stato, diceva, "come se la Tatcher ora che non é più Primo Ministro del Regno Unito, venisse condannata per aver dato l'ordine di uccidere centinaia di soldati argentini durante la guerra delle Folkland " (o Maldive).

È' impressionante il fatto che un personaggio possa fare affermazioni di questo genere attraverso i media, con la tranquillità di chi sta dicendo la cosa più logica e sensata dell'universo !

Fortunatamente la "Camera dei Lord", rifacendosi al Diritto Internazionale, non ha condiviso questa logica assurda nella delibera del 25 novembre, giorno nel quale, per ironia della sorte, cadeva l' 83° compleanno dell'ex generale, negandogli l'immunità per le atrocità commesse durante il suo regime, .

L'ultima tappa é avvenuta il 9 dicembre, data in cui il ministro degli interni inglese é pervenuto alla conclusione che la legge dovrà seguire il suo iter, screditando definitivamente la tesi dell'immunità diplomatica sostenuta da Pinochet.

I giudici inglesi dovranno ora decidere in merito alla domanda di estradizione presentata dalla Spagna. Quest'ultima ha infatti presentato, prima di Svezia, Svizzera, Francia, Lussenburgo, Italia, Belgio e Olanda, una richiesta di estradizione, per poterlo giudicare in merito ai delitti commessi ai danni di suoi concittadini durante il periodo dittattoriale. Sicuramente Pinochet non è l'unico responsabile di tutto quello avvenuto in 17 anni di dittatura e della pseudo-democrazia cilena attuale; ma di sicuro ha delle responsabilità sulle quali dev'essere fatta luce (non dimentichiamo che di recente l'attuale segretario di stato nordamericano ha definito "un errore madornale l'appoggio di Washington al regime cileno", dichiarando che "saranno aperti gli archivi della CIA sull'implicazione diretta dell'ex dittatore in torture ed assassinii").

Nessuno chiede vendetta, ma siamo in molti ad esigere giustizia !