SAN CARLINO SENZA BATTESIMOcopertin.JPG (26562 byte)

Sabato 4 settembre l’inaugurazione della facciata del S.Carlino non c’è stata. Può sembrare una battuta ma battuta non è. Infatti grazie alla manifestazione organizzata dal Sindacato Edillizia & Industria (SEI), dal C.S.O.A Il Molino, dal movimento politico Solidarietà e con la partecipazione di altri gruppi ambientalisti e non, la "bella festa" alla quale erano invitati tutti personaggi dal reddito imponibile ben al di sopra di fr.100.000 ha dovuto essere interrotta/spostata in altro luogo e non certamente a causa della pioggia. Credo sia la prima volta che capiti una cosa del genere e naturalmente ne siamo molto fieri. La manifestazione è stata veramente ben organizzata ed ha avuto un ottimo succeso. Infatti i mass media cantonali ma anche nazionali, non hanno ignorato le nostre denuncie di dumping salariale e di sfruttamente dei disoccupati.

Voglio comunque ribadire soprattutto per coloro che leggono il nostro giornale più per curiosità che per condivisione di idee e contenuti, che quella di sabato non è stata certamente una presenza simbolica. In particolare il SEI ha voluto sottolineare nuovamente quanto già denunciato in occasione di una conferenza stampa tenuta sul cantiere del San Carlino nello scorso mese di maggio. Vale a dire che quest’opera è stata ideata e costruita con un unico scopo: pagare il meno possibile la manodopera.

Presenza non simbolica ma concreta poiché nei mesi scorsi siamo già intervenuti per far versare la 13a ai 5 falegnami assunti direttamente dall’Univestià della Svizzera Italiana (USI) in quanto nei contratti fatti firmare ai lavoratori non era prevista. Mentre per quel che riguarda il problema delle differenze salariali fra i salari versati tramite il programma occupazionale e quelli stabiliti dai Contratti Collettivi di Lavoro (CCL) per il settore della falegnameria e della pittura, siamo già ricorsi alle vie legali ed a metà ottobre avremo la prima udienza. Vi è pure quello legato alle ore straordinarie che verrà risolto anche questo grazie al nostro intervento.

E da ultimo ma non per importan-za, siamo in attesa di avere una ri-sposta dall’ ufficio federale competente in materia di disoccupazione in quanto ab-biamo sollevato tutta una serie di domande scaturite dai vari problemi riscontrati durante la fase di costruzione. Dovranno pure stabilire se la costruzione di quel mucchio di legname sia da ritenere effettivamente un programma occu-pazionale oppure no.

Quello del dumping salariale non è certamente un problema nuovo. Il S.Carlino, purtroppo non è infatti il primo caso.

Voglio qui ricordare quello dei lavoratori Sudafricani assunti per eseguire il cunicolo di areazione della galleria dell’Alptransit sul territorio di Sedrun. Anche in questo caso è stato il SEI a intervenire facendo versare gli arretrati poiché i minatori ricevevano un salario nettamente inferiore a quello stabilito dal CCL.

Ed il dumping salariale è diventato "protagonista" nella discussione sulle misure da affiancare agli accordi bilaterali con l’Unione Europea.

Sembra infatti che con l’entrata in vigore di questi accordi tutti i problemi di questo mondo arrivino da noi. Sembra che nella Svizzera di oggi tutto funzioni a meraviglia e tutti stiano bene. Nel nostro volantino distribuito sabato a Lugano si diceva però: Europa non attenderci, ci siamo già. Infatti si possono fare numerosi esempi di come la Svizzera sia europea ancora più dell’Europa, basti pensare al butget 2001 votato dal popolo ed i conseguenti tagli alla legge sulla disoccupazione entrati in vigore il 1 settembre scorso. E sul tema dell’europa il movimento sindacale, in generale, a dir poco ha qualche problema.

Io faccio parte di quel gruppo di sindacalisti che credono che gli accordi bilaterali fanno parte di un processo che non può essere fermato. Il problema non sta quindi nel fatto di avere delle buone misure da affiancare a questi accordi, ed in particolare a quelli legati alla libera circolazione della manodopera, ma che si debba discutere e molto seriamente di come il sindacato intende combattere i continui attacchi alla classe ope-raia ed ai Contratti collettivi di lavoro che avvengono già oggi ed avverrano in egual misura domani.

Credo sia indispensabile sapere quale strategia vuol costruire il sindacato per fare in modo che il dumping sia evitato, come vuol intervenire, affinché tutti coloro che praticano lo stesso mestiere, lavorando in Svizzera abbiano lo stesso salario.

Può essere positivo il fatto di avere delle leggi che tutelino gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori, ma queste rimarranno carta stampata se il movimento sindacale non si mobiliterà in sua difesa.

Dobbiamo perciò costruire un sindacato forte che sia presente in modo costante sui posti di lavoro, che parli con le lavoratrici e con i lavoratori ed assieme a loro costruisca una strategia di lotta per combattere, difendere e promuovere i propri interessi ed è infati su questo pensiero che ci si è mobilitati sabato davanti a quel mucchio di legname.

PIC