Caso Ocalan : ...e c’é chi si da fuoco !
Kurdistan: una nazione che non
esiste sulla carta, una nazione tagliata in cinque da altrettante nazioni
che hanno cercato di sopprimerne la cultura in favore del pro-prio nazionalismo
.
Nel ’23, infatti, si ritrovano
a Losanna le potenze vincitrici della Prima Guerra Mondiale per ridisegnare
il Medio Oriente: si cerca di annientare il Kurdistan cancellandolo dalle
carte. Esso comunque vive ancora.
Una cultura, quella curda, che
ha sempre rifiutato di scomparire sotto il dominio d’altri popoli, e che
anche sotto lo stendardo della violenza e della repressione conserva le
proprie radici.
Oggigiorno il Kurdistan è
ancora diviso, è ancora oppresso, schiacciato, seviziato soprattutto
da due nazioni : Iraq e Turchia: il Kurdistan lotta ancora per la
libertà !
La situazione della vita in
questo paese è sempre stata taciuta dai media occidentali per quello
che essa è veramente, la sua lotta è affiorata in Europa
deformata e molto timidamente con l’arresto in Italia del leader curdo
Abdullah Ocalan.
Circa un anno fa, inoltre, l’Europa
si trovò di fronte al “problema curdo“ parlando appunto dell’immigrazione
e del problema che questa poteva provocare, ma delle ragioni per cui la
gente fuggiva dalla Turchia, i media occidentali non ne parlavano e non
ne parlano tuttora delle spietate repressioni che l’esercito turco compie
utilizzando il denaro dei turisti. Ad esempio quest’ultimo si reca nei
villaggi delle montagne curde ed incendia le case di chi non collabora
per combattere i guerriglieri curdi. La gente è costretta ad emigrare
nelle grandi città, lasciando i pochi mezzi di sostentamento che
ha nella sua terra ed essendo molto povera si ritrova a dover vivere in
condizioni estreme nelle bidonvilles dove l’abitazione più lussuosa
e confortevole è una lamiera come tetto. Tutto questo non viene
reso pubblico da quei canali statali o privati sempre pronti a mettere
in primo piano le beghe sessuali di Clinton, e non vengono denunciate pubblicamente
nemmeno da quei personaggi politici socialdemocratici che sono molto in
voga ultimamente.
Le guardie di villaggio sono
semplici cittadini che tengono informato l’esercito sugli spostamenti dei
guerriglieri in cambio del risparmiato incendio del paese.
Capita che i guerriglieri eliminino
queste guardie, rifugiandosi poi sulle montagne e dopo la loro visita un
gruppo di uomini armati ma senza divisa piombi nello stesso paese uccidendo
indistintamente uomini, donne, bambini, guarda caso persone
che si sono rifiutate di diventare guardie di villaggio.
A questo punto entra in gioco
la stampa, facendo ricadere quanto accaduto sul PKK: e qui si spiegano
le “migliaia di morti“ inflitti da questi.
Ma Ocalan è stato arrestato,
in questi giorni si avvierà quella farsa che le autorità
turche chiamano processo, volendo processare e colpire non una persona
ma tutto il movimento, potendo condannare pubblicamente questi “criminali
terroristi“ per poter giustificare la massiccia repressione che probabilmente
seguirà (facendo i dovuti scongiuri).
Un processo fatto a chi ha deciso
di usare le stesse armi che lo stato usa contro di loro, che ha preso le
armi per difendersi, per non finire schiacciati, per far valere quel minimo
di diritti che ogni persona dovrebbe avere, un tetto, un pasto, istruzione
ma soprattutto il diritto di non dover vivere l’intera esistenza con la
paura che l’esercito ti incendi le case oppure che la polizia rapisca i
tuoi figli allungando la già lunga lista di “scomparsi“. Ma è
ancora una volta lo stato dittatoriale che processa e che stabilisce chi
siano i “buoni“e chi i “cattivi“ dinnanzi ad una Europa ancora una volta
muta, mentre gli Stati Uniti sorridono perché presto verrà
domato “il pericolo rosso curdo“, occultando i reali motivi di natura economica
e militare. Questo processo ha dell’assurdo, è come processare una
donna che è stata stuprata con l’imputazione di aver insultato lo
stupratore.
Degno di particolare nota ci sembra l’intervento scritto
di Pietro Ingrao apparso su “Il manifesto“ del 17 febbraio 1999 che riportiamo
integralmente.
“EUROPA VIGLIACCA” L’hanno arrestato, “Apo“. Esulta il tiranno turco : finalmente gli ha stretto le manette ai polsi. E sono celebri nel mondo le carceri turche. Come si dice: di massima sicurezza. Film e romanzi ne hanno raccontato al mondo gli orrori. Sta lì, ora Ocalan, in quelle tane. Glielo ha consegnato ai turchi l’Europa vigliacca in cambio di affari e di basi militari, così obbliganti ambedue e al di sopra di tutto, che vergogna. Era venuto, Ocalan, cercando per l’avvenire del popolo curdo una possibile via di pace, una svolta rispetto alla lotta armata. Lo sapevamo. L’aveva detto pubblicamente. Eppure i civili governi europei l’hanno cacciato. Gli hanno negato un tetto qualsiasi, un lembo di terra ; gli hanno rifiutato pure il diritto d’asilo, questa parola così dolente e amara che sembra non si possa negare nemmeno a un cane rabbioso, nei luoghi del mondo cristiano, nelle cattedrali solenni dei diritti umani. Gli hanno rifiutato, a Ocalan, persino il diritto di parola dietro le grate di un tribunale, come egli aveva chiesto generosamente e pubblicamente, per raccontare dei problemi del suo popolo. Domandiamo : a chi, a che cosa poteva fare danno il curdo ammanettato che parlava dentro una corte di giustizia europea, con i gendarmi di sentinella ? Rispondeteci, signori del governo. Che altro poteva accettare il curdo ribelle più che farsi imputato e prigioniero, pur di poter parlare al mondo delle condizioni del suo popolo ? L’Europa vigliacca ha avuto paura della verità anche nelle condizioni di massima sicurezza e con il ribelle in manette. Porta paura per i suoi affari e le sue guerre. Come duole annotare che il governo di questo paese è stato partecipe e attore di tale scelta ! Ocalan aveva ammazzato ? Ma diteci : che poteva fare se il suo popolo non aveva il diritto nemmeno di dirsi nazione, nemmeno di riconoscersi in un territorio, di darsi la sua legge, spezzato in tron- coni tutti soggetti allo straniero, secondo una spartizione voluta o avallata dal civile Occidente ? Anche noi patrioti italiani ammazzammo, quando eravamo sotto il tallone tedesco. Chiamammo alle armi. E combattemmo non solo con l’esercito regolare. Ci facemmo partigiani. E fummo anche crudeli in certi casi, per guadagnare la pace e il diritto di nazione. Né erano dolci le bombe che piovvero su Dresda : non distinguevano fra soldati e civili, fra donne e bambini, fra casa e casa. In nome dell’indipendenza e della libertà calammo l’atomica su Hiroshima, quando oramai era atrocemente inutile. E abbiamo rivendicato il diritto di assalire i tedeschi in Via Rasella pagando alle Ardeatine il prezzo di più di trecento vittime innocenti. Per amore e bisogno di libertà. Del resto, c’è anche un elemento di amara stupidità in questa consegna di Ocalan ai turchi, siamo anche sciocchi. Ce la prendiamo con gli immigrati che sbarcano da noi su quegli aggeggi che io uso chiamare zattere. Per caso, su quelle zattere ci sono anche curdi. Fuggono perché non hanno nemmeno diritto a una patria. E noi ridicolmente con qualche straccio di legge pensiamo di fermare l’onda enorme che sale da un mondo oppresso e deprivato. Mentre non abbiamo nemmeno il coraggio di garantire il diritto di parola a un senza patria che invoca per il suo popolo. E nella lunga penisola non abbiamo disponibile nemmeno una stanza, uno straccio di casa per un esule che cerca una via per uscire dalla soggezione del Terzo mondo. Infine l’ultimo punto : Ocalan è un comunista, anche se in modo forse diverso dal mio. Ed è certo che l’Europa, pure quella socialdemocratica, l’ha abbandonato ai suoi aguzzini anche per questa lebbra che si porta addosso. Attenti però. E’ vero : il comunismo esce da una sconfitta storica, prima di tutto per gli errori e i guasti che l’hanno macchiato. E tuttavia quella parola evoca un problema di liberazione di masse e popoli, che neoliberismo e glo-balizzazione lungi dal risolvere stanno riacutizzando aspramente. E si è visto nel corso di un secolo che per temi di questa portata non c’è prigione al mondo che valga ad oscurarli. Non ci riuscirono nemmeno i campi nazisti. Certo ad una condizione per chi è assoggettato : battersi, schierarsi. |