Approfondimento                                                             Pagina 3


Socialisti : ravanelli o pomodori ?

Le motivazioni che stanno alla base di un movimento che si vuole antagonista, cioé di ferma opposizione al pensiero unico dominante, sono svariate e più necessarie che mai.

Il nostro é un movimento che cerca di essere presente laddove il conflitto sociale emerge, con-vinti che il sistema democratico capitalista non sia l'unico né, soprattutto,il migliore. Anzi, negli ultimi anni, questo tipo di sistema, ha scatenato una "sporca guerra" (mai dichiarata) contro le classi sociali più sfavorite ed emarginate, per mezzo dell'offensiva neo-liberista. Il risultato è stato un deterioramento delle condizioni di vita della popolazione mondiale con conseguenze disastrose e drammatiche, soprattutto per le popolazioni dei cosiddetti paesi del terzo mondo, ma che ha avuto forti riper-cussioni anche in Europa (19 milioni di disoccupati). Le risposte date fino ad oggi dalla sinistra nella co-partecipazione al governo risultano ben magre, se comparate all'ideale di un sistema che miri ad una giustizia sociale e che difenda i diritti di tutti. Anche in Svizzera ed in Ticino, nonostante il progressivo deterioramento sociale ed economico di questi ultimi anni, la posizione del partito Socialista è stata di subordinazione rispetto alla logica delle ristrettezze economiche e dei tagli (naturalmente più sociali degli altri), volta a non offendere il padronato e preservare le sedie in governo, invece di opporsi fermamente all'attacco neoliberista, cercando di costruire una risposta alternativa .

autogest.JPG (51008 bytes)

Da qui le scelte di complicità nell'amministrare la società secondo il pensiero unico economico dominante, con l'obbiettivo massimo di "civilizzare il capitalismo", di sedersi a tavole rotonde il cui unico scopo è di legittimare il pensiero neoliberista o ancora di sostenere la revisione della legge sul lavoro a danno dei lavoratori stessi perché "era il massimo che si poteva ottenere".

Nella nostra piccolissima esperienza, abbiamo potuto constatare come il partito socialista ticinese, più precisamente la sezione di Lugano, si sia dimostrata molto più consenziente e vicina al Municipio di Lugano (che festeggia i 50 anni di egemonia liberal-radicale!) che ad una rivendicazione sociale , capace di portare nelle strade migliaia di persone.

La logica della partecipazione alla ge-stione del potere, di complicità nelle scelte che ne derivano, non può che portare ad una perdita di fiducia della base. La giustificazione per la quale "é meglio parteciparvi, altrimenti sarebbe peggio", non potrà essere pagante a lungo termine.

Praticare una politica neoliberista dichiarandosi di sinistra o addirittura socialista, non fa che confondere le acque e liberare il campo alle destre più pure.

Ben presto, le persone che pagano sulla propria pelle le conseguenze disastrose del progetto neoliberista, perderanno la poca fiducia che ripongono in quella che una volta era una speranza di alternativa e cercheranno altrove una risposta al disagio sociale generalizzato. Attualmente il ri-schio che sia l'estrema destra ad assumere questo ruolo é elevatissimo, come sembra confermare il dilagare di sentimenti xenofobi, tanto in voga di questi tempi.

E' quindi necessario un movimento antagonista che si proponga di recuperare quell'utopia sociale gettata nella pattumiera dal prag-matismo socialdemocratico: quello attualmente al governo nei paesi europei, per intenderci. Un movimento che sia in grado di riaffermare la necessità di costruire un mondo basato sulla giustizia sociale, che garantisca i diritti ele-mentari a tutti e al contempo ne protegga le libertà in-dividuali. L'importanza di ricostruire un progetto sociale partendo dai bisogni delle persone e della natura, pro-ponendo una alternativa valida ad un mondo in cui il profitto economico é l'unico valore esistente. Per questi ed altri motivi é essenziale che esista un movimento forte, au-tonomo, non legato alla falsa democrazia elettorale, al cui interno aderiscono diverse realtà sociali con sensibilità differenti e lotte particolari, ma tutte con lo stesso obbiettivo comune: il rifiuto di questo tipo di sistema e la volontà di elaborare un progetto sociale basato sulla dignità. Altrimenti, sia l'attacco neoliberista che la destra avranno facile gioco per imporre le proprie regole.

L'autogestione, che é stata e continua tuttora ad essere praticata da centinaia di realtà sociali che vanno da fabbriche a comunità contadine e scuole autogestite o ancora al mondo variegato dei centri sociali, é sicuramente un tentativo valido di restituire la dignità all'essere umano e valorizzarlo in quanto tale, con i suoi pregi e i suoi difetti. Sicuramente l'autogestione ha un ruolo importante da giocare all'interno di questo movimento, senza volerne essere l'unica e sola possibile "Verità", ma siamo altrettanto convinti di essere sulla strada giusta. L'augurio é che questo movimento possa crescere, radicarsi nel territorio, lottare e vincere su determinati temi, per cominciare... Il lavoro da fare é tanto, conviene quindi darsi subito da fare, lasciando perdere quelle differenze che ci dividono, concentrandosi invece su ciò che ci unisce.
Troppe volte la classe dominante ha potuto approffittare delle divisioni interne per applicare il motto "dividi et impera".

Ora basta ...