Solidarietà 8
Chiapas: violenza paramilitare
Tragico massacro di 4
indios di etnia Tzeltales, assassinati da un gruppo paramilitare
La notte del 5 gennaio 1999, nel rancho SakJavel, municipio di Ocosingo, a solo un chilometro dalle installazioni della 39° Zona Militare dell’Esercito Messicano, le "guardias blancas" del rancho hanno sequestrato, torturato e assassinato a colpi di machete 4 indigeni di etnia Tzeltales.
Secondo la testimonianza di Juan Carlos Cruz Santiago, uno dei sopravvissuti al massacro, Antonio Montejo Urbina (probabilmente di nazionalità salvadoregna ed ex collaboratore della Polizia di Sicurezza Pubblica dello stato) ed Enrique Darinel Tello, sono arrivati nella casa, hanno fatto uscire tutta la famiglia, li hanno legati e li hanno fatti camminare per 500 metri. In seguito hanno interrogato gli ostaggi su un furto d’armi, li hanno torturati ed hanno sgozzato la bambina Yadira de Lourdes Cruz Sanchez, di 4 anni, Baltazar Torres Castellanos, custode ed operaio agricolo del rancho, Margarita Caballero e Rosaria Sanchez Cruz, incinta di un mese.
L’autopsia della Procura Generale dello Stato ha confermato che gli aggressori hanno colpito in diverse parti del corpo con il machete e sgozzato 4 persone mentre, in un momento di disattenzione delle "guardias blancas", Cruz Santiago è riuscito a fuggire e nascondersi in un dirupo. Secondo i vicini del rancho, i pistoleri sono arrivati in casa della famiglia cercando armi con cui presumibilmente avrebbero occupato un terreno di circa 150 ettari, che era stato richiesto come nuovo centro abitativo.
Questo è il testo di un messaggio inviato all’estero da osservatori dei diritti umani che hanno raccolto la testimonianza di Santiago Cruz sopravissuto al massacro.
Una vicenda di ordinaria delinquenza? No.
Questa strage ha avuto le stesse modalità del massacro di Acteal dove un anno fa un gruppo paramilitare assassinò a sangue freddo 45 civili riunitisi in una chiesa a pregare. Una delle motivazioni ufficiali per le quali il governo federale messicano ha stanziato oltre 80000 soldati nello stato del Chiapas é quella di impedire lo scoppio di una guerra civile. In realtà é prorio la presenza dell’esercito che sta conducendo inesorabilmente la popolazione chiapaneca ad una guerra fratricida.
Come ad Acteal il luogo della strage é situato nel bel mezzo del quartier generale dell’esercito messicano nella cittadina di Ocosingo. Come é potuto accadere un fatto simile senza che le autorità se ne accorgessero? Semplicemente perché anche questo bagno di sangue si inserisce nella strategia del terrore attuata sin dall’inizio dal governo di Città del Messico. Così oggi in tutto il territorio chiapaneco impazzano 30 gruppi paramilitari finanziati ed addestrati dai comandi dell’esercito.
Altro che ripristino dello stato di diritto, come affermano i portavoce del regime messicano, asservito al potente vicino nord-americano.
La volontà del governo è chiara: indurre alla resa incondizionata gli zapatisti utilizzando la macchina bellica per militarizzare le istituzioni e la vita di migliaia di indigeni.
La morsa che attanaglia i civili che si riconoscono nelle rivendicazioni zapatiste è impressionante: oltre agli 80.000 soldati c’é la Seguridad Publica, la polizia federale, la polizia statale, la polizia militare, la polizia stradale (anch’essa attiva nella strategia militare), la polizia migratoria, la polizia giudiziaria e per finire i gruppi parmilitari di cui abbiamo precedentemente parlato. Dall’altra parte un esercito, quello zapatista, scarsamente armato e che, sin dal cessate il fuoco del 14 gennaio ‘94, non ha più sparato un colpo.
Questa settimana il cinismo ha raggiunto l’apice quando un alto funzionario dell’amministrazione americana ha dichiarato che gli Stati Uniti non si offrono quali mediatori per il processo di pace (sempre più lontano) poiché non desiderano immischiarsi negli affari interni del Messico.
Ma come? Chi é che fornisce gran parte dell’aiuto logistico e tecnologico all’esercito federale messicano, chi controlla le immense riserve petrolifere messicane, se non gli USA?
Per concludere vi segnaliamo un episodio che ben spiega la natura dei governanti messicani. Mercoledi 14 gennaio il comandante generale dell’esercito federale in Chiapas ha convocato la stampa nazionale ed internazionale; motivo: invitare i giornalisti ad assistere ad un operazione antridroga nei pressi di una comunità dichiaratamente zapatista.
Così 500 militari hanno invaso la comunita di Magdalena a colpi di scudi eletrici e lacrimogeni per sequestrare e bruciare sul posto l’immensa produzione di marijuana : 25 metri quadrati (vedi immagini trasmesse da euronews). Scopo : denigrare la dignitosa lotta degli indigeni zapatisti facendoli apparire agli occhi del mondo come narcotrafficanti.