La volontà è quella di determinare una festa-evento che sia un sovvertimento delle dinamiche dell’industria del tempo libero, attraverso l’ appropriazione di spazi di espressione, di costruzione di nuovi immaginari, crocevia di soggettività, esperienze, linguaggi, rilanciando così le pratiche di aggregazione autonoma.

Non è la prima volta che questo soggetto si sperimenta in pratiche di questo tipo, in grado di coinvolgere alcune migliaia di persone, ma è sicuramente la prima volta che un evento simile viene pensato interno alla città di Milano.

Il 12 dicembre è una data che ha in sé una valenza simbolica di grande importanza.

Nonostante il rituale di Stato cerchi di distorcere la memoria storica insistendo nel definirlo un giorno di "lutto nazionale", noi manteniamo ben presente che cosa, nella storia di questo paese, ha rappresentato quel momento, quali strategie lo hanno determinato e dove vanno individuate le responsabilità politiche di quelle morti.

La bomba di piazza Fontana aprì una "fase nuova", secondo una precisa strategia politica finalizzata alla conservazione dell’ordine costituito e alla repressione di movimenti di trasformazione sociale con lo strumento della tensione e del terrore generalizzati. I vertici dello Stato, attraverso la manipolazione di elementi della destra, perseguirono di fatto un obbiettivo esplicito di normalizzazione sociale e di contenimento del conflitto a fronte di un livello senza precedenti di autonomia e forza del movimento operaio e studentesco.

Nella giornata del nostro 12 dicembre 1998 l’eccesso di energia non sarà quello della deflagrazione di una bomba stragista, ma quello dell’energia dei movimenti di trasformazione dell’autonomia sociale.