Chi siamo

maglio1.JPG (180979 byte)L'estate si rivela per il Molino il momento ideale per riflettere nuovamente come proseguire l'esperienza e quali contenuti dare al progetto. Nel periodo estivo infatti, cessano praticamente tutte le attività (ad esclusione del bar e la mensa sociale), lasciando il tempo di discutere tra i compagni sul come impostare il nuovo anno, cercando di fare tesoro delle esperienze passate. La progettualità, da sempre uno dei motori del Centro Sociale Autogestito, non manca di certo. Le critiche e gli scazzi, anche accesi, neppure. Ma essi fanno inevitabilmente parte di un processo collettivo autogestionario, a cui partecipano diverse teste con sensibilità differenti. Le decisioni fondamentali avvengono in forma assembleare, come sempre. L’assemblea del Molino, che si svolge settimanalmente è rimasta praticamente invariata nella sua forma nel corso di questi tre anni. Con i suoi pregi ed i suoi difetti. Da più parti si vedrebbe di buon occhio un ripensamento sull’impostazione da dare all’assemblea e non é escluso che prima o poi questo succeda. Ma ciò che dà sicuramente forza all’assemblea attuale è che le decisioni finali sono il frutto di un ampio dibattito e una lenta ricerca di una soluzione ottimale per tutti i partecipanti. In questo modo, le decisioni prese sono condivise e sostenute da tutti, e quindi vengono portate avanti con maggiore convinzione e determinazione collettiva. Un buon esempio per illustrare questo processo è come sia maturata in questi ultimi tempi, la decisione di ampliare gli spazi. Difatti, oltre alla ristrutturazione del salone centrale, all’allestimento del nuovo e più grande infoshop, di un nuovo spazio fiaschetteria che si propone di offrire varie qualità di buon vino o come rendere più funzionale lo spazio redazione, vi è stata la grande tematica dell’allargamento del Barabba. Affrontando il tema in assemblea si è subito notato che la volontà di ampliare il Barabba fosse una necessità sentita da tutti.

Nei giorni successivi una grande carica energetica ha invaso i compagni. Un gran fermento di idee, di progetti su quale fosse il modo migliore per ampliare il Barabba. Dopo alcuni giorni di infuocate discussioni, in assemblea è diventato chiaro agli occhi di tutti che l’ampliamento andasse fatto in direzione del capannone adiacente, attualmente parzialmente occupato da una quindicina di macchine impolverate.

Una sistemazione più accurata dei veicoli avrebbe permesso di utilizzare la metà del capannone per il Barabba. Sono quindi nati i primi progetti di un bar, tra cui la possibilità di costruirne uno su due piani, dato che l’altezza del capannone lo permetterebbe. Sono stati contatatti architetti, falegnami ed artigiani in genere per valutarne i costi, così come sono iniziati i lavori di sgombero del capannone. Man mano che i lavori proseguivano ci si è resi conto che sarebbe stata un’assurdità costruire una parete divisoria a metà capannone, con il rischio di smontarla successivamente allorché il proprietario si decidesse finalmente di sgomberare le macchine. In assemblea si è quindi ridiscussa la questione. La convinzione comune era che le macchine dovessero essere sgomberate, ma come comportarsi ? Semplicemente spostarle nel piazzale o avvisare il proprietario del nostro progetto affinché trovasse una nuova sistemazione, informando anche il Consiglio di Stato, proprietario dello stabile. E’ opportuno specificare che il proprietario delle auto, il signor Cencini del garage BMW di Viganello, paga l’irrisoria cifra di 500.- franchi l’anno ( !) per un capannone in cui lascia ammuffire delle jaguar. Evidentemente i soldi non gli mancano, ma non si capisce come abbia potuto ottenere un affitto così favorevole. La carità del CdS non ha limiti (o forse c’è sotto qualcosa d’altro ?). In qualsiasi caso, scegliendo una delle due opzioni, la faccenda sarebbe diventata pubblica con il rischio di nuove tensioni. Ma la decisione piu sofferta e fondamentale emersa in assemblea, era un’altra : rivendicando o occupando il capannone di fatto significa accettare la sede del maglio, fuori dal tessuto urbano, contrariamente a quanto abbiamo sempre rivendicato. Nuovamente l’assemblea si rivela quel momento di verifica, di confronto sulla volontà comune da intraprendere.

La decisione di restare al maglio, seppur con una sede ampliata, può essere considerata " storica ", perlomeno per la storia della rivendicazione di un centro sociale autogestito nel luganese. Per questi motivi è stata oggetto di discussione per numerose assemble. La visione realistica ha avuto la meglio sul sogno, che ancora tutti noi abbiamo, di riportare entro tempi brevi una struttura unica nel tessuto urbano. Si tratta sicuramente di una decisione sofferta, maturata con il tempo. Al termine di ampie discussioni, si è valutato che la rivendicazione che porteremo avanti nel futuro immediato sarà la seguente : sede del maglio ampliata per le attività di grosso richiamo e notturne, con la richiesta di servizi pubblici, luci e marciapiede sulla strada che porta al maglio e la necessità di uno spazio diurno in città, per svolgere quelle attività sociali necessarie in un contesto urbano.

Questa sarà la rivendicazione che verrà portata avanti con determinazione dal C.S.O.A Molino. Per quanto concerne la strategia d’adottare, nuovamente tenteremo la via del dialogo con le autorità. Ma non aspetteremo di essere presi nuovamente in giro. La consapevolezza di rivendicare una esigenza minima, quella di una spazio autogestito in cui svolgere tutte le attività necessarie al progetto, fa sì che la nostra determinazione non ha il tempo di aspettare a lungo. Dipenderà dalle autorità quale strada dovremo percorrere per raggiungere l’obiettivo. Noi siamo pronti a seguire tutte le strade, ma dopo due anni di sede provisoria al maglio, la pazienza ha un limite.

Un automomo incazzato