Caravan 99
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Lo Swadeshi di Gandhi:
l’alternativa alla globalizzazione.
Swadeshi significa autosufficienza, autonomia economica
dei villaggi.
E’ l’opposto del concetto di globalizzazione dell’economia
e proprio per questo ne rappresenta l’alternativa : questo documento, estratto
da un testo redatto dallo scrittore S. Kumar, approfondisce il concetto
Swadeshi parlando principalmente della realtà indiana ma la filosofia
di base, autonomia e autogestione dei villaggi, è riportabile a
tutte le realtà del globo, compresa quella occidentale. Per un mondo
unito nella diversità.
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“Secondo il principio swadeshi, tutto ciò che
viene prodotto nel villaggio deve essere usato soprattutto
dai membri del villaggio. Il commercio fra villaggi o quello fra
villaggio e città dovrebbe essere minimo, quasi un’eccezione. Swadeshi
evita la dipendenza economica da mercati esterni poichè essa
potrebbe rendere vulnerabile la comunità villaggio. Il villaggio
deve costruire una solida base economica per soddisfare la maggior parte
dei suoi bisogni e tutti i membri della comunità-villaggio dovrebbero
dare la priorità alle merci e ai servizi locali. Ogni
comunità-villaggio dell’India libera dovrebbe essere un microcosmo
dell’India, una rete di comunità liberamente interconnesse.
Gandhi considerava questi villaggi così importanti che pensava che
dovrebbe essere dato loro lo status di “Repubbliche Villaggio”. |
La comunità villaggio dovrebbe essere l’espressione
dello spirito familiare, un’estensione della famiglia piuttosto che una
collezione di individui in competizione fra loro. Il sogno di Gandhi
non era quello dell’autosufficienza individuale e neanche dell’autosufficienza
familiare ma dell’ autosufficienza della comunità villaggio.
I britannici credevano in metodi di produzione centralizzati,
industrializzati e meccanizzati. Gandhi rovesciò questi principi
e intravvide modi di produzione decentralizzati, domestici, artigianali.
Disse: “Non produzione di massa ma produzione delle masse”.
Adottando il principio di produzione delle masse, le
comunità villaggio sarebbero state in grado di restituire dignità
al lavoro fatto con le mani. Vi è un valore intrinseco in
ciò che viene fatto con le proprie mani; consegnando il lavoro alle
macchine perdiamo non solo i benefici materiali ma anche quelli spirituali,
poichè il lavoro manuale porta con sè meditazione e soddisfazione
personale.
La produzione di massa si interessa solo del prodotto,
mentre la produzione delle masse si interessa del prodotto, dei produttori
e del processo. La forza trainante dietro la produzione di massa è
il culto dell’individuo.
Quale può essere il desiderio dell’ espansione
dell’economia su scala globale, se non il desiderio per il profitto personale
e corporativo?
Al contrario un’economia su base locale promuove lo spirito,
le relazioni e il benessere comunitario: tale economia incoraggia l’aiuto
reciproco. I membri del villaggio si prendono cura di se stessi,
delle famiglie, dei vicini, degli animali, delle terre, delle foreste
e di tutte le risorse naturali per il beneficio delle generazioni presenti
e future. La produzione di massa porta le persone a lasciare i villaggi,
le terre, i loro mestieri, le fattorie, per andare a lavorare nelle fabbriche.
Invece di esseri umani con una dignità in una comunità che
si autostima, la gente diventa un ingranaggio della macchina, davanti ad
una catena di montaggio, vivendo nei ghetti delle città, dipendendo
dalla pietà dei padroni.
Un numero sempre più esiguo di persone sono richieste
nella produzione, poichè gli industriali vogliono una produttività
sempre più alta . I padroni dell’economia monetaria vogliono
macchine sempre più efficienti e veloci e il risultato sarà
che uomini e donne resteranno disoccupati e considerati scarti della società.
Una tale società genera milioni di persone senza radici e lavoro
che dipendono dallo stato o che praticano l’accattonaggio.
Non ci può essere vera pace nel mondo se
guardiamo gli altri paesi come fonte di materie prime o come mercati per
i prodotti finiti dell’industria. Il seme della guerra viene seminato
dall’avidità economica. “C’è abbastanza per soddisfare i
bisogni di ognuno ma non abbastanza per l’avidità di ognuno” disse
Gandhi.
Swadeshi è quindi un prerequisito indispensabile
della pace.
Swadeshi è la via della vera pace: la pace con
se stessi , fra i popoli e con la natura. L’economia globale spinge
le persone verso la massima efficienza, l’alto rendimento, e all’ambizione
personale. I risultati sono lo stress, la mancanza di valori e di
pace interiore, la perdita di spazi per i rapporti personali e familiari
e della vita spirituale.
In India ogni villaggio aveva i suoi filatori, cardatori,
tintori e tessitori, che rappresentavano il cuore dell’economia del villaggio.
Quando l’India fu invasa da tessili fatti a macchina, meno costosi e prodotti
in massa, provenienti dall’ Inghilterra, gli artigiani tessili locali
furono estromessi dal business e l’economia del villaggio ne soffrì
enormemente.
Gandhi credeva importante che l’industria fosse risanata
e lanciò una campagna per arrestare l’influsso di tessuti britannici.
Grazie a questo sforzo, centinaia di migliaia di intoccabili e Indù
delle caste si unirono per disfarsi dei vestiti importati dall’ Inghilterra
o dalle industrie delle città, imparando a filare e a tessere le
stoffe.
Il filatoio divenne il simbolo della libertà economica,
dell’indipendenza politica e della compattezza della comunità senza
classi.
Secondo Gandhi, i valori spirituali non dovevano essere
visti come separati dalla politica, dall’economia, dall’ agricoltura, dall’educazione
e da tutte le altre attività della vita quotidiana. In questo modello
integrato non esiste un conflitto tra ciò che è spirituale
e ciò che è materiale. Un tale distacco tra religione e società
genererà la corruzione, l’avidità, la competizione, la sete
del potere e lo sfruttamento dei deboli e dei poveri.
Qualcuno ha chiesto a Gandhi: “Che cosa pensa della civiltà
occidentale?” Lui ha risposto semplicemente:
“Se ci fosse, non sarebbe una
cattiva idea”.
Per Gandhi una civiltà delle macchine non era
civiltà. Non poteva concepire come civile una società
in cui i lavoratori dovevano sudare in catena di montaggio, in cui gli
animali erano trattati con crudeltà negli allevamenti intensivi
e in cui l’attività economica portava inevitabilmente alla devastazione
ecologica.
Il mondo naturale si trasformerebbe inevitabilmente in
deserto e le città in giungla di cemento. In altre parole,
la società dell’industria globale, a differenza di una società
costituita da comunità sostanzialmente autonome che adottano il
principio dello swadeshi, non è sostenibile. Swadeshi era
un principio religioso per Gandhi, altrettanto sacro quanto i principi
della verità e della non violenza.
Colonialismo senza colonizzatori
Seppur indipendente, oggi si continua a governare l’India
secondo il modello inglese. Questa è la sua tragedia
e non se ne vede la fine. Gli industriali, gli intellettuali e gli
imprenditori, d’accordo col governo, vedono ancora la salvezza dell’India
nella sua soggezione alla politica della Banca Mondiale e dell’OMC.
Ciononostante, sta crescendo rapi-damente l’insoddisfazione
del popolo indiano. Come aveva previsto il Mahatma Gandhi, il corpo
politico è oggi corrotto.
I poveri sono più poveri che mai e i contadini
protestano contro il monopolio dei semi da parte delle società multinazionali.
L’economia globale dell’OMC è costruita su basi poco solide: sebbene
essa possa sembrare padrona della situazione, non gode del sostegno di
base e man mano che rivelerà la sua vera natura, il popolo
indiano, per il quale l’insegnamento di Gandhi vive sempre nella memoria,
reagirà con-trastandola e riabbraccerà lo swadeshi per la
riaffermazione della propria cultura, della comunità e della propria
vita. L’insegnamento dello swadeshi potrebbe essere portatore
di speranza per una economia a lungo termine anche in occidente,
una volta che l’imbroglio della crescita economica e dell’industria-lizzazione
venga rivelato.”