Internazionale                                                                        2


I Curdi e il non giornalismo innocente

Nel mondo del giornalismo si può trovare di tutto. Spesso e volentieri i giudizi si sprecano, le parole tramutano le notizie in scarabocchi di mero stampo scandalistico.

Un po’ meno spesso accade di trovare pagine ricoperte di informazioni completamente piatte, almeno apparentemente. E’ il caso dell’affare Ocalan, leader curdo del PKK. Il suo fermo e la sua successiva sparizione, come si dice in gergo, hanno fatto semplicemente notizia. Ovunque.

Ripercorriamo le tappe di questo evento: Ocalan si presenta alla frontiera italiana, in compagnia di due parlamentari, alle autorità, le quali lo arrestano; l’Italia si dichiara contraria ad una eventuale estradizione in Turchia, ove Ocalan sarebbe probabilmente condannato a morte; il primo ministro turco accusa l’Italia di complicità con il terrorismo; migliaia di curdi giunti da tutta Europa in sit-in a Roma; rifiuto da parte della Germania, per motivi di real-politik dovuto ai migliaia di dimostranti turchi e curdi scesi nelle piazze, di chiedere l’estradizione dopo aver diramato l’ordine di cattura internazionale su cui l’Italia ha agito; scioperi della fame; appello all’ U.E. di D’Alema e silenzio dei governi europei; gli Stati Uniti appoggiano l’estradizione del "terrorista" chiesta dalla Turchia; manifestazioni anti Italia-Ocalan incoraggiate dal governo turco; più di 700 militanti pro PKK ricercati da quest’ultimo; boicottaggio dei prodotti italiani; infine, forse con soddisfazione di tutte le parti in causa, Ocalan parte in gran segreto, accompagnato dalla polizia italiana.

Ecco riassunte in poche righe le pagine di alcuni quotidiani svizzeri. Che questo affare abbia preso pieghe internazionali è stato detto e qualcuno aveva pure intuito la mossa di Ocalan.

Ma cosa significa il termine terrorismo?

Donne e bambini in piazza da giorni sotto il freddo tagliente, balli e canti, gente che decide di non mangiare, di immolarsi per un..."terrorista". Si sa, le parole possono essere efficaci e il termine terrorista zittisce ogni dubbio, ogni pensiero inquieto, in barba alla pulizia etnica ferocemente applicata dal governo turco al popolo curdo a partire dalla fine del primo conflitto mondiale. Non é terrorismo, quello vero, il disprezzo, l’emarginazione, la fame, le intimidazioni, le uccisioni e le torture, le incarcerazioni, il divieto di parlare la propria lingua?

Il PKK conduce la lotta armata, é terrorista, pertanto non può essere riconosciuto.

Con loro quelli che hanno voluto difendersi: 40 milioni di curdi. Di fatto si chiude qui l’articolo, poiché le righe successive fanno parte delle non notizie. Un paese come l’Italia, che ha sostenuto ampiamente l’entrata nell’U.E. da parte della Turchia (oggi due intimi partners commerciali) é il simbolo vivente del nuovo impero socialdemocratico europeo.Nei quotidiani europei più diffusi si rispecchia ampiamente questa visione globale: piattezza, forma e diplomazia. Innocentemente sensibili alle realtà sociali solo quando di fronte all’evidenza di tutti, ci si fa portavoce di un problema che più nessuno vorrà risolvere.

La scarcerazione del leader o la consegna ai suoi carnefici avrebbe cambiato ben poco e questo lo sapeva sicuramente Ocalan, che per poter aprire bocca sui quotidiani ha dovuto innanzi tutto condannare le sue stesse azioni. Per amore di un popolo.E’ grazie al fatto che ora i curdi sono sotto gli occhi di tutti che possiamo guardare in faccia l’imbarazzo italiano e europeo, la strafottente esuberanza degli Stati Uniti e, non da ultimo, i territori martoriati tutt’oggi dal neocolonialismo.

Ed’ é così anche per i curdi, ora non più fantasmi, ma popolo da soppesare.